Anniversari e Ricorrenze

100 anni di Italo Calvino: l’uomo che voleva essere invisibile

Illustrazione di Larisa Flutur, 2023, studentessa del Liceo artistico Volta di Pavia. Tecnica mista

Illustrazione di Larisa Flutur, 2023, studentessa del Liceo artistico Volta di Pavia. Tecnica mista

Essere invisibilmente presente in un luogo era il sogno di uno dei più grandi scrittori e intellettuali del Novecento italiano, Italo Calvino.

Nato un secolo fa a Santiago de las Vegas, nell’isola di Cuba, trascorse l’infanzia e la giovinezza con la famiglia, nel ventre ligure, circondato da piante di edera e buganvillea. Viaggiatore alla costante ricerca di un altrove, nelle sue Lezioni americane scriveva:

La mia fiducia nel futuro della letteratura consiste nel sapere che ci sono cose che solo la letteratura può dare coi suoi mezzi specifici

Da Sanremo a Torino, dagli Stati Uniti a Parigi, e poi a Cuba e nell’Italia capitolina, molti sono stati i rifugi letterari di questo raffinato prestigiatore delle parole.

Ma è la Liguria ad aver rappresentato il luogo dell’anima per Calvino: in questa terra ha infatti ambientato alcune delle sue opere: Il sentiero dei nidi di ragno, un romanzo del 1947 nato dalla sua esperienza partigiana e a cui Cesare Pavese ha dedicato profetiche parole: «L’astuzia di Calvino, scoiattolo della penna, è stata questa, di arrampicarsi sulle piante, più per gioco che per paura, e osservare la vita partigiana come una favola di bosco, clamorosa, variopinta, “diversa”[…]»; Il barone rampante, un romanzo fantastico edito nel 1957 che Mario Barenghi, nel suo libro Calvino, descrive come «Romanzo di formazione, fiaba geometrica, pastiche storico, conte philosophique […]»; e ancora Ultimo viene il corvo, una raccolta di trenta racconti brevi pubblicata nel 1949; La formica argentina, racconto pubblicato nel 1952 che «descrive con assoluta esattezza la situazione della invasione delle formiche argentine nelle coltivazioni a San Remo […]» e La speculazione edilizia romanzo realistico pubblicato per la prima volta nel 1958 in cui Calvino racconta «[…] la storia d’un fallimento […] per rendere il senso di un’epoca di bassa marea morale».

Palcoscenico della sua vita sono state anche Torino, sede della casa editrice Einaudi con cui ha collaborato per molti anni, e la Ville Lumière, «il luogo ideale» in cui ha vissuto dal 1967 al 1980 con la moglie Esther e la figlia Giovanna e che definiva «una gigantesca opera di consultazione. […] una specie di enciclopedia» da cui assorbire il nettare della conoscenza. In un’intervista registrata a Parigi nel 1974 disse:

Mi è difficile stabilire un rapporto personale con i luoghi. Come nel mio libro Le città invisibili in cui c’è questo trasformarsi delle singole città in una città unica, in una città continua». Molti dunque i punti di partenza e di arrivo costellati da spazi vuoti – «Un vuoto sopra le nubi per i viaggi internazionali e sotto terra all’interno della città

E molte le voci di questo emblematico personaggio della letteratura italiana: «Quella notte, benché stanco, Medardo tardò a dormire. […] In cuore non aveva né nostalgia, né dubbio, né apprensione. Ancora per lui le cose erano intere e indiscutibili, e tale era lui stesso. Se avesse potuto prevedere la terribile sorte che l’attendeva, forse avrebbe trovato anch’essa naturale e compiuta, pur in tutto il suo dolore. […]», da Il visconte dimezzato (1952).

Aveva questo Marcovaldo un occhio poco adatto alla vita di città: cartelli, semafori, vetrine, insegne luminose, manifesti, per studiati che fossero a colpire l’attenzione, mai fermavano il suo sguardo che pareva scorrere sulle sabbie del deserto. Invece […] non c’era tafano sul dorso d’un cavallo, pertugio di tarlo in una tavola, buccia di fico spiaccicata sul marciapiede che Marcovaldo non notasse, e non facesse oggetto di ragionamento, scoprendo i mutamenti della stagione, i desideri del suo animo, e le miserie della sua esistenza

Scrive nella raccolta di novelle Marcovaldo, pubblicata nel 1963. E ancora «Intorno alla casa del signor Palomar c’è un prato. Non è quello un posto dove naturalmente ci dovrebbe essere un prato: dunque il prato è un oggetto artificiale, composto di oggetti naturali, cioè erbe […]» da Palomar (1983).

Nel labirinto metafisico delle sue storie, l’architetto delle Città invisibili amava raccontare il paesaggio interiore attraverso l’espediente narrativo dell’autobiografia indiretta. 

Bisogna partire sempre da ciò che si è

È questo raffinato svelamento dell’io a rendere la scrittura di Calvino ancora oggi contemporanea. È questa armonia fra realismo oggettivo e invenzione fantastica a rendere unico il tratto di una personalità che si è distinta nel Bel paese per la sua cifra stilistica sperimentale e avanguardistica. Nel saggio Italo Calvino. Le linee e i margini Mario Barenghi scrive:

Se per parlare della società presente Calvino ricorre ad allegorie araldico-cavalleresche, favole urbano-industriali, viaggi attraverso immaginari imperi, cosmogonie, escursioni nella filogenesi degli anfibi e dei molluschi, per parlare dell’uomo riduce l’umanità a lucenti scaglie di autocoscienza e di facoltà percettive, da Agilulfo a Qfwfq.

Con le Fiabe italiane invece, capolavoro del 1956 che custodisce un immenso patrimonio fiabesco popolare, Calvino avvicina i lettori più piccoli (e non solo) alla realtà ricamandola con finissimi fili d’oro:

Per due anni ho vissuto in mezzo a boschi e palazzi incantati […] Ogni poco mi pareva che dalla scatola magica che avevo aperto, la perduta logica che governa il mondo delle fiabe si fosse scatenata, ritornando a dominare sulla terra. Ora che il libro è finito, posso dire che questa non è stata un’allucinazione, una sorta di malattia professionale. È stata piuttosto una conferma di qualcosa che già sapevo in partenza […]: le fiabe sono vere.

È trascorso molto tempo dall’esordio letterario di Calvino tuttavia la linea immaginaria con cui lo scrittore ha tracciato affascinanti mondi combinatori abita ancora oggi la memoria collettiva del popolo italiano ed è grazie a questo dono se a distanza di anni possiamo viaggiare con la sua mappa cosmica e attraversare le radici del fantastico senza perdere la via.

Il lettore è il protagonista del libro. È la sua attesa della lettura che deve dare ritmo al libro

Tanti sentieri dunque ma un solo fuoco che conduce al bosco narrativo calviniano in cui la parola si fa casa in ciascuno di noi.

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La Sanremo di Italo Calvino di Serenella Iovino

I libri di Italo Calvino

Il sentiero dei nidi di ragno

Di Italo Calvino | Mondadori, 2022

Ti con zero

Di Italo Calvino | Mondadori, 2023

Le cosmicomiche

Di Italo Calvino | Mondadori, 2022

Il castello dei destini incrociati

Di Italo Calvino | Mondadori, 2023

Se una notte d'inverno un viaggiatore

Di Italo Calvino | Mondadori, 2022

Il visconte dimezzato

Di Italo Calvino | Mondadori, 2023

Il barone rampante

Di Italo Calvino | Mondadori, 2022

Il cavaliere inesistente

Di Italo Calvino | Mondadori, 2023

Le città invisibili

Di Italo Calvino | Mondadori, 2022

Gli amori difficili

Di Italo Calvino | Mondadori, 2023

La speculazione edilizia

Di Italo Calvino | Mondadori, 2023

Eremita a Parigi

Di Italo Calvino | Mondadori, 2023

Prima che tu dica «Pronto»

Di Italo Calvino | Mondadori, 2022

Palomar

Di Italo Calvino | Mondadori, 2022

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Figlio di due scienziati (il padre è agronomo, la madre biologa) nasce a Cuba dove i genitori dirigevano l'orto botanico di Santiago de las Casas, vicino a L'Avana. Tornata in Italia la famiglia, a Sanremo, frequenta le scuole nella città ligure e, terminato il liceo si iscrive ad Agraria, ma interrompe l'Università per evitare l'arruolamento forzato e dopo l'8 settembre si unisce alle brigate partigiane nella Brigata Garibaldi. Nel 1944 entra nel Pci e alla fine della guerra ne diventa militante attivo e Quadro. Si iscrive e si laurea alla facoltà di lettere di Torino e nel frattempo inizia a collaborare a riviste (fondamentale il rapporto con il Politecnico di Vittorini) e quotidiani. Entra a lavorare all'Einaudi e nel 1950 ne viene assunto definitivamente come redattore. Iniziano i questi anni le prime uscite dei suoi romanzi, tutti accolti con grande stima dalla critica internazionale. Con le Fiabe italiane, capolavoro del 1956 che custodisce un immenso patrimonio fiabesco popolare, Calvino realizza uno straordinario lavoro storico-letterario: «Per due anni ho vissuto in mezzo a boschi e palazzi incantati … Ogni poco mi pareva che dalla scatola magica che avevo aperto, la perduta logica che governa il mondo delle fiabe si fosse scatenata, ritornando a dominare sulla terra. Ora che il libro è finito, posso dire che questa non è stata un’allucinazione, una sorta di malattia professionale. È stata piuttosto una conferma di qualcosa che già sapevo in partenza …: le fiabe sono vere.»Nel 1964 sposa all'Avana Esther Judith Singer e nel 1965 nasce la figlia Giovanna. L'anno successivo alla morte di Vittorini, cioè nel 1966, si trasferisce a Parigi con la famiglia. Inizia poi a collaborare con il Corriere della Sera, quindi con La Repubblica su cui scriverà fino al 1984. Nel 1978 muore la madre a 92 anni. Nel 1980 una raccolta dei suoi Saggi più importanti viene pubblicata con il titolo di Una Pietra Sopra e nello stesso anno si trasferisce a Roma. Nel 1983 pubblica Palomar, una serie di racconti ricchi di “disillusa amarezza” e l’anno dopo presso Garzanti, pubblica Collezione di Sabbia. Nel 1985 poiché invitato a tenere una serie di lezioni a Cambridge alla Haward University, prepara Lezioni Americane che verranno pubblicate postume nel 1988. Colpito il 6 Settembre da ictus, muore a Castiglione di Pescaia nella notte fra il 18 e il 19.Tra le sue opere principali troviamo Il visconte dimezzato, Il barone rampante, Il cavaliere inesistente, Le città invisibili, Se una notte d'inverno un viaggiatore.Nel saggio Italo Calvino. Le linee e i margini Mario Barenghi scrive: «Se per parlare della società presente Calvino ricorre ad allegorie araldico-cavalleresche, favole urbano-industriali, viaggi attraverso immaginari imperi, cosmogonie, escursioni nella filogenesi degli anfibi e dei molluschi, per parlare dell’uomo riduce l’umanità a lucenti scaglie di autocoscienza e di facoltà percettive, da Agilulfo a Qfwfq.»

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