Quando conferiamo al comune un senso più elevato, all'ordinario un aspetto misterioso, al noto la dignità dell'ignoto, al finito un'apparenza infinita allora io lo romanticizzo
Il 2 maggio 1772 Friedrich von Hardenberg, conosciuto con lo pseudonimo di Novalis, nasce nel castello di Oberwiederstedt in Sassonia-Anhalt, dove oggi ha sede un museo a lui dedicato.
È considerato uno dei più importanti rappresentanti del romanticismo tedesco prima della fine del Settecento, fervente esponente del circolo romantico di Jena che annovera tra gli altri i fratelli Schlegel.
A rendere immortale la sua fama contribuisce la sua morte tragica e prematura per tubercolosi, a ventinove anni non ancora compiuti, avvenuta il 25 marzo 1801.
Nella sua breve vita, è autore prolifico di poesie dal contenuto mistico e filosofico. Il suo pensiero, nutrito dagli studi universitari e da una profonda fede cattolica, non ha il carattere sistematico di altri pensatori ma è contenuto in scritti frammentari. Non per questo risulta però meno coerente e affascinante.
Egli sviluppa una visione filosofica, tipicamente romantica, in cui spirito e natura si trovano a coincidere e pone alla base di tale riflessione l’idea che la poesia sia capace di creare la realtà: “La poesia è il reale, è la realtà assoluta. Questo è il nocciolo della mia filosofia”
E la realtà che essa plasma è autentica, vera, e si lascia alle spalle la banalità della quotidiana esistenza per elevarsi verso l’Assoluto. Anche la filosofia, nel modo in cui la intende Novalis, si può definire poesia, creazione del reale. La vera conoscenza, dunque, è possibile in Novalis soltanto attraverso la poesia che riempie l’animo del poeta di un magico entusiasmo, spingendolo a rivolgere il suo sguardo indagatore verso le più alte e forti passioni dell’anima. Il suo è un indagare costante e intenso dei propri sentimenti, che lo conduce ad una dimensione mistica in cui solo la poesia è in grado di innalzare l’uomo fino al divino. Si può, dunque, cogliere l’Assoluto attraverso il raccoglimento interiore, che concentra l’attenzione verso l’essenziale.
Se volessimo tener fermo il senso proprio, filosofico e non meramente letterario della parola romanticismo, dovremmo audacemente sostenere che esiste un unico, grande romantico: Novalis. E come corollario dovremmo dire che il più grande testo romantico, se non l'unico, sono gli 'Inni alla notte'.
L’opera in cui meglio si coglie il suo pensiero è gli Inni alla notte. In essa il mondo notturno coincide con il regno del sogno e della fantasia, che Novalis considera indispensabili tramiti che conducono all'eterno e all’ultraterreno. La notte è la dimensione che egli predilige, perché più silenziosamente connessa al proprio io, e perché lo porta più vicina alla morte rispetto alla luce del giorno.
Mi ripiego verso la sacra notte, impronunciabile, colma di misteri. (…) voglio precipitare in gocce di rugiada, mischiandomi con la cenere
La poesia di Novalis giunge fino a noi carica di un pathos ed equilibrio di cui riusciamo a cogliere tuttora il valore e la potenza: è comprensibile che sia stata un perfetto modello di stile e fonte d’ispirazione per i poeti romantici che gli sono succeduti.
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