Bisogna avere almeno una certezza: quella di rimanere padrone della propria morte e di essere in grado di scegliere l'ora e i mezzi
94 anni e una produzione letteraria eccezionale, che raccontava con una satira pungente e una profondità inusuale il mondo che lo circondava e in cui per lungo tempo aveva abitato. Nato a Brno, in Repubblica Ceca, appassionato e studioso di musica, frequentò corsi di letteratura e di cinema, diventò addirittura docente alla scuola FAMU per occuparsi di film e cinematografia. Milan Kundera fu anche espulso, da lì, per la sua vicinanza al Partito Comunista e le sue idee, ma poi ci si ricredette e venne riammesso: rispettato e ammirato, divenne punto di riferimento per colleghi e amici per la sua capacità di leggere e parlare del mondo.
Cominciò scrivendo poesie, poi testi teatrali, poi il successo con i primi racconti, quelli contenuti e raccolti oggi in Amori ridicoli (la sua produzione è pubblicata in Italia da Adelphi). Preferì trasferirsi in Francia nel 1974, in piena Primavera di Praga, per avere più libertà di espressione e movimento: lì insegnò a Rennes, e quando pubblicò Il libro del riso e dell’oblio nel 1979 gli fu tolta la cittadinanza cecoslovacca. Ottenne poi quella francese e lì rimase fino alla sua morte.
Kundera ha detto una volta che aveva scritto Amori ridicoli «con maggior divertimento, con maggiore piacere» di tutti gli altri suoi libri, salvo Il valzer degli addii. Quel divertimento, quel piacere si trasmettono a ogni lettore, irresistibilmente, appena apre queste pagine.
La storia è leggera al pari delle singole vite umane, insostenibilmente leggera, leggera come una piuma, come la polvere che turbina nell'aria, come qualcosa che domani non ci sarà più
Poi, nel 1984, il capolavoro che lo consacrò all’olimpo dei grandi scrittori del Novecento. Con L’insostenibile leggerezza dell’essere, Kundera fu capace di raccontare la vita degli intellettuali e degli scrittori cecoslovacchi nel periodo tra la Primavera di Praga e l’invasione a seguito del Patto di Varsavia (grossomodo gli anni intorno al 1968). La narrazione si concentra sulle vite di Tomáš e Tereza, lui un chirurgo che ha perso il lavoro a seguito di un articolo frainteso, lei una fotografa. Attorno a loro, Sabina e Franz, a comporre quel Quartetto di Kundera che si è impresso nell’immaginario di generazioni.
Nonostante la caduta del comunismo, L’insostenibile leggerezza dell’essere aspettò 17 anni prima di essere pubblicato in Repubblica Ceca, e soltanto nel 2006 Kundera concesse i diritti per l’edizione in lingua della sua opera.
Esercitato da lungo tempo a percepire nella «Grande Marcia» verso l’avvenire la più beffarda delle illusioni, Kundera ha saputo mantenere intatto il pathos di ciò che, intessuto di innumerevoli ritorni come ogni amore torturante, è pronto però ad apparire un’unica volta e a sparire, quasi non fosse mai esistito.
L’anno scorso ci ha regalato un ultimo libro, meraviglioso e lungimirante, sull’Europa, le sue scelte e un nuovo modo di capire e intendere l’Occidente.
Se si guarda al destino della giovane nazione ceca, e più in generale delle «piccole nazioni», appare evidente che la sopravvivenza di un popolo dipende dalla forza dei suoi valori culturali. Il che esige il rifiuto di qualsiasi interferenza da parte dei «vandali», gli ideologi del regime. La rottura fra scrittori e potere è consumata, e la Primavera di Praga confermerà sino a che punto la rinascita delle arti, della letteratura, del cinema avesse accelerato il disfacimento della struttura politica.
Così scrive Kundera, così aveva dichiarato al discorso tenuto nel giugno del 1967 in Cecoslovacchia al IV Congresso dell’Unione degli scrittori e di questo racconta il suo Un Occidente prigioniero. Mai così attuale, mai così necessario: oggi più che mai, abbiamo bisogno di leggere Milan Kundera.
Nel giugno del 1967, poco dopo la lettera aperta di Solženicyn sulla censura nell'Urss, si tiene in Cecoslovacchia il IV Congresso dell'Unione degli scrittori. Un congresso diverso da tutti i precedenti – memorabile. Ad aprire i lavori, con un discorso di un'audacia limpida e pacata, è Milan Kundera, allora già autore di successo.
Di
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