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L'arte della commedia di Eduardo De Filippo

L'arte della commedia © ph Anna Camerlingo

L'arte della commedia © ph Anna Camerlingo

Rimane memorabile nella storia del teatro contemporaneo l’originale allestimento di Natale in casa Cupiello -  capolavoro tra i più rappresentati di Eduardo - adattato da Fausto Russo Alesi nel 2012, in cui la commedia si trasformò in un assolo. L’interprete e regista Alesi, infatti, era l’unico e poliedrico attore in scena e restituì magistralmente le voci di tutti i personaggi del testo: spettacolo prodotto dal Piccolo Teatro.

A distanza di undici anni Alesi, dal 24 ottobre al 5 novembre, ritorna come regista e interprete al Piccolo Teatro Strehler di Milano e torna a Eduardo con un altro adattamento, questa volta de L'arte della commedia, con interpreti -  oltre a lui stesso come protagonista - gli attori David Meden, Sem Bonventre, Alex Cendron, Paolo Zuccari, Filippo Luna, Gennaro De Sia, Imma Villa, Demian Troiano Hackman, Davide Falbo.

L'arte della commedia © ph Anna Camerlingo

"E’ un onore e una gioia poter incontrare da vicino, ancora una volta, l’Arte di Eduardo a undici anni dall’esperienza di Natale in casa Cupiello – scrive Alesi - confrontarsi con Eduardo è forse per me, quel granello di eternità che ossessivamente cerco attraverso l’arte. Con Eduardo avverto un fortissimo senso di vicinanza, una familiarità, forse perché nella sua scrittura, la vita e il teatro, la tragedia e la commedia, la verità e la finzione, l’illusione e la realtà si mescolano così profondamente e armoniosamente, da farsi specchio di fronte alla vita quotidiana. Forse è proprio questo confronto spietato con l’umano attraverso le sue potenti metafore, attraverso il gioco ambiguo e misterioso del teatro, che mi tiene fortemente agganciato a lui".

L’arte della commedia, considerato il testo più “pirandelliano” della produzione eduardiana, è un’opera ambigua e allo stesso tempo farsesca.  Fu scritta nel 1964 e rappresentata nel 1965 al Teatro San Ferdinando di Napoli, dove è anche andata in scena nello scorso mese di febbraio.

Si tratta di un testo corposo di grande attualità che affronta il rapporto contradditorio tra lo Stato e il “Teatro”, tra la condiscendenza riverente del potere verso la cultura e, nel contempo, l’irriverente censura dei burocrati verso l’arte e il teatro. È una scrittura impietosa e diretta – come peraltro ci ha abituati Eduardo - nell’affrontare il ruolo centrale della cultura e degli artisti nella nostra società, che appare “straordinariamente imperfetto, come imperfetto è l’essere umano alla ricerca della sua identità, del suo bisogno di tutela, del suo diritto di esistere, alla ricerca insomma di risposte a quelle domande impellenti e necessarie che non possono attendere più”. 

Fa parte della raccolta dei “giorni dispari”, le commedie scritte dal dopoguerra in poi che rappresentano in modo inesorabile le difficili questioni del vivere quotidiano e delle relazioni, private e pubbliche, tra esseri umani. Pone, con forza e lucidità senza edulcorarle, le domande, i dubbi, le responsabilità, i vincoli e le debolezze che riguardano tutti e quel “Teatro”, sia esso una compagnia teatrale, una comunità o un piccolo mondo, e ne amplifica il rapporto con il potere e con il bisogno di essere ascoltati e soprattutto riconosciuti.

L'arte della commedia © ph Anna Camerlingo

Nella difficile conversazione tra il capocomico Campese e il prefetto De Caro viene fuori la perenne questione della “crisi del teatro” che c’era allora e c’è adesso. Pirandello non c’entra, dice a un certo punto Oreste Campese. Il capocomico si è recato dal prefetto per chiedere sostegno perché un incendio ha distrutto il capannone dove recitava la sua modesta compagnia. Colpa della mancanza di nuovi copioni in grado di divertire il pubblico, sostiene puntiglioso l’eccellenza; colpa della “confusione” che fa comodo a molti, replica Campese, ponendo la questione che gli interessa: se il teatro abbia o meno un interesse pubblico. Non siamo personaggi in cerca d’autore, ma attori in cerca di autorità. 

Non mancate questo appuntamento con la coralità intensa de L’arte della Commedia al Piccolo Strehler (dal 24 ottobre al 5 novembre) perché è una appassionante immersione nelle diatribe che da sempre governano il rapporto tra lo Stato e il Teatro, tra il ruolo dell’arte, la funzione e la condizione degli artisti nella società che spesso si gioca sul filo della finzione e della realtà. Su questi temi non c’è partita: Eduardo li scoperchia con estremo vigore e lucidità fino a farlo diventare il Manifesto delle sue lunghe battaglie per le sorti del San Ferdinando che aveva acquistato e che, nonostante le fatiche personali, necessitava di aiuti e interventi delle Istituzioni per la sua apertura.

L'arte della commedia © ph Anna Camerlingo

 “L’Arte della Commedia – sottolinea Fausto Russo Alesi – è un’opera metateatrale dove il gioco del teatro nel teatro si sviluppa all’ennesima potenza. Fino alla fine non sapremo se i personaggi che chiederanno udienza al Prefetto sono attori, gli attori di Campese, ma ciò che conta è che saranno comunque, come afferma Eduardo in un passaggio fondamentale della commedia, attori/persone in cerca di autorità.  E per sciogliere il dilemma cos’altro ci vuole se non un palcoscenico: è il Teatro che crea attraverso la finzione la sua realtà e l’inganno è l’accesso migliore alla verità”.

Arriverà fino in fondo il suo appello? “Venga a teatro Sig. Prefetto! A Teatro la suprema verità è stata e sarà sempre la suprema finzione.”: tutto parte da qui.

Le scene sono di Marco Rossi, i costumi di Gianluca Sbicca, le musiche di Giovanni Vitaletti, le luci di Max Mugnai, consulenza per i movimenti di scena Alessio Maria Romano, assistente alla regia Davide Gasparro, assistente ai costumi Rossana Gea Cavallo. La produzione Teatro di Napoli – Teatro Nazionale, Fondazione Teatro della Toscana – Teatro Nazionale e Teatro di Roma – Teatro Nazionale, Elledieffe, in collaborazione con il Piccolo Teatro di Milano – Teatro d’Europa.

L'arte della commedia © ph Anna Camerlingo

Scopri i testi di Eduardo

Cantata dei giorni dispari. Vol. 1

Di Eduardo De Filippo | Einaudi, 2005

Cantata dei giorni dispari. Vol. 2

Di Eduardo De Filippo | Einaudi, 2006

Cantata dei giorni dispari. Vol. 3

Di Eduardo De Filippo | Einaudi, 2006

Cantata dei giorni pari

Di Eduardo De Filippo | Einaudi, 2015

Filumena Marturano

Di Eduardo De Filippo | Einaudi, 1997

Napoli milionaria!

Di Eduardo De Filippo | Einaudi, 1997

Sabato, domenica e lunedì

Di Eduardo De Filippo | Einaudi, 1974

Gli esami non finiscono mai

Di Eduardo De Filippo | Einaudi, 1974

Questi fantasmi!

Di Eduardo De Filippo | Einaudi, 1997

Le poesie

Di Eduardo De Filippo | Einaudi, 2016

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Figlio d'arte, Eduardo de Filippo nasce a Napoli il 24 maggio del 1900, fratello di Titina e Peppino, dalla relazione dell'attore ed autore Edoardo (Eduardo) Scarpetta con la nipote Luisa De Filippo.Nel 1904, Eduardo debutta nel ruolo di giapponesino al Teatro Valle di Roma ne "La geisha", firmata dallo stesso Scarpetta.Dopo quella prima breve esperienza prende parte ad altre rappresentazioni come comparsa o in piccoli ruoli.A 11 anni entra nel collegio Chierchia di Napoli, ma solo due anni dopo interrompe gli studi e continua la sua istruzione sotto la guida del padre, che lo costringe a leggere e ricopiare testi teatrali. Quando capita, il giovane De Filippo partecipa a lavori teatrali e nel 1914 entra stabilmente nella compagnia del fratellastro Vincenzo Scarpetta, nella quale ricopre ogni ruolo, dal servo di scena, all'attrezzista, dal suggeritore, al trovarobe. Vi rimane fino a quando viene chiamato per il servizio militare, dal 1920 al 1922. Nel 1920 pubblica il suo primo atto unico "Farmacia di turno".Finito il militare lascia la compagnia di Vincenzo Scarpetta per passare a quella di Francesco Corbinci, con il quale esordisce in una regia impegnata, al teatro Partenope di via Foria a Napoli con "Surriento gentile" di Enzo Lucio Murolo.Nel 1922 scrive e dirige un suo lavoro teatrale, "Uomo e galantuomo".Eduardo abbandona la compagnia di Francesco Corbinci per tornare a quella del fratellastro Vincenzo e vi rimane fino al 1930.In questo periodo sposa Dorothy Pennington un'americana in vacanza in Italia e recita anche in altre compagnie come quella di Michele Galdieri e di Cariniù Falconi.Con lo pseudonimo di Tricot nel 1929 scrive l'atto unico "Sik Sik l'artefice magico".Insieme ai fratelli Peppino e Titina nel 1931, fonda la compagnia del "Teatro Umoristico I De Filippo". Di questo periodo alcuni suoi capolavori: "Natale in casa Cupiello" (1931) e "Chi è cchiù felice 'e me?" (1932). Inizia anche la sua attività cinematografica con "Tre uomini in frack" (1932) di Mario Bonnard, seguito da "Il cappello a tre punte" (1934) di Mario Camerini e "Quei due" (1935) di Gennaro Righelli.Nel 1945, scrive "Napoli milionaria" e si allontana dal fratello Peppino (ma non dalla sorella Titina): la loro Compagnia si scioglie. Il 3 giugno 1948, dall'unione con Thea Prandi, nasce il primo figlio, Luca. Thea è un'attrice di rivista di cui Eduardo si è innamorato circa un anno prima e per la quale ha lasciato la moglie Dorothy. Un anno più tardi, nel settembre del 1949, nascerà anche una bambina, Luisa, che morirà a poco più di dieci anni mentre si trova al Terminillo in vacanza col fratello e alcuni amici di famiglia, in circostanze che resteranno sconosciute (forse una disfunzione alla ghiandola del timo, o un'emorragia cerebrale).Eduardo fonda la "Compagnia di Eduardo", che rappresenta nel 1946 "Questi fantasmi" e di lì a poco "Filumena Marturano", destinato a divenir cavallo di battaglia della grande Titina.Seguono: "Le bugie con le gambe lunghe" (1947), "La grande magia" (1948), "Le voci di dentro" (1948), "La paura numero uno" (1951).Contemporaneamente al cinema gira "Assunta Spina" (1948, di M. Mattoli), "Napoli milionaria" (1950), "Filumena Marturano" (1951), "L'oro di Napoli" (1954, di V. De Sica), "Fantasmi a Roma" (1960, di A. Pietrangeli).Ottenuto l'annullamento del matrimonio con Dorothy Pennington, il 2 gennaio 1956 Eduardo sposa civilmente Thea Prandi e legittima i figli avuti da lei. La loro unione però non durerà a lungo. Nell'estate dello stesso anno infatti conosce Isabella Quarantotti (madre di Angelica Ippolito), con la quale inizierà un anno più tardi una storia d'amore che durerà tutta la vita e sfocerà, nel 1977, nel matrimonio. La definitiva consacrazione internazionale di Eduardo arriva nel 1958, quando viene rappresentata a Mosca, con la regia di R. Simonov, "Filumena Marturano" e, nel 1962, "Il sindaco del rione Sanità".Nel 1964, scrive "L'arte della commedia", paragonata a "L'impromptu" di Molière.Nel 1973 mette in scena "Gli esami non finiscono mai" e viene rappresentata "Sabato, domenica e lunedì", con la regia di Franco Zeffirelli all'Old Vic di Londra con l'interpretazione di Laurence Olivier.Nel novembre del 1980 gli viene conferita la laurea in lettere honoris causa dall'Università di Roma e nel 1981 viene nominato senatore a vita.Eduardo si spegne il 31 ottobre del 1984, nella clinica romana Villa Stuart dove era stato ricoverato pochi giorni prima.

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