La redazione segnala

Ci ha lasciati Marc Augé

Tutti muoiono giovani

Marc Augé, Il tempo senza età

È morto Marc Augé, uno dei rari filosofi in cui tutti, prima o poi, sono incappati. Rari perché di filosofia si parla pochissimo, ormai, ma quando questa si mescola all’antropologia, alla sociologia, si abbassa e si concretizza nelle nostre vite, la gente spalanca gli occhi a dire: urca! È proprio così che va il mondo! Con i suoi concetti particolarmente felici, le parole di Augé erano passate di bocca in bocca come un fenomeno pop. A diversi gradi di approfondimento, alcuni dei suoi neologismi aderivano così bene alla realtà che li si usava – li si usa ancora, per fortuna – per descrivere quello che ci circonda.

Ce n’è uno, di questi concetti, che ha avuto una risonanza quasi immediata e che diceva qualcosa sul nostro mondo talmente bene e senza fronzoli che, in questi giorni, Augé è diventato, per capirsi, per comunicare meglio, «il filosofo del nonluogo». Per inciso, probabilmente a lui non sarebbe dispiaciuto essere definito così, non tanto perché tutta la sua filosofia si potesse ridurre a quel concetto, quanto perché lui credeva in maniera incondizionata nel potere della comunicazione tra esseri umani. E qui veniamo anche al nonluogo di cui tanto si parla.

L' antropologia del mondo contemporaneo
L' antropologia del mondo contemporaneo Di Marc Augé;Jean-Paul Colleyn;

Dalla possessione rituale alla Silicon Valley, l'antropologia ha oggi dilatato il campo di osservazione, ridefinendo il suo quadro concettuale e i suoi approcci metodologici. Il compito dell'antropologo non è più quello di mettersi alla ricerca delle origini. bensì quello di proporre un'analisi critica delle modalità di espressione nei contesti storici che danno loro senso.

Nel concetto di globalizzazione, e in coloro che si richiamano ad esso, c'è un'idea di compiutezza del mondo e di arresto del tempo che denota un'assenza di immaginazione e un invischiamento nel presente profondamente contrari allo spirito scientifico e alla morale politica

Marc Augé, Per un’antropologia della mobilità

Che cosa sono, quindi, i nonluoghi? Sono spazi che non sono frequentati dagli esseri umani se non in maniera transitoria, effimera. Non sono, per così dire, abitati. Per esempio le autostrade, le ferrovie, gli aeroporti, ma anche i supermercati, i grandi centri commerciali che sembrano città e invece sono un agglomerato di finzione e facciata: luoghi che, però, per la progressiva perdita da parte dell’essere umano di una capacità di fermarsi, guadagnano il negativo. Il che non li rende assolutamente inabitabili, né assolutamente antispazi – come buchi neri, per capirci – solo, diventano i centri nevralgici della frenesia.

Non sappiamo nulla, di questi nonluoghi. Non come funzionano, non quali sono le loro architetture (a meno che non ci lavoriamo dentro, in qualche senso), neppure abbiamo una reale percezione di quanto siano grandi o non lo siano. Eppure ci sono indispensabili, ci fanno sentire al sicuro: nel momento in cui sappiamo che per arrivare da un posto all’altro c’è un’autostrada, ci tranquillizziamo, così come quando dall’altra parte del mondo troviamo un supermercato che vende Coca-cola. I luoghi sono le unicità che viviamo come individui, esseri umani precisi, irripetibili, i nonluoghi sono le ricorrenze, ciò che riconosciamo come ripetitivo e perciò tranquillizzante.

Nonluoghi
Nonluoghi Di Marc Augé;

I nonluoghi sono quegli spazi dell'anonimato ogni giorno più numerosi e frequentati da individui simili ma soli. E al loro anonimato, paradossalmente, si accede solo fornendo una prova della propria identità: passaporto, carta di credito... Nel proporci un'antropologia della surmodernità, Auge ci introduce anche a un'etnologia della solitudine.

La storia ha un senso? Quale senso? L'unico senso è la conoscenza

Marc Augé, Senso, Conoscenza, Scienza, Storia

Ma Marc Augé non si addentrava in discorsi moralizzanti: cosa dobbiamo farci, con questi nonluoghi? No, la sua era una costatazione, esistono, sono un prodotto di qualcosa che riguarda il nostro modo di vedere il mondo, di costruirlo e poi di starci dentro. Un altro neologismo di Augé è il concetto di surmodernità, che si contrappone alla postmodernità e a quella si relaziona. Sono i tempi in cui viviamo, moderni e sur, che sta per qualcosa di simile a super, perché nella nostra società tutto è eccesso: di spazio – ecco i non luoghi –, di tempo – non sappiamo più fermarci –, e di ego – per converso, alla perdita dell’individualità si reagisce con uno strabordare di personalizzazione.

Marc Augé, si diceva, non giudica i tempi, ce li mette davanti: viviamo qui. Se ci piace, con tutte le precauzioni del caso e consapevoli delle contraddizioni, possiamo rimanerci. Altrimenti, qualcosa dovrà cambiare.

Un altro mondo è possibile

Delusa e disillusa dalle ideologie novecentesche, soverchiata da un progresso scientifico e tecnologico inarrestabile, l'umanità di oggi sembra essere rimasta priva di un "faro" che illumini il percorso verso il futuro. Questa sorta di eterno presente - stravolto dalle disuguaglianze, dalla violenza e dalla regressione ideologica - è la condizione che Augé definisce come la "preistoria dell'umanità come società planetaria".

Libri di Marc Augé

L' antropologia del mondo contemporaneo

Di Marc AugéJean-Paul Colleyn | Elèuthera, 2019

Nonluoghi

Di Marc Augé | Elèuthera, 2018

Un etnologo nel metrò

Di Marc Augé | Elèuthera, 2017

Il bello della bicicletta

Di Marc Augé | Bollati Boringhieri, 2009

Diario di un senza fissa dimora. Etnofiction

Di Marc Augé | Raffaello Cortina Editore, 2011

Il dio oggetto

Di Marc Augé | Mimesis, 2016

L'antropologo e il mondo globale

Di Marc Augé | Raffaello Cortina Editore, 2014

Un altro mondo è possibile

Di Marc Augé | Codice, 2017

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Antopologo ed etnologo francese, Augé ha rivestito il ruolo di Direttore di ricerca all'ORSTOM (oggi IRD) fino al 1970, quindi "directeur d'études" presso l'EHESS di Parigi, ha compiuto numerose missioni in Africa, in particolare in Costa d'Avorio e in Togo. Dalla metà degli anni Ottanta ha diversificato i suoi campi d'indagine. Ha quindi compiuto diversi viaggi in America Latina.  Partendo da un osservatorio più vicino, in Francia e in particolare Parigi, si dedica ormai da molti anni alla costruzione di una "antropologia dei mondi contemporanei".La fama in ambito scientifico arriva con le sue ricerche sul campo in Costa d’Avorio e nel Togo concernenti la malattia, la morte e i sistemi religiosi (Le Rivage alladian, 1969; Théorie des pouvoirs et idéologie, 1975; Pouvoirs de vie, pouvoirs de mort, 1977; trad. it. 2003).Ma la popolarità più ampia è arrivata con l'analisi negli spazi moderni (autogrill, centri commerciali...) basati sull'assenza di storia e identità. Nasce così la sua celeberrima teoria dei 'nonluoghi' espressa in Un ethnologue dans le métro (1985; Un etnologo nel metrò, Elèuthera 1992) e Non-lieux: introduction a une anthropologie de la surmodernité (1992; Nonluoghi. Introduzione ad una antropologia della surmodernità, Elèuthera 1993). Tra le sue altre opere ricordiamo Le temps en ruines (2003; trad. it. Rovine e macerie. Il senso del tempo, 2004 Bollati Boringhieri), La mere d’Arthur (2005; La madre di Arthur, Bollati Boringhieri 2005), L'anthropologie (2004, L'antropologia del mondo contemporaneo, Elèuthera 2006).Nel saggio Le métro revisité (2008; Il metro rivisitato, Raffaello Cortina 2009) torna a interrogarsi su questo luogo per eccellenza dello spazio pubblico dove circolano opinioni, povertà, musica e sogni.Ricordiamo ancora l'autobiografia intellettuale La vie en double (2010,  Straniero a me stesso. Tutte le mie vite di etnologo, Bollati Boringhieri 2011) e un altro saggio che narra alcuni aspetti molto personali dell'autore accanto alla riflessione generale sul tema: Le temps sans âge (2014; Il tempo senza età. La vecchiaia non esiste, Raffaello Cortina editore 2014). Tra le altre sue pubblicazioni ricordiamo: I giardini del Lussemburgo (2015), Il dio oggetto (2016) La guerra dei sogni. Esercizi di etno-fiction (2016), il saggio Momenti di felicità (2017) e Cuori allo schermo (Piemme, 2018).Marc Augé si è spento a Poitiers il 24 luglio 2023. Così è stato ricordato su la Repubblica: «Qualunque cosa si pensi ..., Augé ci ha fotografati. È stato il Brian Eno dell'antropologia, lo studioso raffinato e pop che ha disegnato l'abitare contemporaneo meglio di chiunque altro.»

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