Sono tante le ipotesi all’origine della parola Carnevale. La più accreditata e famosa deriva dal latino “carnem levare” ovvero eliminare la carne. Ma esistono altre ipotesi interessanti a riguardo, come ad esempio la parola “carnualia” dei giochi campagnoli o ancora “carrus navalis” letteralmente “nave su ruote” che rimanda ai tipici carri di Carnevale.
E come sempre accade, attorno al Carnevale c’è un grande motore che lo rende unico e lo porta all’interno delle case di tutta Italia e non solo: il cibo!
O meglio, i dolci fritti.
Queste preparazioni sono tipiche della festa di Carnevale e ogni paese e regione ha la sua specialità, unica e buonissima, fatta di tradizioni tramandate per generazioni.
Ma vediamo quali sono i dolci tipici carnevaleschi in Italia.
È una specialità tipica del centro Italia, nello specifico Marche, Umbria, Abruzzo e Molise. La sua ricetta risale al medioevo e il nome deriva dalla cicerchia, il legume dalla forma irregolare che ricorda le fave, oggi poco usato, ma che in passato rappresentò una colonna portante dell’alimentazione contadina. La cicerchiata ne ricorda le forme, sono delle piccole palline di pasta realizzata con farina, uova, zucchero e burro che vengono fritte e servite con il miele. La cicerchiata infatti deve risultare appiccicosa così da attaccare più palline insieme e mangiarle con gusto, senza nessuna riserva!
Uno dei dolci più comuni di Carnevale e forse quello che vanta più nomi, a seconda del posto dove lo si prepara.
Possono essere chiamate anche bugie, chiacchiere, frappole, crostoli…
Sono delle sfoglie sottili e croccantissime che vengono servite con lo zucchero a velo o cioccolato.
Preparate soprattutto in Veneto, Lazio ed Emilia Romagna. Possono essere chiamate anche favette e il nome ricorda appunto la forma della piccola castagna o fava.
La loro particolarità è la morbidezza, l’impasto fritto all’esterno infatti racchiude un dolce sofficissimo all’interno. Possono essere ripiene di crema o cioccolato oppure semplici, servite con una spolverata di zucchero semolato all’esterno.
Simili alle castagnole, ma tipiche della città di Venezia. Durante il periodo di carnevale ogni pasticceria della città prepara le sue personalissime “fritole”, preparate con uvetta all’interno del l’impasto. Alcuni le riempiono con crema di pistacchio, altri con zabaione o vengono preparate in versioni alcoliche, in vero stile Veneto!
Addirittura nella commedia di Carlo Goldoni Il Campiello scritta nel 1755, la protagonista Orsola era proprio una “frittolera”.
Tipiche della cucina napoletana ma con origini tedesche!
Cecilia Krapf, pasticcera Tedesca della Germania centrale, inventò questi dolci deliziosi e morbidi.
Nel 1700, con la dominazione austriaca i “krapfen” tedeschi arrivarono in Italia.
Nella ricetta originale dei krapfen l’impasto è a base di farina, uova, burro, zucchero e lievito, nella versione napoletana, le “graffe” spesso hanno all’interno la patata.
Ovviamente se volete una cottura più leggera, si possono cuocere anche in forno a 180° per circa venti minuti.
Di
| Laterza, 2021Di
| Gribaudo, 2022Di
| Santelli, 2021Di
| Priuli & Verlucca, 2015Di
| Progedit, 2019Di
| Garzanti, 2010Altri articoli di Millefogli
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