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Picasso e la metamorfosi della figura: la mostra al Mudec

© Bumble Dee - stock.adobe.com

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La pittura è una professione da cieco: uno non dipinge ciò che vede, ma ciò che sente, ciò che dice a se stesso riguardo a ciò che ha visto

Da oggi 22 febbraio fino al 30 giugno 2024 il Mudec, Museo delle Culture di Milano, ospiterà l’arte di Pablo Picasso come evento conclusivo dell'anno, il 2023, del 50° anniversario della morte dell’iconico pittore spagnolo.

La metamorfosi della figura è il titolo della mostra curata da Malén Gual e Ricardo Ostalé, che ci coinvolge in un viaggio alla riscoperta della ricchissima produzione dell'artista, dalle opere giovanili fino alle più tarde, alla luce del suo amore per l’arte primitiva.

Con il ritorno al 'primitivismo', infatti, intorno al 1925, l’artista trae gli strumenti del linguaggio plastico da esempi africani, ma anche da esempi neolitici e proto-iberici (della Spagna preromana), prende spunto dall’arte oceanica, dall’antica arte egizia e da quella della Grecia classica.

Picasso inventa trasposizioni, rimodella figure dai volumi sproporzionati, in una costante metamorfosi delle figure che spesso hanno una forte connotazione erotica, e che governeranno l’evoluzione della sua pittura e della sua scultura, soprattutto nei momenti di crisi personale o sociale.

Non c’è né passato, né futuro nell’arte. Se un’opera d’arte non può vivere sempre nel presente, non ha significato

Pablo Picasso, però, non considerava come primitiva l'arte che lo ispirava, non vedeva un "prima" e un "dopo" nell’arte in generale.

L'elemento primitivo,  quindi, è lo spunto non solo per ribadire l’origine della propria arte, ma soprattutto per traslarla al presente, fornendo una chiave di lettura dell’evoluzione della pittura contemporanea e delle nuove generazioni di artisti africani che si sono ritrovati a confrontarsi con il genio spagnolo.

Il progetto è anche un’occasione unica per rivedere ospitata al Mudec, dopo anni, la Femme nue del Museo del Novecento di Milano: dipinto che fu il fondamentale e immediato preludio al capolavoro senza tempo Les demoiselles d’Avignon. Ecco quindi che la mostra è pensata appositamente per essere ospitata nel cuore del museo che più di tutti a Milano racconta le culture del mondo.

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