Il sismografo

Perché sono importanti le grandi librerie

Il destino del libro è, fortunatamente, ancora legato a quello della libreria. Nonostante le chiusure forzate dei punti vendita durante la pandemia, né il libro elettronico né le piattaforme di e-commerce hanno conquistato un ruolo predominante nel delicato equilibrio del mercato editoriale. Per quanto negli ultimi anni le librerie indipendenti abbiano guadagnato diverse posizioni sulle librerie di catena, e questo vale in particolare per il primo mercato editoriale del mondo, quello statunitense, e per mercati più dinamici di quello italiano come per esempio quello francese, è bene sgombrare il campo da un pregiudizio molto diffuso tra quei lettori per i quali "piccolo e indipendente è bello", più democratico, buono, etico ecc.

Senza le grandi catene di librerie non potrebbero esistere le librerie indipendenti, così come senza i grandi editori non potrebbero esistere i piccoli editori perché - ci piaccia o no - sono perlopiù i grandi numeri che sostengono tutta la filiera. Case editrici, distributori, agenti, agenzie di editing e di grafica, stampatori, remunerazione degli autori: tutti insieme rendono il libro vivo e in grado di affrontare grandi competitor dell'attenzione come i social network, i videogame e le serie tv, solo per nominare i principali. E permettono che grandi e piccoli abbiano un proprio pubblico per il quale è disponibile una grande varietà di titoli. I libri (intesi come nuovi titoli) non sono mai "troppi", come invece capita di leggere in certa vulgata giornalistica: è proprio la varietà dell'offerta a permettere alle librerie, grandi o piccole che siano, di comporre un'assortimento in grado di incontrare i lettori.  

Negli Stati Uniti il nuovo successo delle librerie indipendenti è da ricondurre al fatto che grandi catene come Borders e Books-a-Million sono fallite per gravi errori gestionali, concorrenza dell'online, aumento vertiginoso degli affitti e varie altre ragioni che hanno creato spazio proprio alle librerie indipendenti o a medie e piccole catene regionali. Barnes & Noble è l'ultima delle grandi catene statunitensi e ad oggi la più grande libreria del mondo. Con una storia venerabile, un assortimento di qualità, e pioniera del servizio al cliente, Barnes & Noble è riuscita a fatica ad affrontare i cambiamenti che hanno sconvolto molto rapidamente il mondo del libro. Oggi è gestita da un signore inglese, James Daunt, che dirige anche la più grande catena britannica, la storica Waterstone's, ma che pochi anni prima era il brillante imprenditore di Daunt Books, una piccola catena di librerie indipendenti la cui filosofia è stata portata proprio nella gestione delle due principali catene del mondo anglosassone.

A fine agosto il bilancio del lockdown sembra essere più che positivo: la chiusura forzata ha permesso la ristrutturazione di molti punti vendita e un nuovo e più veloce riassortimento dei titoli, la razionalizzazione di settori come la cartoleria e la regalistica, una nuova partnership con Lenovo per l'ereader di casa, il Nook,  e l'apertura di nuovi punti vendita, dopo anni di chiusure. La mega catena, che dovrebbe tornare entro fine anno a 625 librerie, ha così guadagnato fra il 5 e il 6% delle vendite rispetto al periodo pre-lockdown, dimostrando fra l'altro di essere uno degli attori strategicamente importanti per bilanciare lo strapotere di Amazon, che dal lockdown ha tratto giocoforza i maggiori profitti.

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