Quello che i librai non dicono

Ricordando Varese

Illustrazione di Gaetano Di Riso, 2021

Illustrazione di Gaetano Di Riso, 2021

Verso la fine del 2007 Luca, il mio responsabile, mi chiama per dirmi che ci sarebbe da fare un “lavoretto” a Varese, dove la Feltrinelli aveva comprato la storica libreria Pontiggia, che sarebbe diventata nostra dal 1° gennaio 2008.

“Lavoretto” lo chiama lui, “qualche mese e poi torni a Parma”: ci sono stato 13 mesi!

Premetto subito che è stata un'esperienza fantastica, ma che all'inizio ha avuto molte difficoltà.

Sono partito il primo dell'anno al pomeriggio per essere pronto la mattina del 2 a fare un inventario che si presentava complesso.

Pontiggia nasce come cartolibreria e quindi aveva un piano inferiore dedicato alla cartoleria, dove si facevano anche le fotocopie, con migliaia e migliaia di fogli da disegno e ricambi per penne di ogni tipo e prezzo. La sera del 4, dopo aver fatto un inventario “spaventoso”, prendo in mano il telefono per dire a Luca: “no, ferma tutto, domani torno a casa, qui è un caos incredibile, trova qualcun altro”. Poi, prima di fare l'ultimo numero, mi fermo e mi dico: “dai, aspetta, domani apriamo e vediamo cosa succede con le persone che lavorano con noi e, ovviamente, con i clienti che dovranno abituarsi a un cambiamento non da poco”.

Alla fine, dopo tredici mesi non volevano più lasciarmi tornare a Parma! É stato un lento ma costante inserimento nella città, sia per conoscere il pubblico,  sia per creare un gruppo che si uniformasse ai nostri metodi di lavoro, diversi dalla precedente gestione.

Eligio Pontiggia, oltre che essere un vero signore, che posso solo ringraziare per l'aiuto che mi ha dato, è un libraio che conosce bene il mestiere. Certamente venendo da esperienze diverse non aveva  il nostro stile e metodo, ma sta di fatto che la libreria Pontiggia era nota nella zona e anche in Svizzera, da dove venivano a comprare i libri.

Le signore che lavoravano in libreria, oggi penso tutte in pensione, si sono adeguate molto velocemente al nuovo, mentre sui clienti importanti, che erano veramente tanti, ho dovuto fare un lavoro di fino. Avevano sconti del 20% e più, impossibili per noi, e proporre la nostra card era durissima. Alla fine forse qualcuno l'abbiamo perso, ma sono entrati in libreria persone giovani che prima erano sicuramente in minoranza.

Andiamo avanti così per tre mesi, con grosse svendite di penne e altro che non si poteva rendere, fino ad arrivare alla resa totale e chiusura per circa quaranta giorni , ristrutturazione e apertura prevista metà maggio.

I collaboratori vengono collocati nelle librerie milanesi in attesa di riaprire mentre io, per la prima volta nella mia storia di libraio, ho circa un mese di ferie tutte insieme!

Poi agli inizi di maggio cominciamo un lavoro complesso di preparazione dei libri, in un magazzino in periferia a Milano, fino ad arrivare alla straordinaria inaugurazione di metà maggio 2008, con tutta Varese in Corso Aldo Moro in attesa dell'apertura.

 È stato poi tutto travolgente, incassi strepitosi, clienti nuovi e vecchi soddisfatti, collaboratori fantastici, un Natale da favola, e la sera della vigilia torno a casa per un meritato riposo di almeno due giorni

Sono rimasto fino alla fine di Gennaio 2009, quando Carlo da Padova ha preso il mio posto.

Credo che tutti i librai dovrebbero provare questo tipo di esperienza, andare in una città totalmente nuova, dove non conosci nessuno e nessuno ti conosce, fare il proprio mestiere di libraio e inserirsi nel tessuto culturale, commerciale e sociale del territorio, farsi conoscere e non fare lo store manager: con tutto il rispetto, quel tipo di leadership va bene per altre strutture non per le nostre librerie.

Ecco cosa è stata per me la città di Varese, la libreria, i collaboratori, i clienti e tutto il resto. Ogni tanto ripenso, a quando la sera tornavo nel mio albergo in periferia, in bicicletta, d'inverno, al freddo.

Per cui dopo avere pensato “guarda Luca dove mi ha mandato”, devo invece ringraziarlo vivamente dell'esperienza.

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