Quello che i librai non dicono

Una cosa divertente che continuerò a fare

Illustrazione di Gaetano Di Riso, 2021

Illustrazione di Gaetano Di Riso, 2021

“Solo perché sei paranoico, non significa che tu abbia torto”, diceva Stalin (o come aveva rielaborato Heller in Comma 22, poi ripreso da Kurt Cobain in Territorial Pissings: “Solo perché sei paranoico, non significa che non ce l’abbiano con te”).

Ma tranquilli, in libreria, se vi teniamo d’occhio è per essere pronti a soccorrervi in caso di necessità: dare un titolo a quel libro con la copertina rossa che era in vetrina l’anno scorso, proporvi l’idea per un libro da regalare a una persona di cui sapete solo che ama leggere, informarvi che, anche se non abbiamo il reparto di fitoterapia che state cercando, possiamo trovare comunque il titolo che fa per voi. Insomma, se vi guardiamo, mentre sistemiamo i libri sugli scaffali, è per essere pronti a soddisfare le vostre richieste.

Per quanto mi riguarda, anche perché mi piace vedere le persone che leggono. Da sempre. Sul treno, in autobus, in metropolitana, in qualche sala d’attesa. Ma soprattutto in libreria. Perché in libreria è diverso.

Nel consultare un testo in libreria, gli atteggiamenti che si assumono sono i più disparati: c’è chi tiene il libro all’altezza dello stomaco, il capo piegato in avanti a contemplare le pagine col mento appoggiato al petto. C’è chi curva la schiena, come se volesse dare riparo al libro, proteggerlo, nasconderlo o creare privacy. C’è chi leggendo acquisisce confidenza con lo spazio intorno a sé, magari appoggiando un gomito allo scaffale, la schiena a un muro, o gli avambracci sul corrimano delle scale. In tredici anni, posso dire di aver visto anche un paio di persone leggere con la fronte appoggiata al muro.

C’è chi, preso dalla lettura, si sistema i capelli, si gratta, si sfila una scarpa. Chi, particolarmente assorto, ne approfitta per ispezionare i meandri delle proprie narici. C’è chi legge in un angolo per isolarsi e chi si mostra agli altri con la schiena dritta, una mano sul fianco e l’altra a tenere fieramente il libro dritto davanti a sé.

Tuttavia, la parte davvero curiosa è l’effetto che la lettura ha sui vostri volti: alcune pagine vi fanno corrucciare le sopracciglia, altre spalancare le palpebre, mordervi le unghie, leccarvi le labbra, illuminare lo sguardo, luccicare gli occhi, allargarvi in un sorriso, borbottare un commento, farvi esplodere in una risata.

A volte, lo stesso libro in mano a due persone diverse provoca reazioni differenti: ciò che indigna qualcuno appaga qualcun altro, ciò che può essere rivelatorio per qualcuno risulta complicato a qualcun altro, quanto è superficiale per un signore può essere significativo per un ragazzo, ciò che è appassionante per lei può essere noioso per lui, quel che è sciocco per voi può essere divertente per chi vi sta accanto.

Ognuno legge a modo suo e, a seconda di ciò che si ha davanti, reagisce in maniera diversa.

Guardarvi leggere mi conferma ogni volta lo straordinario potere dei libri e, ancor di più, mi ricorda che ogni persona è diversa.

E già che siamo in vena di confidenze, lo ammetto: qualsiasi cosa decidiate di fare con quel libro, che lo riponiate sullo scaffale o decidiate di acquistarlo, se non l’ho ancora letto, spesso il mio primo istinto è andare a sbirciarne una copia per dare una risposta alla domanda che mi è frullata in testa per tutto il tempo della vostra consultazione: “Cos’è che lo interessa tanto?”

Un motivo in più per ringraziarvi di essere passati.

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