Il protagonista adolescente del Diavolo in corpo (Le Diable au corps) porta alla sua amante diciottenne, Marthe, Una stagione all’inferno di Rimbaud e si compiace che lei ami Baudelaire e Verlaine, anche se in modo diverso dall’io narrante.
Ecco così rivelati, nella finzione romanzesca, i maestri del precocissimo talento di Radiguet, nato il 18 giugno 1903 e morto a soli vent’anni sul finire del 1923.
Ciò che impressiona nel romanzo di un amore-passione nato fuori da ogni recinto di rispettabilità borghese, appunto Il diavolo in corpo, è qualcosa che si sarebbe tentati di definire come la semplicità del suo scorrere, del suo precipitare quasi per forza propria, naturalmente, verso la catastrofe finale. Ecco: Radiguet ha sorpreso il mondo letterario francese per la sua geniale precocità e per la naturalezza, apparentemente senza fatica, del suo talento (si ricordi pure il romanzo successivo al Diavolo in corpo, vale a dire Il ballo del conte d’Orgel).
Ciò vale anche per le sue poesie, uscite postume nel 1925 con il titolo Le gote in fiamme (Les joues en feu) e pubblicate in Italia da Guanda, nella traduzione di Antonio Rauscedo e con la prefazione di Giuseppe Raimondi, nel 1960.
Un’aria familiare si individua tra il romanzo Il diavolo in corpo e le giovanili e sensuose poesie dell’autore. Si prenda ad esempio Incognito, che potrebbe figurare facilmente come un’appendice alla storia di amore adolescenziale narrata nel romanzo:
«Siamo quasi nudi falsa chiromante / So di ritratti di famiglia / che ne avrebbero molto rossore / Una strada deserta che un giorno / porterà il vostro nome / Scendono a terra le nubi / ci molestano il passo / I prigionieri sono / senza sospetto / Belve sorvegliano la capitale / Tuttavia / non siamo proprio cattivi / Datemi ve ne prego / La chiave dei campi».
Certo, Radiguet non è Rimbaud, anche se i due casi sembrano quasi naturalmente richiamarsi. Cioè la poesia di Radiguet non ha lo splendore ambiguo e sfuggente, le accensioni abbaglianti del fanciullo di Charleville. E tuttavia, è quasi irresistibile avvicinarli. Soprattutto, non avendo materialmente avuto tempo Radiguet di abiurare alla letteratura, ci si chiede che cosa avrebbe potuto fare nella giovinezza piena e nella maturità un talento tanto vivace.
Quello che ci resta di lui è sufficiente, comunque, ad attirare ancora la nostra attenzione. Nelle poesie colpisce, in particolare, l’insistenza sulla figura di Venere, madre di Amore. Alla stella che da Venere prende il nome dice il giovane poeta, con una struggente, improvvisa coscienza del destino:
O Venere, perché dopo nati, morire?
Non è il solo segno di turbamento per la brevità di ogni cosa:
La vita è un sonno dal quale / la morte ci strappa per i piedi / ed i capelli
C’è come una acerba maturità nel giovanissimo autore, che contrasta con la frase-motto (una delle varie che vi si rinvengono) del romanzo:
L’uomo molto giovane è un animale refrattario al dolore
In un’altra pagina del Diavolo in corpo c’è una citazione da Pascal, che sembra risuonare con forza, come un’ulteriore protesta contro tutto ciò che è freddo, stabilito, tiepido, quasi a racchiudere il mondo dell’autore:
Bisogna ammettere che, se il cuore ha le sue ragioni che la ragione non conosce, è perché questa è meno ragionevole del nostro cuore
Di
| Sellerio Editore Palermo, 2004Di
| Bompiani, 2021Di
| Edizioni di Storia e Letteratura, 2008Potrebbero interessarti
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