80 anni alla corte di Macca

E così Paul McCartney ha compiuto ottant'anni.
Sembrano perfino pochi, considerato tutto quello che ha fatto. Dovrebbe averne qualche migliaio, come una divinità.
Ma sembrano anche tanti, date la creatività, l'energia e l'inventiva che ancora dimostra.

McCartney III è un disco che devo ancora finire di studiarmi bene, per trovare tutte le perle nascoste fra le pieghe di canzoni solo apparentemente scarne, lineari. E se l'è pure suonato tutto da solo, diavolo di un Macca! 

Per una volta, mettiamo da parte i Beatles.
Sarebbe troppo facile, troppo scontato. E poi si finirebbe nella vetusta e inutile diatriba: McCartney versus Lennon.
Come se abbia mai avuto senso una contrapposizione, come se insieme non siano stati più grandi della somma aritmetica delle loro parti (e come se George Harrison e Ringo Starr non abbiano contato nulla).

Concentriamoci sul resto della produzione di Paul McCartney, che senza i Beatles, ha realizzato una trentina di dischi.
Talvolta memorabili, mai inutili. Spesso sorprendenti.

Partiamo dai Wings, band a cui io stesso mi sono avvicinato con molta cautela e troppi pregiudizi.
Venivo dal post punk, passando per il rock più o meno pesante e alternativo. Chiaro che provavo diffidenza per il pop, che nei dischi dei Wings raggiunge la sua forma più alta e perfetta.

Dischi imponenti, perfetti e perfezionistici, ma non per questo freddi. Come non lasciarsi trascinare e commuovere dall'inno Live and Let Die? (E, per inciso, sono l'unico a trovare abbastanza superflua la cover dei Guns N' Roses?) Ma l'album migliore dei Wings, non soltanto a mio modesto parere, è Band on the Run, che - per essere pop - picchia pure piuttosto duro. 

La discografia personale, solista, di Paul McCartney è roba in cui perdere la testa e, un po', il portafogli.
Ammetto di avere parecchi buchi, ma la cosa in un certo senso mi rincuora: tanta roba bella che posso ancora procurarmi e scoprire.

Flowers in the Dirt è un disco impressionante.
Per l'occasione, alla corte di Macca si raduna gente come Trevor Horn, David Gilmour, Nicky Hopkins, Richard Niles e, soprattutto, Elvis Costello. Secondo la leggenda, McCartney vide in quest'ultimo una sorta di nuovo Lennon, con cui fare coppia. Che sia vero o meno, l'alchimia comunque funziona alla grande, in quello che in effetti è forse il prodotto più beatlesiano del Macca solista.

Ho ascoltato tantissimo Chaos and Creation in the Backyard, con le sue canzoni intimiste, sofferte e viscerali.
Per paradosso, sembrano frutto di turbamenti giovanili, anche se composte quando McCartney aveva superato i sessant'anni.

In questo senso, stupisce ancora di più New, che nel 2013 suona totalmente al passo con i tempi, se non un po' più avanti, e dà una lezione ai Coldplay già in fase calante.

A proposito di sperimentazioni, concludo con una sfida.
Non è un album semplice da trovare, ma vi invito a procurarvi Strawberries Oceans Ships Forest, dell'incredibile band chiamata The Fireman, costituita da Paul McCartney insieme a Youth, ex membro dei Killing Joke e validissimo produttore.
Disco di purissima e scintillante musica elettronica, a tratti dance, che ci crediate o no.

Del resto, c'è da scommettere che con Paul McCartney le sorprese non siano ancora finite...