Era nell’aria dalle prime settimane di gennaio e finalmente - oggi - possiamo dirlo: il Napoli ha vinto il suo terzo scudetto dopo aver letteralmente dominato la stagione calcistica 22-23.
Gli uomini guidati da Luciano Spalletti (allenatore da sempre tra i più decisivi in Italia, ma mai vincente), una volta conquistata la vetta hanno mantenuto un ritmo insostenibile per le rivali che – pur provandoci – si sono dovute arrendere, ammettendo la manifesta superiorità degli azzurri.
Nelle righe che seguono trovate un abbecedario emozionale con cui abbiamo cercato di regalare al Napoli campione una parola simbolo per ogni lettera dell’alfabeto. Ecco il risultato.
A come Azzurro. Accostato al bianco. Il colore, la maglia, l’appartenenza. Come il cielo e le nuvole e come il mare e la sua schiuma. Come il Napoli e la sua gente.
B come la curva più calda e calorosa. Almeno in questa stagione. La Curva B.
C di campionato. Giocato perfettamente e – di fatto – chiuso a gennaio. Poi la matematica ha evitato (fino ad oggi) facili conclusioni, ma la realtà era questa (e si sapeva da tempo): Campionato perfetto.
D come De Giovanni Maurizio. Il suo Il resto della settimana è un piccolo gioiello letterario che parla di Napoli, del Napoli e di tutte le nostre vite mescolate, intrecciate e malconce che a volte trovano il modo di raddrizzarsi seguendo la traiettoria di un pallone.
La E è quella di Entusiasmo. Trattenuto fino a un certo punto, ma poi esploso per le vie della città nel momento in cui è diventato palese che quest’anno il Napoli… era il Napoli!
F di Film. Il Presidente è un certo De Laurentiis. Lui sa come si fa e la stagione della sua squadra meriterebbe una pellicola. Il genere? Commedia romantica ambientata a Natale con colpi di scena e finale strappalacrime la sera della vigilia. Non so voi, ma io lo guarderei.
G come gol. Il propellente che ha portato il Napoli davanti a tutti. Cinque gol fatti alla Juventus in una sola sera. Dieci all’Ajax in due partite e nel giro di appena una settimana. Solitamente sempre (almeno) uno in più degli avversari.
H di Hotel. Banale, lo so. Ma non se ne trovava uno con una stanza libera nel weekend dello scudetto. Forse la migliore immagine per spiegare la voglia di far festa.
I di Italia. Campioni di. Il prossimo 4 giugno, dopo Napoli - Sampdoria, capitan Di Lorenzo alzerà la coppa e a quel punto tutti (ce ne fosse ancora bisogno) sapranno.
J come Jolly. Che nella mia testa ha il volto di Victor Osimhen. La carta da calare nel momento del bisogno. Senza di lui il Napoli fatica, con lui il Napoli vola, vince, viaggia verso la vera gloria.
La K appartiene all’uomo del destino. Ad agosto era uno sconosciuto, oggi è il miglior calciatore della Serie A. Tanto imprendibile sulla fascia quanto inatteso. Una gran fetta di tricolore appartiene al georgiano Khvicha Kvaratskhelia.
L come lucidità. In una città (e in una squadra) che troppo spesso ha pagato pegno a causa dell’eccessiva emotività, quest’anno ha colpito la lucidità con cui Spalletti & Co. hanno saputo far fronte alle difficoltà e hanno saputo mantenere la calma. Anche quando tutto andava (sin troppo) bene.
Maradona (Diego Armando). Tutto inizia con lui e tutto finisce con lui. Fosse ancora qui, potrebbe finalmente liberarsi della responsabilità del ricordo. Oltre tre decadi dopo, Napoli è stata in grado di vincere ancora. E oggi Maradona è soltanto leggenda e non l’ultimo ad aver vinto. Adesso puoi riposare e godertela, Diego!
N. Forse è banale, ma non può che essere Napoli. Fondata nel 1926, tre scudetti. Una città unica, faticosa e bellissima. Come una partita di calcio vinta all’ultimo istante. Come qualcuno che ti chiama una domenica sera e ti dice: il Napoli ha vinto, mangiamoci un pizza.
O come ‘o mar for’. Il mare fuori è quello della nota fiction che ha conquistato ascolti e spettatori. I tifosi del Napoli hanno recentemente preso in prestito un tormentone della serie per realizzare uno striscione che resterà nella storia: «Nun te preoccupa', ce sta 'o Napule Campione».
P di Presepe. Inutile girarci attorno. È iniziata la caccia alle statuine di tutti i calciatori del Napoli, dirigenza compresa, da mettere in salotto il prossimo dicembre. Chi mi regala quella di Spalletti?
Q è Quarantadue. Secondo la Guida galattica per gli autostoppisti è la risposta alla domanda fondamentale su La vita, l'Universo e tutto quanto. Secondo la smorfia napoletana è il caffè, anzi: ‘o caffè. La cosa bella è che le due cose non si escludono e anzi si completano. A Napoli, poi, chissà come è stato il primo caffè da Campioni.
R di Rosso. Come il cornetto anti-iattura da tenere a portata di mano. Ma non c’è mai stato spazio in questa stagione per le scaramanzie. Uno dei motivi è alla lettera successiva…
S come Spalletti. Mai un allenatore di una squadra ha meritato così tanto uno scudetto come Spalletti a Napoli. Una vita a inseguire le altre. Eterno secondo con la Roma, predestinato incompiuto con l’Inter. Vincente solo all’estero. Questo scudetto è di Luciano da Certaldo e a noi questa cosa piace da morire.
T. Trentatré. Gli anni che sono serviti al Napoli per tornare a vincere. Il numero da recitare davanti a un dottore per capire se si gode di buona salute. Napoli e il Napoli stanno bene. Non sono mai stati meglio. Ma anche T di Massimo Troisi. Il titolo di un suo film Scusate il ritardo divenne uno striscione iconico del primo scudetto e come non continuare il gioco, adesso, citando Ricomincio da tre?
U di Uomini. Celebre la frase di Spalletti presa in prestito addirittura da Shakespeare: «Uomini forti, destini forti. Uomini deboli, destini deboli. Non c'è altra strada». E che vuoi aggiungere?
V come Vesuvio. La montagna che domina la città. Ti segue mentre ti muovi e anche se non te ne accorgi è sempre con te. Un estremo difensore. Un baluardo. Oggetto di scherno e di cori idioti nelle curve di mezza Italia. Il Vesuvio c’è e gioca col Napoli.
W è semplicemente W. Come viva. W il Napoli campione.
Z di Zeta. L’ultima parola in questa veloce carrellata di lettere ed emozioni. Il Napoli ha vinto e la festa sarà unica, grandiosa e irripetibile. Ne parleremo per giorni, forse mesi. Per tutto il prossimo anno ogni volta che un giocatore del Napoli verrà inquadrato, quel triangolino tricolore cucito sul petto ci ricorderà l’incredibile annata del ventitré. Come un buon vino. Da bere insieme agli amici. Per ridere, scherzare e commuoversi anche un po’.
Jamm ja.
Di
| Fandango Libri, 2012Di
| Magenes, 2018Di
| Mondadori, 2016Di
| Piemme, 2023Di
| Sperling & Kupfer, 2022Di
| Minimum Fax, 2021Ti potrebbero interessare
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