La trilogia della Patria del giornalista e scrittore Enrico Deaglio è una raccolta in presa diretta dei fatti più importanti che hanno segnato la storia del nostro paese dal 1967 al 2020. I volumi:
Nel 1967 Gianni Morandi canta "C'era un ragazzo che come me", De André "Via del Campo2 e Luigi Tenco si spara un colpo di pistola al Festival di Sanremo: si sente nell'aria che qualcosa sta per succedere, e infatti comincia un decennio di rivoluzioni, conquiste, speranze, disamori e misteri. Ma che cosa è successo davvero in quel decennio?
13 aprile 1967, Roma
La sera del 13 aprile all'autista, Carlo Cafiero, che lo accompagna a casa a bordo della sua Mercedes, Totò confessa:
Cafie', non ti nascondo che stasera mi sento una vera schifezza
A casa il sorriso di Franca (Faldini) gli restituisce un po' di serenità, ma forti dolori allo stomaco lo costringono a chiamare il medico, che giunto subito gli somministra dei medicinali, raccomandandogli di stare tranquillo.
Trascorre l'intero pomeriggio del 14 aprile in casa a parlare con Franca del futuro, dell'estate che sopraggiunge e del suo desiderio di godersi
le vacanze a Napoli, sopra Posillipo.
A sera consuma una minestrina di semolino e una mela cotta, poi i primi sintomi: tremore e sudore.
"Ho un formicolio al braccio sinistro", mormora pallidissimo. Franca capisce subito: è il cuore.
Vengono avvertiti la figlia Liliana, il medico curante, il cardiologo professor Guidotti, il cugino-segretario Eduardo Clemente. Gli vengono somministrati dei cardiotonici, ma le condizioni non migliorano.
Alle 2 di notte si sveglia e rivolgendosi al cardiologo dice:
Professo', vi prego, lasciatemi morire, fatelo per la stima che vi porto. Il dolore mi dilania, professo'. Meglio la morte
Rivolgendosi al cugino: "Edua', Edua', mi raccomando. Quella promessa: portami a Napoli".
Le ultime parole sono per Franca: "T'aggio voluto bene, Franca. Proprio assai".
Sono le 3.30 del 15 aprile 1967.
Le ultime parole di Totò non trovano però riscontro nel racconto della figlia Liliana, secondo la quale le ultime parole del padre furono:
Ricordatevi che sono cattolico, apostolico, romano
Il 17 aprile alle 11.20 la salma viene portata nella chiesa di Sant'Eugenio in viale Belle Arti e, dopo una semplice benedizione, inizia l'ultimo suo viaggio verso Napoli. Giunge nella città natia alle 16.30 e già vicino al casello dell'Autostrada del Sole c'è una marea di gente.
Nella basilica del Carmine Maggiore lo attendono circa tremila persone, mentre altre centomila sostano nell'immensa piazza antistante.
Un lungo applauso saluta per l'ultima volta Totò, poi il suono delle campane.
Si dice che alcune persone siano colte da malore, per lo spavento provato nel vedere, lì ai funerali, Totò vivo.
L'uomo che tanto assomiglia al Principe è Dino Valdi, professione attore cinematografico, per molti anni controfigura di Totò.
Dopo la cerimonia, la salma è portata nella cappella di famiglia dei De Curtis, dove viene sepolto accanto al padre Giuseppe, alla madre Anna, e a Liliana Castagnola.
L'orazione funebre la pronuncia Nino Taranto:
«Amico mio, questo non è un monologo, ma un dialogo perché sono certo che mi senti e mi rispondi. La tua voce è nel mio cuore, nel cuore di questa Napoli che è venuta a salutarti, a dirti grazie perché l'hai onorata.
Perché non l'hai dimenticata mai, perché sei riuscito dal palcoscenico della tua vita a scrollarle di dosso quella cappa di malinconia che l'avvolge. Tu, amico, hai fatto sorridere la tua città, sei stato grande, le hai dato la gioia, la felicità, l'allegria di un'ora, di un giorno, tutte cose di cui Napoli ha tanto bisogno.
I tuoi napoletani, il tuo pubblico è qui. Ha voluto che il suo Totò facesse a Napoli l'ultimo "esaurito" della sua carriera e tu, tu maestro del buonumore, questa volta ci stai facendo piangere tutti.
Addio Totò, addio amico mio. Napoli, questa tua Napoli affranta dal dolore vuole farti sapere che sei stato uno dei suoi figli migliori e non ti scorderà mai.
Addio amico mio, addio Totò.»
Qualche giorno dopo, come racconta la figlia Liliana, un capogruppo del Rione Sanità, "Naso 'e cane", chiede e ottiene la presenza di Liliana per una sorta di funerale-bis da farsi il 22 maggio nella chiesa di San Vincenzo al Rione Sanità, dove Totò era nato:
Sebbene la bara fosse vuota c'era la stessa folla piangente e acclamante di qualche giorno prima
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