La redazione segnala

Anna Kanakis scrittrice, attrice, donna

Immagine tratta da "Non giudicarmi, di Anna Kanakis, Baldini + Castoldi, 2022"

Immagine tratta da "Non giudicarmi, di Anna Kanakis, Baldini + Castoldi, 2022"

La scrittura è una specie di malattia e quando ti prende il cervello non ti molla più

La notizia della scomparsa di Anna Kanakis a soli 61 anni è stata una di quelle notizie che colpiscono, che lasciano interdetti. Poi iniziano i ricordi, si leggono gli articoli che la descrivono e tornano alla mente film, serie televisive, il suo volto sorridente…
Anna Kanakis era una donna intelligente e colta, che inizialmente ha conquistato gli italiani con la sua bellezza – Miss Italia a soli 15 anni -, ma in seguito ha saputo valorizzare il suo talento di attrice e di scrittrice.
Affascinata dai protagonisti “secondari” della Storia, ha dato voce a personaggi come Lida Baarova, una giovane attrice cecoslovacca che nel 1936 s'innamora di Joseph Goebbels, in L’amante di Goebbels, Alexandre Manceau ultimo amante di George Sand in Sei così mia quando dormi, il barone Jacques d'Adelsward Fersen omosessuale nella società degli anni Venti in Non giudicarmi.

L’avevamo incontrata nel 2010 al suo esordio come autrice, e ci aveva raccontato in questa intervista, che vi riproponiamo, il suo approccio alla scrittura e l’esigenza intima di raccontare. Un piccolo pensiero personale: era una donna gentilissima e disponibile, brillante e divertente, con cui sentirsi immediatamente a proprio agio.
Così la vogliamo ricordare ora che non c’è più, augurandoci che vogliate ritrovarla e farla vivere ancora leggendo le sue pagine scritte.

Intervista ad Anna Kanakis, 2010

Anna Kanakis parla in esclusiva su Wuz del suo primo romanzo - Sei così mia quando dormi - dedicato al grande amore che legò George Sand a un giovane incisore morto prematuramente di tisi, Alexandre Manceau.
Un esordio intenso, la storia di un amore, ma anche la ricostruzione di un mondo intellettuale, quello che ruotò attorno alla figura straordinaria di George Sand, tratteggiato con piccole pennellate molto efficaci.


Perché nel suo primo romanzo ha scelto di parlare di questo personaggio, con radici storiche profonde, non facile...  

Perché mi sono innamorata del personaggio medesimo... quando (leggendo una biografia di George Sand, più o meno nel luglio scorso), mi sono imbattuta - nella terza età di George -, in questo giovanotto di tredici anni più giovane di lei, che l’ha amata per 15 anni stando qualche passo indietro, in modo totale, assoluto, senza chiedere niente in cambio, con una dedizione commovente. Ho ricostruito il suo essere attraverso la sua biografia francese - l’unica - e spigolando tra le lettere che lei scriveva alle amiche o agli amici del tempo, anche importanti come Flaubert, Balzac.
Per ricreare la psicologia di questo giovane sono partita dalla sua infanzia, dal suo rapporto con la madre, con il padre, per capire che cosa potesse averlo attratto in una donna più grande e dalla tipologia e le fattezze della Sand. Mi sono innamorata di lui, ho cominciato a pomparci del sangue dentro, dei sentimenti, delle parole, anche perché Alexandre Manceau è la mia voce narrante.
Utilizzando in parte una tecnica del mio lavoro (cioè vedere per immagini), ho cercato, chiaramente con i limiti del mio primo romanzo, di aprire delle finestre di immagini per fotografare quella loro storia d’amore e anche il momento storico che era pieno di personaggi importanti, di personaggi grandiosi.

La sua narrazione è fatta di capitoli brevi e di frasi brevi. Una scelta in qualche modo legata alla sua esperienza professionale? Immagino che chi deve interpretare un ruolo al cinema o a teatro, debba crearsi una sintesi del personaggio. È un po’ questo?

Più che una sintesi, direi una visione di immagini.
La frase breve ti consente di non disperderti in riccioli lessicali - che non fanno parte di me - e forse ti fa arrivare un’emozione subito, in modo più immediato. Lui si esprime, pensa, prova emozioni di rabbia, d’amore, e altro, in modo più diretto, e secondo me arriva prima, ma questa è la mia opinione.

Assolutamente vero. Una cosa che mi ha colpito in questo romanzo è l’immediatezza che le pagine comunicano, ci si trova subito in un luogo, si percepisce al volo il pensiero di un personaggio e così via. Penso che uno dei motivi sia il fatto che lei ha utilizzato proprio questo sistema narrativo stringato e ricco di contenuti.
Esordisce comunque con una storia narrata da un uomo, un taglio più impegnativo rispetto a una voce femminile, una prova più complicata. Perché ha fatto questa scelta piuttosto che raccontare la storia dal punto di vista della Sand, per esempio?

Perché mi piace la sfida e mi intrigava l’idea di entrare nella psicologia di un uomo giovane, aiutata dal fatto che il carattere di Manceau, il suo modo di amare, avevano qualcosa di femminile.
Un uomo con una forte dedizione e un’attenzione al particolare che credo siano tipicamente femminili. Noi donne ci accorgiamo del dettaglio. L’uomo rimane fermo all’impatto visivo e difficilmente coglie le sfumature. Leggendo di lui mi ha colpito questo suo amare in modo un po’ femminile e ogni volta mi divertiva l’idea di entrare dentro un uomo e di accostarmi ad una donna particolarissima, tra l’altro spesso non correttamente tradotta perché molti degli atteggiamenti della Sand mascolini, aggressivi, comunque di una donna “straccia-uomini” erano dettati da grandi insicurezze.
Ho tentato di proporre anche lei con lo sguardo di una donna.
Sono entrata facilmente nei panni di un ragazzo che aveva del femminino dentro, nel suo modo di amare.
Quando una donna incontra un uomo che ama in questo modo, un po’ femminile, è un regalo del cielo. Le donne solitamente si sentono comprese meglio perché noi viviamo di sfumature per noi la sfumatura è fondamentale. L’uomo non ci capisce, per l’uomo la donna è un rebus. “Ma perché sei arrabbiata? Ma perché?” “Non capisco, non capisco le donne” spesso l’ho sentito dire e me lo sono sentito dire...

Una storia d’amore tra una donna più anziana e un uomo più giovane è stata trattata in letteratura molte volte – penso ad esempio a Le piace Brahms di Françoise Sagan, o più recentemente al romanzo Né con te né senza di te di Paola Calvetti, o la storia di Colette raccontata da Valentina Fortichiari in Lezione di nuoto - ma il suo modo di esprimere questa passione è totalizzante da parte del ragazzo e totalmente gratificante per la Sand, cosa che non avviene in questi romanzi. Come si è costruito nel racconto questo amore anche fisico, totale, in cui la donna è vista nella sua bellezza pur essendo anziana?

Aveva 45 anni...

Oh, giusto, diciamo più vecchia. Ma nel romanzo cogliamo questa fisicità non più giovane, non attraente, eppure il rapporto è anche passionale, un rapporto in cui l’amore fa vedere tutto come se fosse meraviglioso. Un taglio particolare. Di solito si punta di più su altri aspetti del rapporto, talora con maggiore morbosità, una certa pruderie...

Sono una donna... Qualche appunto mi è stato fatto da qualche signore che ha letto il libro e l’ha trovato in alcuni punti poco esplicito. Forse avrebbe gradito, dato l’argomento, una esplicitazione dei loro rapporti che io ho semplicemente sfiorato. Non mi sembrava rilevante soffermarmi sull’atto in sé. Anche perché, come le dicevo prima, è stato gratificante per la Sand perché le ha consentito di abbandonarsi a questo giovane amante, al suo amore, alla sua dolcezza e quindi riuscire anche a provare il piacere che nella vita lei aveva sempre cercato e non aveva mai trovato.
Ecco perché cambiava uomo.
George Sand era stata quasi violentata a 15 anni, uscita dal collegio, dal marito, Casimir Dudevant che era un signore un po’ greve, un po’ grezzo, e il cosiddetto piacere di cui lei aveva letto - il Romanticismo alla Rousseau - non l’aveva trovato e non aveva capito cosa fosse, cosa potesse essere. È così che comincia la ricerca. E soltanto, secondo me, leggendo le sue varie biografie (ne ho lette parecchie), soltanto l’amore totale, l’amore assoluto le ha consentito di fidarsi e quindi di affidarsi e di riuscire a provare piacere sessuale. Perché lo deduco? perché con Manceau ha vissuto 15 anni e pare che non lo abbia mai tradito. Se non avesse trovato godimento anche fisico probabilmente lo avrebbe lasciato o lo avrebbe tradito, invece è la storia più lunga che lei abbia avuto.

Penso che questo taglio sia molto piacevole: non c’è bisogno di raccontare certe cose sin nel dettaglio per farle capire...

Tra gli appunti che mi sono stati fatti mi è stato detto che forse mi è sfuggito qualcosa della sessualità maschile... a me è piaciuto molto un capitolo che doveva servire a sottolineare ed esplicitare questo grande amore... Mi piace la scena di questo giovane che, guardando il quadro di Charpentier pensa a come la ama quando la possiede e ha un movimento quasi di eccitazione. Poi viene colto dall’amico, che si accorge che mentre gli sta parlando lui sta in un altro pianeta e lo prende in giro. Mi son sentita dire che non accade a un uomo... io non lo so, secondo me potrebbe succedere e sicuramente ad Alexandre poteva succedere.

Come scenario, come quinte del suo romanzo appaiono protagonisti del mondo culturale, intellettuale, politico dell’epoca. Come ha ricreato questo mondo, quante ricerche ha dovuto fare, quanto tempo ha lavorato su questo?

Che bella domanda... Avevo un problema narrativo, essendo questo amore sbocciato nella terza età di lei, quindi nel periodo in cui questa signora viveva in campagna a Nohant e aveva delle giornate abbastanza uguali: si svegliava tardi la mattina, poi pranzava con gli amici, scriveva, e la sera passeggiava e andava a raccogliere insetti, a volte facevano teatro, però era tutto abbastanza monotono. Utilizzando anche qui un po’ della mia esperienza di attrice - in particolare attraverso il flashback - ho fatto in modo che lei e il nostro Alexandre ricordassero esperienze passate e le raccontassero. Ad esempio quando parlo della sua storia con Chopin che era finita anni prima, lo faccio costruendo un ipotetico pranzo consumato con Heinrich Heine, perché Heine era amico di entrambi, quindi era normale che potesse trovarsi a Nohant, a cena con George Sand e chiederle di Chopin.

È uno dei capitoli che mi sono piaciuti di più, proprio perché ha scelto un modo trasversale per far entrare Chopin nella storia...

Sì, con la nostra telecamera che assiste un po’ in disparte ad una conversazione dove lui c’è, ma è come se non ci fosse... oppure ho letto che Flaubert era andato a Nohant a trovare George e che in piena crisi depressiva si era vestito da donna e aveva ballato il Fandango. Punto. Non avevo trovato altro.
Allora ho fatto ricerche su Flaubert, ho scoperto che soffriva di epilessia e ho immaginato che dopo questo Fandango rutilante lui avesse avuto un attacco di epilessia. Questo mi serviva sia per raccontare della sua malattia ad un fanciullo malato di tisi, il nostro protagonista, che per sottolineare l’amicizia e l’attenzione che George aveva nei confronti dei suoi amici. Infatti io chiudo il capitolo con lei che tiene la mano sulla fronte dell’amico e non lo molla perché lei era così, lei è stata una grandissima amica, quasi un amico per i suoi amici, molto cameratesca nel suo modo di essere vicina.

Dunque lei ha fatto una lunga e dettagliata ricerca precedente. Ma poi quanto ha lavorato su questo testo?

5 mesi e 1 settimana. È stata forse una delle esperienze più belle della mia vita.

Un’esperienza intensa e totalizzante o dedicata ai ritagli di tempo?

Mi sono completamente straniata dal mio settore appena mi sono resa conto che forse stavo scrivendo il mio primo libro.
Io scrivo a penna e poi ricopio con due dita sul computer e stampo. Questi fogli aumentavano e mi sono resa conto che stava nascendo una storia completa....

E dov’è nata questa storia, in che momenti e in che luoghi?

Ho scritto in vacanza con mia madre, mio marito, i cani, gli amici.
Mi nascondevo un’oretta chiusa a chiave nella mia stanza e scrivevo, poi mettevo da parte per riprendere e rileggere di notte.
Mi documentavo e mettevo da parte... usavo il Blackberry, poi un mini computer... mi sono spostata in tanti luoghi... ho fatto anche un piccolo intervento, restando una notte in clinica, e portandomi i miei libri e i miei appunti. Lì ho scritto uno dei capitoli più toccanti, legato alla salute di lui, ma ero molto ispirata in quel momento perché stavo nella stanzetta di un ospedale. Ho scritto in diverse situazioni del tutto dissimili.

Mi dica la verità, ci ha preso gusto e lo farà ancora...

La scrittura è una specie di malattia e quando ti prende il cervello non ti molla più. Mi sto già documentando...

... per il nuovo romanzo, giustamente, anche perché questo è stato accolto molto bene!

Sono basita, sorpresa... piace molto alle donne, forse perché si innamorano di Manceau e del suo modo di amare, comunque il fatto che piaccia alle donne mi rende felice perché il complimento di una donna ti dà una gioia infinita.

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