Anniversari e Ricorrenze

30 anni senza Helno, il cantante dei Négresses Vertes

© Ph Luc Manago

© Ph Luc Manago

Nel 2018 il municipio di Parigi, su proposta della sindaca Anne Hidalgo, ha deliberato di apporre una targa commemorativa di fianco al cancello di ingresso di un anonimo palazzo di periferia del diciannovesimo arrondissement. Sulla lastra di marmo è scolpito: «Qui abitava Noël Rota detto Helno (1963-1993), autore-interprete di rock francese». Subito dopo si cita il titolo di una delle canzoni più note del gruppo che l'artista parigino ha fondato nel 1987, Les Négresses Vertes: Voilà l’été, brano dalla musica gioiosa e dal testo dolceamaro. Nel cimitero parigino di Pantin, dove Helno è sepolto, accanto alla sua foto si possono leggere, invece, dei versi de La Chanson De Van Horst di Jacques Brel, un’ode alla vita vissuta che si conclude con «sono un morto ancora vivo».

Helno era nato a Montreuil, alle porte di Parigi, nel 1963, il 25 dicembre e per questo il suo vero nome era Noël (Natale), ma poi, come vuole lo slang francese verlan, aveva invertito le sillabe per crearsi un soprannome, allusivo anche per gli anglofoni a cui suonava come «Hell no». Lo stesso ha fatto il suo gemello super-somigliante Thierry, in arte Ritier appunto, meno fortunato con la musica, passione condivisa con il fratello scomparso, ma con un destino meno avverso, perché è ancora vivo. Loro padre, un ebanista, come rivela il cognome, aveva origini italiane e si era stabilito con la famiglia a Montreuil dove, dopo le due guerre mondiali, erano immigrati molti nostri connazionali (compreso Lino Ventura).

Le prime apparizioni pubbliche su un palco davanti a un microfono, Helno le ha fatte con i Lucrate Milk, gruppo punk parigino di culto attivo tra il 1979 e il 1984. La sua voce interveniva su un brano con un titolo che costituisce il 90% del testo ma, soprattutto, racconta bene l’irriverenza della sottocultura più in voga allora: poche parole inglesi che, alla fine dei concerti del gruppo, lui ripeteva in maniera sguaiata, I Love You Fuck Off.

Una canzone uscita nel 1987, lo stesso anno in cui la quattordicenne Vanessa Paradis pubblicava l’hit pop Joe le taxi rimasta per undici settimane di fila in vetta alla classifica francese: due mondi contigui ma quanto mai agli antipodi. Poco dopo, quel ragazzo con i capelli colorati (come tanti suoi coetanei all’epoca) è entrato a far parte, invece, del gruppo di riferimento del punk francese, che oltralpe ha segnato la storia del genere, i Bérurier Noir: i loro testi antisistema coronati da iniziative antirazziste e contro l’ascesa del Front National di Le Pen andavano a braccetto con degli show carnevaleschi e trascinanti e lo dice anche il fatto che Helno era accreditato come “clown agitatore” o “acrobata corista”, insomma era uno dei membri che, truccati e mascherati, sul palco si occupavano di assumere espressioni teatrali e, soprattutto, di agitarsi per aizzare ancor di più il pubblico.

Nel 2008 uno dei due cantanti del gruppo, Loran, ha parlato dell’amico scomparso in un’intervista su Article11: «Nei Bérus non c'era spazio per nessuna droga pesante. Eravamo stati chiari con Helno: se entri nella truppa, non ti farai mai di eroina. Né sul furgone né nei camerini… È così che è riuscito a tirarsene fuori. Poi, quando i Négresses Vertes hanno firmato per la Virgin, hanno incassato subito un grande anticipo. E quando un ex drogato ha un grande anticipo, non va bene...».

© Ph Luc Manago

Già, Helno è morto per un’overdose di eroina il 22 gennaio 1993, ad appena 29 anni, in piena notte, poche ore dopo aver partecipato alla registrazione di una puntata della storica trasmissione musicale Taratata e mentre si trovava proprio nell’appartamento del palazzo su cui è stata affissa la targa e dove, all’epoca, viveva ancora sua madre.

È stata una generazione sfortunata e maledetta quella dei fratelli Rota, e Helno ne era ben cosciente a giudicare da come ne parlava, a inizio anni novanta, al quotidiano Libération: «Ho molti amici che si sono suicidati. Posso citare molte persone che abbiamo conosciuto a Les Halles e che ora non ci sono più. Nel mio quartiere è la stessa cosa: non mi sono rimasti molti amici d'infanzia. AIDS, suicidi, overdose... ecco cosa succede quando si alza il sipario su un piccolo e tranquillo quartiere residenziale. Spesso penso che se l'inferno esiste, è qui sulla terra. Ci siamo proprio in mezzo. Qualsiasi essere umano che abbia un minimo di sensibilità vuole andare a farsi fottere».

Nel 2004, Manu Chao, nel suo album cantato interamente in francese, Sibérie m'était contéee, ha incluso un brano per omaggiare il collega con cui, nonostante gli stili musicali differenti, ha condiviso varie esperienze. Helno est mort è un pezzo affettuoso in cui il cantautore “clandestino” invoca subito l’amico chiedendogli di prestargli la sua penna per scrivere qualche verso su di lui.

I Négresses Vertes insieme ai Mano Negra, il gruppo di Manu Chao, sono stati gli artefici dell’ingresso nelle major della quanto mai viva scena rock alternativa francese degli anni ottanta, nata negli squat e passata per locali, ex cabaret, club e teatri fino a riempire intere piazze. Entrambe le band hanno ottenuto un gran successo internazionale e fatto spesso tournée all’estero, ma la storia dei Négresses Vertes, oggi ancora attivi, è stata intaccata pesantemente dalla morte del suo leader dopo la pubblicazione di appena due album, Mlah (1988) e Famille nombreuse (1991). Rispetto agli esordi punk, con questo gruppo che poteva finalmente definire suo, Helno aveva proprio cambiato immagine: la sua faccia espressiva, da attore di film muto, in alcuni tratti conservava un’irriverenza del periodo più ribelle, e anche il look un po’ da circense dell’esperienza con i Bérurier Noir, ma con un aspetto decisamente addolcito.

Tutto in armonia con il folk meticcio e popolare dei Négresses Vertes in cui, specialmente nei primi anni, spiccava una vena malinconico-romantica, senza, però, che questa soffocasse la voglia di far festa. Helno cantava spesso di marginali e vita vissuta, dimostrava regolarmente la sua vicinanza agli ultimi come in uno dei pezzi più struggenti di Mlah, Il, che racconta la storia di un uomo che ha perso il lavoro, è stato lasciato dalla moglie e si fa guidare dal suo cane con cui si ferma solo nelle stazioni del metrò. Il ritornello dice: «Beve per dimenticare di vivere / Dorme per dimenticare che beve / È un destino molto triste, molto triste».

Poi, in un brano di Famille Nombreuse sono emerse anche le origini italiane del Nostro: Hou! Mamma mia... è stata scritta da Stéfane Mellino, suo compagno di gruppo e come lui di origine italiana, ma c’è anche la voce di Helno che delinea i tratti di un «figlio della miseria» che si chiama Maurizio ed è succube della mamma. Questa volta la canzone suona allegra ma il testo anche stavolta ha una buona dose di amarezza perché nel finale Maurizio non ha più la madre al suo fianco e, come canta Helno, «nell'ora dei rimpianti, la vita è senza pietà».

È un gran peccato aver dovuto fare a meno della sensibilità umana e artistica di Helno, della sua prosa «no future» (come l’ha definita Mellino), ma in questi trent’anni, oltre alla targa commemorativa, alle lodi post mortem dell’allora Ministro della Cultura Jack Lang e all’omaggio di Manu Chao, ci sono stati anche i suoi ex compagni dei Négresses Vertes che, ogni volta che si sono riuniti per suonare, come ha dichiarato Mellino al settimanale Monaco Hebdo, lo hanno celebrato: «Vogliamo che sia vivo con noi, attraverso la sua poesia e la sua maniera di scrivere. La sua scrittura è senza tempo come può esserlo la musica. Il connubio tra la poesia di Helno, quei testi cupi, e la musica spensierata che facevamo, ha creato lo stile dei Négresses Vertes». Ma il ricordo più sentito è stato quello del fratello gemello Ritier, naturalmente, che, nel 2002, ha pubblicato un EP dal titolo emblematico: A Ta Santé Mon Frère! (Alla tua salute, fratello mio!).

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