Una regina fra i cuori, o dell'importanza di chiamarsi Elisabetta

i dolori della regina finiscono per avvicinarla al popolo, perché sebbene ingigantiti dai media sono simili a quelli dei suoi sudditi e della gente in ogni paese

Come celebrare degnamente le esequie di un personaggio pubblico che ha saputo imporre il suo carisma in un arco di tempo lungo settant'anni, riuscendo a suscitare ammirazione presso un numero vastissimo di persone in tutto il mondo, indifferentemente da estrazione sociale e orientamento politico? Beh, una buona idea potrebbe essere quella di lasciare la parola a chi su quella figura ha scritto tanto, magari avendo anche occasione di incontrarla di persona. E allora, ci siamo rivolti al nostro uomo all'Avana - pardon: al nostro fantastico corrispondente da Londra: Enrico Franceschini, che arriva in questi giorni in libreria con un libro che promette di placare la sete di tantissimi lettori. "Elisabetta II. L'ultima grande regina" è un libro ricco di informazioni, racconti e testimonianze di prima mano; un libro per aprire una breccia in un mistero che è bene rimanga tale almeno in parte. Franceschini è bravissimo, però, a dosare aneddoti e diluirli all'interno di un disegno storico che coincide con gli snodi cruciali della politica, del costume e dei cambiamenti culturali di un intero Paese. 

Ciao Enrico! Cominciamo dall'inizio, se sei d'accordo. Nei decenni che hanno segnato la parabola pubblica della regina, qual è il momento in cui la riluttante Lilibeth abbraccia il suo destino e fiorisce come la regina che sarà?


In un certo senso quando suo padre eredita il trono, dopo l'abidcazione del fratello, re Edoardo, che rinunciò al trono per sposare una divorziata americana. Ma simbolicamente il momento cruciale per la giovane Elisabetta è l'incoronazione, che avviene un anno e quattro mesi dopo la sua ascesa al trono: viene unta con olio santo, in passato questa cerimonia dava al monarca un potere divino, per Elisabetta non è più così ma sente una sorta di 'chiamata', la consapevolezza che il suo dovere è servire il suo popolo 'fino alla fine', come ripeterà più volte.

La storia di tutte la grandi figure del Novecento è segnata da una precisa consapevolezza dei mass media e del modo migliore di usarli. In questo senso, Elisabetta è stata davvero una grande precorritrice – anche se ha impiegato del tempo, per realizzarne il potenziale - e una grandissima interprete dell’importanza della televisione…

Era scettica riguardo alla tivù, almeno all'inizio. A spingerla in quella direzione fu il marito, il principe Filippo, entusiasta di ogni innovazione tecnologica. L' incoronazione trasmessa in diretta tivù nel 1953 fu il primo grande evento mediatico globale della storia. Poi venne la decisione di pronunciare l'annuale discorso di Natale alla nazione in tivù, non più per radio. Quindi Filippo la convince a farsi filmare per un documentario della Bbc sui momenti privati della famiglia reale. È un The Crown ante litteram: la telenovela reale, girata nella realtà.

 

Elisabetta II 1926-2022. L'ultima grande regina

Una nuova e affascinante biografia che ripercorre la vita di Elisabetta II fino agli ultimi istanti, per celebrare uno dei personaggi più significativi del ventesimo e del ventunesimo secolo. Una regina come nessun’altra.

Parenti serpenti, anche a Buckingham Palace o a Balmoral: la figura di Elisabetta ha assunto ancor più spessore in opposizione a uno sfondo spesso sfocato, opaco, o comunque che lei non riteneva all’altezza della famiglia reale. Sono proverbiali le vicende che l’hanno vista opporsi – più o meno apertamente – a certe intemerate di sua nuora Diana, prima, poi di Meghan e Harry e non parliamo neppure di Andrea (caso a sé, per le implicazioni di corruttela e indegnità evidentissime)… in fondo, quella offerta dai Windsor è una grande narrazione popolare, ed è forse questa una delle radici più forti dell’amore che la gente – non solo gli inglesi – provano. Sei d’accordo?

Ogni famiglia infelice è infelice in modo diverso, scrive Tolstoj nel famoso incipit in 'Anna Karenina'. Ma i dolori della regina finiscono per avvicinarla al popolo, perché sebbene ingigantiti dai media sono simili a quelli dei suoi sudditi e della gente in ogni paese: figli che divorziano, tre su quattro nel suo caso, nipoti che litigano perché le mogli appartentemente non vanno d'accordo, scandali imbarazzanti. Anche se ben poche famiglie diciamo "normali" devono confrontarsi con un figlio accusato di violenza sessuale su una minorenne, com'è capitato alla regina con il principe Andrea.
E per risolvere il problema con un accordo extragiudiziario, la sovrana ha dovuto pagare di tasca propria 12 milioni di sterline, perché Andrea non li aveva.


Ci racconti qualcosa degli incontri di sua Maestà con il pittore Lucien Freud, celeberrimo pittore e nipote di Sigmund?

È uno dei tre ritratti più famosi della regina, uno dei più controversi, perché è piccolissimo e, secondo i suoi critici, sembra che Freud abbia dipinto la regina con la barba. In realtà rivela qualcosa della sua anima determinata e votata al senso del dovere. Per ritrarla, Freud ha fatto a meno del suo abbigliamento abituale quando dipinge un ritratto: nudo, con soltanto un camice addosso. Contro ogni previsione, forse perché quasi coetanei, pittore e soggetto trovarono un'intesa e si piacquero.

Oggi si celebrano in grande pompa le esequie di una donna il cui riflesso pubblico è sempre stato improntato a compostezza e riservatezza. Come pensi avrebbe reagito, Elisabetta, di fronte all’ondata emotiva suscitata dalla sua scomparsa?

Da un lato le avrebbe fatto piacere: ha detto lei stessa, in occasione del Giubileo per i suoi settant'anni sul trono o dopo la morte del marito Filippo, che le manifestazioni di affetto da parte di così tanti cittadini britannici le hanno dato conforto. D'altro canto, mostrare le emozioni non faceva parte del suo carattere e ogni tanto è stata criticata proprio per questo, come quando non esibì abbastanza cordoglio per la morte della principessa Diana. Lo stiff upper lip, quel tratto tipico del carattere inglese che possiamo tradurre con stringere i denti davanti alle avversità, aveva in Elisabetta il suo interprete più forte.

“Proprio ora che ce l’avevo quasi fatta!”, sembra di intuire dietro ai labiali stizziti di Re Carlo III. Il monarca riluttante riporta una figura maschile al centro della corona britannica e inaugurando – presumibilmente – una lunga teoria di successori maschi. E già abbiamo la precisa percezione di quanto una figura femminile come quella di Elisabetta mancherà, per lo spirito e l’intelligenza con cui ha saputo interpretare il suo difficile ruolo…

Non c'è dubbio che Elisabetta mancherà ai suoi sudditi, perlomeno ai fan della monarchia: non dimentichiamo che un 30-40 per cento della popolazione britannica sarebbe favorevole alla repubblica. Gli arresti di persone che gridavano contro la monarchia, nei giorni scorsi, hanno suscitato critiche, sono stati visti come un attacco alla libertà di opinione. E c'è chi ha criticato come eccessivamente deferente il coverage della BBC. Detto questo, Elisabetta II è stata un personaggio storico, l'ultimo grande del Novecento che se ne va: la sua scomparsa meritava attenzione e ha suscitato grandi emozioni. Un'altra come lei non ci sarà più, almeno per un secolo, perché a succederle saranno tre re, Carlo III, poi William, poi George.

Lytchee Martini e duck salad: stasera brinderai così, alla memoria della Regina?

Mi piacerebbe sicuramente: sono il drink e il piatto miei preferiti da Hakkasan, il ristorante cinese di Londra, su Bruton street, situato nell'edificio in cui venne al mondo Elisabetta II.
Ma a chi vuole provare l'ebbrezza di bere e mangiare nelle stanze dei suoi primi vagiti, un avvertimento: è estremamente caro.

Grazie mille, allora, Enrico! 

Grazie a voi, amici!

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Enrico Franceschini è scrittore e giornalista. Ha ricoperto il ruolo di corrispondente per il quotidiano “la Repubblica”, nelle sedi di Londra, New York, Washington, Mosca e Gerusalemme. La sua opera Vivere per scrivere è stata finalista al Premio Estense nel 2018. Tra i suoi libri: Londra Babilonia (Laterza, 2011), Vinca il peggiore. La più bella partita di basket della mia vita (66th and 2nd, 2017), L' uomo della Città Vecchia (Feltrinelli, 2017), Vivere per scrivere. 40 romanzieri si raccontano (Laterza, 2018), Bassa marea (Rizzoli, 2019) e Ferragosto (Rizzoli, 2021). Fonte immagine: sito editore Feltrinelli.

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