La trilogia della Patria del giornalista e scrittore Enrico Deaglio è una raccolta in presa diretta dei fatti più importanti che hanno segnato la storia del nostro paese dal 1967 al 2020. I volumi:
Milano, 20 maggio 1981
A 61 anni, Roberto Calvi è da sei anni il presidente, dopo esserne stato il direttore generale, della più importante banca privata italiana, il Banco ambrosiano, fondato 85 anni fa e intitolato ad Ambrogio, il santo patrono di Milano, per gestire il patrimonio e fornire sostegno alle attività sociali delle diocesi lombarde.
È la banca cattolica per eccellenza, in cui tutti, dalla dirigenza fino all'ultimo impiegato si impegnano a fornire, con la morale e gli atti, fedeltà ai dettami della Chiesa.
Roberto Calvi (un uomo «in grigio», che allinea nel suo guardaroba cinquanta vestiti grigi tutti uguali e cinquanta scarpe nere tutte uguali; che si emoziona solo quando rammenta la tragedia della ritirata di Russia che ha vissuto come sottotenente) ha fama di essere un grande tecnico; ha comprato la Banca cattolica del Veneto dallo lor per 27 miliardi di lire, poi la Banca del Gottardo («banca di frontiera, con
l'entrata in uno Stato e l'uscita in un altro» secondo la definizione di Licio Gelli), è cavaliere del lavoro, il mese scorso ha annunciato l'acquisto del 40% della casa editrice Rizzoli per 115 miliardi e progetta la quotazione in Borsa del Banco.
Meno conosciute sono le attività estere che ha messo in atto in America Latina e nei Caraibi, che però da anni sono state messe sotto osservazione dalla Banca d'Italia.
Il 20 maggio viene arrestato per esportazione illecita di capitali e rinchiuso nel carcere di Lodi, evento che temeva.
La Borsa di Milano reagisce alla notizia con un crollo del 20%.
In Parlamento il segretario del Psi Bettino Craxi e il segretario della Dc Flaminio Piccoli protestano duramente contro l'arresto del banchiere. Da tempo Calvi sente l'aura del pericolo fisico addensarsi su di lui: ha assunto guardie del corpo, fatto blindare la sua Mercedes, blindato e dotato il suo ufficio e il suo appartamento di sistemi anticimici, porta i suoi segreti perennemente con sé in una borsa che diventa sempre più pesante.
In carcere teme di essere ucciso, il capo della camorra Raffaele Cutolo dà ordine ai suoi affiliati lì rinchiusi di proteggerlo.
Il 2 luglio ammette ai magistrati che lo interrogano finanziamenti al Psi di Bettino Craxi e al Pci, attraverso il quotidiano Paese Sera.
L’8 luglio inscena un suicidio.
Il 22 luglio, condannato a quattro anni, viene liberato su cauzione.
È a perfetta conoscenza del buco che si è creato nella banca, ai cui capitali hanno attinto lo lor per finanziare Solidarność in Polonia e regimi dittatoriali in America Latina e Licio Gelli, alla cui loggia aderisce, per finanziare la dittatura militare argentina. E sa anche che Cosa Nostra è proprietaria di enormi depositi che non è in grado di restituire.
Sta cominciando la sua discesa all'inferno.
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