Strade di carta

Libri che ci raccontano il rifiuto della realtà

Illustrazione digitale di Gaetano Di Riso, 2021

Illustrazione digitale di Gaetano Di Riso, 2021

Il libro di cui hai bisogno si trova accanto a quello che cerchi

Aby Warburg

L'ultima cosa bella sulla faccia della terra

di Michael Bible - Adelphi, 2023

Volevo veder cadere quell’ultima fioritura. Sentivo uno strano legame. Come se fosse l’ultima cosa bella sulla faccia della terra
È Iggy che parla. Uno dei protagonisti di L’ultima cosa bella sulla faccia della terra di Michael Bible (Adelphi, 2023). E parla dalla prigione, in isolamento, negli ultimissimi giorni prima della sua esecuzione. L’arrendevolezza e la rassegnazione con cui questo non più ragazzo che si commuove di fronte alla fioritura del corniolo, unica immagine che rimanda la striminzita finestra della sua cella, mi ha ricordato le ultime pagine di Delitto e Castigo anche se l’animo di Iggy è molto distante da quello dell’inquieto Raskol’nikov – che pure nel finale trova pace nell’espiazione della sua colpa; Iggy è pervaso da una costante calma apatica, la stessa che lo porterà all’insano gesto che sconvolge la quiete sonnacchiosa di Harmony, il piccolo centro urbano in cui si svolge la vicenda. “Siamo i vecchi che avevamo giurato di non diventare mai” dice a un certo punto la voce narrante, che con la stessa potenza di un coro greco, diciotto anni più tardi rispetto alla tragedia, narra, accusa e prova ad assolvere. Ma non capisce. Esattamente come i vecchi che guardano alle nuove generazioni. È una danza che si mette in scena da secoli, insita nell’alternarsi stesso delle età della vita e se Seneca, nelle Lettere morali a Lucilio, già parla di giovani debosciati senza valori né punti di riferimento, tale indignazione è arrivata fino a noi, generazione dopo generazione, senza che nessuno sia mai stato in grado di ricordarsi il rifiuto della realtà che si sperimenta durante l’adolescenza. Iggy la chiama “la Costante” quel ronzio di sottofondo, che non si zittisce mai, difficile da definire, ma che se stiamo in silenzio abbastanza a lungo, sentiamo tutti. È il rimbombo del vuoto dell’esistenza. È il disagio della scoperta dell’assenza di significato. C’è chi impara a conviverci e chi, come Iggy forse spera di trascendere il campo dell’esperienziale, come i bonzi che si davano fuoco senza emettere un fiato. Chissà se loro l’avevano silenziata, la Costante. 

La camera azzurra

di Georges Simenon - Adelphi, 2008

Ci sono diversi modi di rifiutare la realtà e se quando si è adolescenti, come Iggy, questa sembra un magma che ribolle al quale non potremo mai appartenere, quando si è adulti e si sono accettate molte delle convenzioni sociali che ci permettono di silenziare la Costante il rifiuto della realtà prende le sembianze della negazione di tutto quello che potrebbe mettere a repentaglio quella fragile facciata che ci siamo costruiti per ignorare l’horror vacui dell’esistenza. E così, dalla penna brillante di Simenon, esce Tony, protagonista di La camera azzurra (Adelphi). Agente di commercio e riparatore di attrezzature agricole, Tony si è fatto da solo, di origini italiane e di condizioni umili, si è dato da fare e ha raggiunto una discreta posizione sociale, vive con la moglie Gisèle e la figlia Marianne in una bella tenuta nella campagna francese. Il lavoro lo porta spesso a viaggiare per mercati, fiere e fattorie dei vari clienti, e l’autore ci dà conto di come Tony non si sia mai fatto scappare l’occasione di avere fugaci incontri con altre donne, certo del suo posto nella vita che si è costruito, accanto a moglie e figlia. Nella sua mente anche Andreè non era niente più che quello: una donna con cui passare piacevoli ore in cui sentirsi ancora giovane, desiderato e vivo. "Sei così bello" gli aveva detto un giorno Andrée "che mi piacerebbe fare l'amore con te davanti a tutti...". Quella volta Tony aveva avuto un sorriso da maschio soddisfatto: perché era ancora soltanto un gioco, perché mai nessuna donna gli aveva dato più piacere di lei. Ma fin dalle prime pagine, Simenon, che come sempre costruisce la trama con un intricatissimo gioco di specchi e prospettive, ci immerge nell’ossessione amorosa di Andreè che è sotto gli occhi del lettore ad ogni pagina, al punto che viene da chiedersi come possa Tony non rendersi conto del crescendo di tensione che ruota intorno alla sua relazione con Andreè. Eccolo il rifiuto della realtà. Perché il sentirsi vivi ha un costo, un costo che Tony non è disposto a pagare al punto da ignorarne completamente l’esistenza, anche quando le circostanze lo costringono all’angolo. Non svelo nulla della trama perché dalla relativa banalità del topos triangolo amoroso, Simenon è riuscito a tirare fuori un gioiellino di originalità di cui si potrebbe parlare per ore: in caso venitemi a trovare in libreria! 

La casa sul mare celeste

di T.J. Klune - Mondadori, 2021

Di tutt’altro genere, spirito e atmosfera è il prossimo libro che collego al rifiuto della realtà, ed è anche un libro completamente fuori dai miei canoni usuali, che ho letto sotto il consiglio di un collega e che alla fine mi è piaciuto molto. Cose come questa mi restituiscono anche il senso di questi articoli che scrivo su "Strade di carta". In fondo accettare il consiglio di qualcuno è sempre un salto nel vuoto, ma quando la fiducia si rivela ben riposta e il libro consigliato ci piace, si crea un ponte con la persona che ce lo ha suggerito. Vi capita mai di provare istintiva simpatia per qualcuno che in metro sta leggendo un libro che avete amato? Ebbene spero, nel tempo, di avervi consigliato qualche libro che vi abbia fatto sentire in una connessione sufficiente con me, da continuare a leggermi e a provare i libri che via via vi racconto e, sull’onda di questa interconnessione, approdiamo a La casa sul mare celeste, di T. J. Klune dove ad attuare un tutto suo particolare processo di rifiuto della realtà è Linus Baker, un assistente sociale impiegato al Dipartimento della Magia Minorile. Il suo lavoro consiste nell’assicurarsi che i bambini dotati di poteri magici, cresciuti in appositi istituti in modo da proteggere quelli “normali” siano ben accuditi. Linus esegue il suo lavoro con professionalità e distacco, e sembra credere davvero nel suo ruolo e nella bontà degli intenti del Dipartimento. Tuttavia, quando verrà scelto per una missione top secret che lo porterà a prestare i suoi servigi presso l’orfanotrofio collocato sulla remota di isola di Marsyas, Linus comincerà a mettere in discussione molte delle certezze su cui si fondava la sua vita arrivando a riconoscere che la maggior parte erano solo bugie che si raccontava in nome di un’esistenza tranquilla e prevedibile che, nonostante ora gli risulti intollerabile, fino a prima di conoscere Arthur Parnassus – il direttore dell’orfanotrofio di Marsyas – e i suoi ragazzi, avrebbe difeso convintamente. A tal punto arriviamo pur di non sentire la Costante

La nuvola di smog in Gli amori difficili

di Italo Calvino - Mondadori, 2023

Ormai per queste cose era nata una specie d’assuefazione, e anche se c’era scritto che la fine del genere umano era vicina, nessuno ci badava”. Non intavolerò qui una questione sull’emergenza climatica e sulle conseguenze che essa sta avendo e avrà sul genere umano – per quanto anche in quel caso si può parlare più che legittimamente di rifiuto della realtà – perché lo smog di cui parla Calvino in La nuvola di smog (lungo racconto ora contenuto in appendice all’edizione tascabile Mondadori de Gli amori difficili) è sì certamente concreto, in una denuncia all’inquinamento ante litteram, ma è anche metafora del male di vivere, del disagio, della Costante. Tant’è che i personaggi sono quasi elementi secondari, intercambiabili, macchiettistici, aspetto che sottolinea ulteriormente l’universalità della condizione nella quale vivono. Il protagonista, che parla in prima persona, non ha nome, né viene descritto nella sua fisicità, è un giornalista che si reca in una città altrettanto non identificata per lavorare come redattore a “La Purificazione”, una rivista dell’Ente per la Purificazione dell’Atmosfera Urbana dei Centri Industriali (EPAUCI). La descrizione della città, grigia, affollata e piena di smog, mi ha ricordato un’altra città senza nome, quella nella quale si ritrova il povero Budai, protagonista di Epepe, anche se la sua vicenda è ancora più insolita, vi rimando al mio articolo sull’Incomunicabilità per saperne di più. Nel racconto di Calvino il protagonista combatte una lotta personale per aprire gli occhi di tutte le persone che lo circondano, dai colleghi alla sua amante, che vivono in una sorta di bolla che nasconde la menzogna delle loro vite. Un collega che finge di amare la vita in città, ma che invece la sopporta solo grazie all’evasione data dalle gite che organizza nel weekend; la signora che affitta la stanza al protagonista, che si affanna per pulire le stanze non ancora affittate, in modo che siano appetibili per i clienti, mentre lascia che la polvere penetri tranquillamente nelle altre e anche nella stanza dove vive lei, rassegnata interiormente, ma strenuamente impegnata a mantenere una verità di facciata; il presidente dell’EPAUCI che rappresenta l’ipocrisia e la confusione di chi finge di voler risolvere un problema che non riconosce e dal quale non si sente toccato; Claudia, la sua amante, ricca e vacua, sempre distratta dai suoi viaggi e dai suoi vizi, incapace di concretezza e attenzione; e a margine di questo teatrino di figuranti, il protagonista, che prova un disagio visibile verso il mondo e verso gli altri, che si pulisce costantemente le mani sporche di polvere e si chiede come facciano gli altri a ignorare quello smog che lui percepisce come pervadente in ogni angolo della sua vita, vi ricorda qualcosa? Qualcosa che fa un ronzio insopprimibile… 

Un oscuro scrutatore

di Philip Dick - Mondadori, 2023

Non posso non chiudere questa rassegna con uno dei libri per me più emblematici sul rifiuto della realtà: Un oscuro scrutare di Philip Dick, recentemente ripubblicato in una nuova collana di Mondadori. In una società nella quale circola una sostanza che dà una forte dipendenza e che anestetizza la mente, Bob Arctor, agente della sezione narcotici, ha il compito di infiltrarsi tra i tossici che ne fanno uso, per stanare chi dirige le fila del traffico illegale. Un abito speciale lo nasconde ai colleghi rendendolo una figura sfocata ed indeterminata in modo da non influenzare le sue indagini e permettergli di inserirsi appieno nella comunità di tossici. Bob vive infatti in una catapecchia nei sobborghi cittadini con altre due persone, pesci piccoli, che alla polizia interessano relativamente e anzi, sono utili per costruire la copertura di Bob, che sceglie di assumere la sostanza M per lavorare in doppio cieco: la polizia, spiandoli, non sa chi sia l’agente sotto copertura – per via dell’abito che indossa Bob – e Bob stesso, assumendo quella droga che gli altera la percezione di sé e del mondo mentre impersona il tossico, quasi si sente di esserlo e agisce quindi nella più totale spontaneità. Quando è in turno come agente in sede, sempre nascosto nel suo abito mimetico, può accedere a un monitor nel quale osserva i video raccolti dalle varie telecamere presenti nella casa in cui vive, prove circostanziali dello spaccio e del consumo di sostanza M da parte di lui e dei suoi coinquilini, ma spesso ha un senso di fortissimo straniamento nel vedersi compiere azioni che non ricorda di aver fatto. Il tema principale gira proprio intorno all’incapacità di percepire cosa sia reale e cosa no, topos che Dick utilizza molto spesso nei suoi romanzi, ma quello che interessa a noi, per la lente sotto la quale stiamo guardando questo libro, è il perché di questa incapacità: è la necessità di fuggire da una realtà che non capiamo, che ci crea disagio, che ci opprime o che ci fa paura a spingere i protagonisti del libro ad assumere la sostanza M, e in un certo qual modo a spingere anche lo stesso Bob Arctor che decide di assumerla nonostante sapesse perfettamente quali fossero gli effetti della droga, mentre, come gli dicono i suoi superiori verso la fine del romanzo, avrebbe tranquillamente potuto fare finta, come molti altri infiltrati. Ma la dedica finale dello stesso Dick – che vale da sola il prezzo del biglietto – rende evidente quanto potere abbia la Costante sulle nostre vite. 

Lungi da me avervi voluto mettere di cattivo umore, spero invece di avervi fatto sentire un po’ più compresi e avervi dato qualche spunto di lettura per quei periodi in cui la Costante ronza davvero troppo forte.  

Alla prossima cinquina! 

I libri consentanei di Enrica Antonini

L'ultima cosa bella sulla faccia della terra

Di Michael Bible | Adelphi, 2023

La camera azzurra

Di Georges Simenon | Adelphi, 2008

La casa sul mare celeste

Di T.J. Klune | Mondadori, 2021

Gli amori difficili

Di Italo Calvino | Mondadori, 2023

Un oscuro scrutare

Di Philip K. Dick | Mondadori, 2023

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