Ci avete mai fatto caso? Di notte, sugli scaffali, i libri si parlano.
… non tutti i libri, sia chiaro: ma è vero che esistono rispondenze segrete fra titoli e pagine che solo chi abbia un biblio-orecchio allenato può sentir sussurrare nell’ora del lettore.
Quanto a questo, ogni vero lettore ha la sua, ma sono quasi tutte dopo la mezzanotte. Non c’è bisogno di aggiungere molto, no?
Chissà qual è l’ora del lettore Peter Cameron. Cameron è uno scrittore che ha letto molto. Lo si avverte chiaramente, leggendolo.
I suoi libri sono giardini, ecosistemi che fanno fotosintesi assorbendo le parole lette come fossero raggi solari e quei raggi elaborano e trasformano in nuove, ossigenanti parole per nuovi lettori.
Nel mondo dei racconti di Peter Cameron, che assomiglia terribilmente al nostro, chi cerca sé stessa, rimpiange qualcuno che ha perso, fa i conti con un perenne senso di inadeguatezza, si sforza – spesso invano – di trovare un modo per comunicare con le persone vicine. Conduce una vita ordinaria, insomma, che però d’un tratto può conoscere una svolta spiazzante.
Sì, chi è rimasto stregato dalla prosa cristallina e ad alta temperatura emotiva di Un giorno questo dolore ti sarà utile, lo sa bene: la prosa di Peter Cameron è un presidio di buona salute narrativa per i lettori.
Ogni nuovo racconto è da salutare dunque con gratitudine, cogliendo l’occasione per riconciliarci con quello che Giorgio Manganelli chiamava "il rumore sottile della prosa".
Una musica fatta di sensibili registrazioni dell'animo, capace di restituire con apparente semplicità quegli slittamenti e quelle variazioni che sono il vero territorio d'indagine delle short stories migliori.
In Che cosa fa la gente tutto il giorno? Cameron snocciola un florilegio di racconti bellissimi, cuciti assieme nella stessa raccolta da un ago la cui cruna è sottile quanto l'accorto uso della parola (il reame della parola è assai più vasto di quello della letteratura, sosteneva il già citato Manganelli). E quella copertina è molto precisa nell'anticipare ciò che troveremo all'interno del libro: un'ombra cinese, lo scarto grottesco fra la posa assunta dalle mani - o dai corpi, o dalle facce - e la proiezione sociale di quel groviglio, la maschera da lupo che le circostanze culturali e personali ci forzano a indossare per poterci dire completi. Ecco, non sapremmo nemmeno dire di cosa parlino questi racconti; ma di certo ci parlano. Ci parla l'uomo che mente alla moglie a proposito di un cane, che tutte le notti porta a passeggio, preferendo farle credere di avere un'amante. Ci parlano le case, che non sono mai uno spazio neutro ma uno specchio deformante di ambizioni covate, relazioni mancate, illusioni tradite e aspettative deluse.
Dovrebbe esserci un punto interrogativo, nel titolo di questo libro, ma non c'è. Dunque, è più di una domanda: il libro è un tentativo di risolvere il mistero
Nell'intervista che Cameron ci ha gentilmente concesso, scopriremo molto su di lui.
Scopriremo il segreto che nel titolo del libro è celato, conosceremo l'importanza della musica per Cameron, verremo messi a parte di quanto le mani siano importanti nel fare esperienza del mondo e nella sua scrittura…
Scopriremo molto, sì, ma non esauriremo tutto quel che c'è da scoprire. Aveva ragione Grace Paley quando scriveva L'importanza di non capire tutto.
La letteratura, la musica e le interviste, in fondo, possono dirsi complete solo quando incontrano il lettore, l'ascoltatore o lo spettatore disposto a concedere alle infinità possibilità dell'interpretazione una via d'uscita da sé stesse.
Scegliere un significato, e assumersene la responsabilità. Scegliere un racconto, e ascoltarne la musica fino a che non sia l'unica musica possibile. Scegliere un autore, e credere in lui e nella sua capacità di raccontarci a noi stessi.
Ecco cosa fa la gente tutto il giorno. O almeno dovrebbe.
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