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Ferragni e il tramonto dell'io idealizzato

Immagine tratta dal libro "The Blonde Salad. Consigli di stile dalla fashion blogger più seguita del web" di Chiara Ferragni, Mondadori 2013

Immagine tratta dal libro "The Blonde Salad. Consigli di stile dalla fashion blogger più seguita del web" di Chiara Ferragni, Mondadori 2013

Chiara Ferragni da Fazio ha detto: «fin da bambina sognavo le dive».

Che sia questo che l’ha umanamente dirottata? Chi è l’adulto che l'ha lasciata lì a sognare le vamp, anziché leggerle qualche utile fiaba, quelle con un bel lupo o un grande mostro?

Perché adesso - lei come altre influencer - si trova psichicamente sguarnita ad affrontare il lupo social e il mostro gogna e, infatti, di fronte all’impietosa telecamera tv, ben diversa da quella edulcorata della sua casa, non è sembrata per niente preparata.

Recitava a fare la bambina? Oppure, quando diceva io sono autentica, non diceva una bugia?

La voce è sempre un indicatore: quella prosodia infantile, il mangiarsi le parole come un’adolescente, senza una dizione chiara come un infans (senza parole), dicevano che lei è autenticamente così. Una maschera fissa del volto a proteggere il vuoto valoriale di un’infanzia in cui nessuno l'ha accompagnata alla vita, lasciandola lì a credere che tutto fosse scintillio e riflettore.

Una bambina che ha creduto nelle favole, quelle senza i mostri, quelle fiabe preferite oggi dai genitori che non vogliono turbare i figli. E, invece i mostri ci sono, e i bambini hanno bisogno di sapere che c'è una via d’uscita.

Amori tossici. Alle radici delle dipendenze affettive in coppia e in famiglia

Laura Pigozzi, punto di riferimento della nuova psicoanalisi, racconta in quanti modi l’odio e l’amore che respiriamo nell’infanzia determinano il grado di indipendenza e di equilibrio che poi sapremo vivere da adulti, liberandoci dalla tossicità di molte relazioni claustrofobiche.

In un mio libro sulla tossicità delle relazioni ho scritto (la recensione di Amori Tossici la potete trovare qui) che è una delle più temibili e oscure forme d'odio, quella che comincia con l'esaltazione dell'altro, perché i fan si trasformano, prima o poi, in persecutori.

Se hai costruito l’ideale di te - anche per te stessa -, ti vogliono ideale, impeccabile, perfetta. Dato che ormai non abbiamo più conoscenza dell’umano e dei suoi funzionamenti, un ideale fasullo è quello che il nostro tempo si merita. Non è solo lei che non sta bene, ci sono altre e altri influencer a cui la bulimia social non basta mai.

C’è qualcosa di fragile e di costitutivamente insoddisfacente nella vita, anche la più luminosa. E’ questo che mascherano social e influencer. E’ di questo che ci si ammala: del non aver accettato la finitezza umana. Quando l’accetti, più o meno sei salvo, se non altro perché smetti di idealizzare l’altro.

E’ questo che trasforma il fan in persecutore: la solenne e collettiva sbornia idealistica, il cui improvviso risveglio fa abbandonare la religione istituita intorno a te.

E allora dall’idealizzazione si passa all’odio. I fans adoranti si trasformano in haters. Un passaggio cruciale in cui dettagli traumatici della vita, sempre un po' orrorifici, non vengono assimilati nel quadro rendendolo giustamente finito, ma restano incontornabili e indigesti. Nascosti sotto il pesante drappo dell’idealizzazione a far da schermo a un umano troppo umano. Non ne vogliamo sapere dell’imperfezione, della macchia dell’ideale, seppur misero, dell’influencer. Non voglio vedere il suo picassoniano volto storto, in frammenti. Eppure, storti, in frammenti, lo siamo tutti.

Ora, qual è il passaggio all’odio? Perché quando l’influencer inciampa - non sto parlando della enorme tracotanza capitalistica della Ferragni, ma delle migliaia di piccole e piccoli influencer un po’ spelacchiati e decaduti -  non gliela perdoni e lo trascini dalle stelle alle stalle? 

E’ che il follower si sente tradito: l’immagine elargita e amata non corrisponde più, perfettamente. L’influencer, nel piccolo inciampo così come nel grande ruzzolone ferragnesco, fa un torto al follower che l'ha idealizzato, neutralizzandone l’umanità. E adesso, toh, che ti diventa umana. E al follower cade dal castello di devozione: ciò può provocare angoscia (ecco perché adoriamo esseri immateriali che non cadono umanamente mai).

E, allora, l'angoscia genera odio. Diventano come noi,  scendono dal piedistallo, e allora non ti posso che uccidere, caro idolo, perché non mi servi più. Non servi più alla tua, ma soprattutto non servi più alla mia menzogna.

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