Un mare di libri

A ritmo di poesia: i libri forti con le rime

La poesia non cerca seguaci, cerca amanti

Federico García Lorca
Il Maggio dei Libri, per quest’edizione, si fa in tre, e noi di Maremosso non ci vogliamo perdere neppure un appuntamento! Seguite i tre filoni tematici sul nostro sito I libri, quelli forti, La forza delle parole e Forti con le rime per conoscere i titoli più belli che abbiamo selezionato per voi.

Quando si fa poesia si è sempre alla ricerca di qualcosa. Quando la si scrive, certo, e quando la si legge, anche. Perché il testo poetico ha questa sua portata interrogante, sempre, ogni volta che compare – ce l’ha connaturata. La sua forza, perché di questo vogliamo parlare, qui, non risiede nel suo impatto: per esempio, un romanzo è forte perché si schianta sul lettore con tutta la forza di una storia, di una voce, e così un quadro, che ha una potenza ancor maggiore perché è un colpo d’occhio.

La poesia no, la poesia ha la forza della goccia, l’unghia di Dio che scava una superficie. Un impatto misero, si potrebbe dire, pensate a Ungaretti le cui poesie sono talmente brevi da essere la delizia degli studenti elementari. Misero ma continuo, perché anche quando la raccolta, il singolo componimento, la lettura cessa nei suoi confini, persevera nel suo lavoro di scavo.

Per celebrare questa forza, abbiamo raccolto le poesie sulla base delle diverse forme di forza che hanno. Ci sono quelle classiche, che sono potenti nel loro ordine, ma ci sono anche quelle sperimentali, che non sappiamo ancora dove andranno, ma che ci parlano già di qualcosa. Sono sistemate in una progressione di disordine e caos: dalla forza della logica alla dirompenza dell’inatteso.

 

I riconoscibili

Anche se ogni componimento poetico è indissolubilmente legato al proprio autore, ci sono alcune poesie che riescono, con rigore, a parlare a ciascuno di noi. Queste poesie non sono distanti da chi le scrive, ma hanno la capacità di avvicinarsi molto a chi legge, di diventargli prossimo perché sono, appunto, riconoscibili. Il lettore vi vede strutture, riconosce suoni, percepisce ritmi e sillabazioni che sono, per un assurdo mistero poetico ed esistenziale, dentro di lui, come di tutti gli altri.

Si può cominciare da lontano, e noi l’abbiamo fatto, prendendo l’Iliade. Ma non c’è solo il passato, perché la forma classica della poesia ritorna sempre, ogni volta si è in cerca di una bellezza dolce e docile, familiare, in cui sentirci a nostro agio.

 

Immaginari intensi

Ci sono poi poesie che, per il loro contenuto, attingono a immagini più recondite, nascoste. Compito del poeta, del resto, è anche andare a ricercare quelle connessioni misteriose che soggiacciono alle cose. A volte sono immediate ed entrano a far parte del nostro linguaggio, altre volte sono più difficili. Sono immagini che aderiscono al mondo, ma può capitare che siano difficili da indossare, guanti stretti, ad esempio, che però poi contornano la mano perfettamente.

Lì risiede questa potenza poetica, la forza che la poesia ha di trovare immagini intense per spiegare meglio come sta la realtà. Non per mascherarla, né per abbellirla, ma per raccontarla meglio. Non è assurdo che per parlare di quello che ci circonda dobbiamo ricorrere ad altre parole? Forse sì, o forse è solo l’eterna ricerca della poesia.

 

Caos contemporaneo

C’è poi la forza del disordine. Neppure quello controllato, all’interno degli schemi, no. Quello schiacciato, invece, talmente sull’autore e la sua interiorità, la sua idea di mondo, da risultare quasi illeggibile. Eppure, la poesia è l’unico luogo dove anche senza regole si può essere compresi. Si può giungere a capire l’essenza del dolore, del tipo che inesprimibile e inutile proprio in quanto dolore fisico e mentale, come accade con Warsan Shire e il suo Benedici la figlia cresciuta da una voce nella testa. O si può sprofondare in un passato personale senza riuscire a emergerne, facendolo proprio, come accade quando si legge Cees Nooteboom.

Una forza, questa, che spinge in spazi nuovi e inesplorati dell’io e dei suoi dintorni. Spazi da cui, per riemergere, serve altra forza, sempre poetica forse, o personale, o entrambe.

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