La redazione segnala

È morto Alfredo Chiappori, il fumettista sovversivo

«La libertà di stampa non si compera!» «Basta non metterla in vendita»

Il documentario che la sua città, Lecco, gli ha dedicato proprio l’anno scorso si intitolava Multiforme ingegno, che è l’epiteto attribuito a Ulisse nel proemio dell’Odissea. Perché lui era questo: un viaggiatore dell’arte, un uomo che ha navigato tra disegni e realtà per trovarvi una sintesi, e una missione. Alfredo Chiappori disegnava e scriveva per politica, perché gli piaceva pensare di poter cambiare le cose che nel mondo non andavano, almeno un po’. Con la sua sagacia e la sua matita affilata dava corpo a preoccupazioni e incoerenze della politica italiana senza risparmiare nessuno, ma facendo ridere tutti. Anche se, come Chiappori sostenne a più riprese, la satira «per funzionare deve essere tragica, non esaurirsi nel comico». E per questo le sue strisce, per quanto divertenti e argute, lasciano sempre l’amaro in bocca, una sensazione di sgradevole verità che preferiremmo non sentire.

Alfredo Chiappori nasce nel 1943 a Lecco, e da lì si trasferisce per seguire le proprie inclinazioni e studiare all’Istituto d’arte di Fano, nelle Marche. È allievo di un artista italiano che, negli anni sessanta, aveva già in larga parte influenzato il panorama del Novecento, Orlando Sora. Alfredo si diploma nel 1965 e due anni dopo torna a Lecco per insegnare al liceo scientifico disegno e storia dell’arte. È in questo periodo, quello della contestazione nascente e dei movimenti giovanili, che nasce il suo personaggio più famoso e irriverente, Up il sovversivo. L’omino, sempre a testa in giù, si è fatto strada tra quotidiani e riviste con le sue battute icastiche e il suo punto di vista sovversivo e capovolto, rispetto ai suoi sempre pedanti e didascalici interlocutori.

Le sue strisce sono state raccolte, nel 1969, da Feltrinelli nel volume Up il sovversivo, ma Chiappori aveva anche una vena scrittoria prolifica ed eclettica: esordì nel 1972 con Alfreud, sempre per Feltrinelli, cui seguirono i quattro volumi di Storia d’Italia, Tali e quali, La breva e Franco destino. Illustrò passi della Bibbia tratti dall’Apocalisse, e il Cantico dei cantici, collaborando con il cardinale Ravasi. Fu presentato e apprezzato da intellettuali del calibro di Umberto Eco, a riprova della sua capacità di mescolare risata e serietà, azione e leggerezza.

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