Tracce di Tito

Foo Fighters, Queens of the Stone Age e Nine Inch Nails: attenti a quei tre!

Taylor Hawkins, il batterista dei Foo Fighters, se n'è andato.
Brutto colpo, che inevitabilmente ne rievoca un altro, recente: la scomparsa di Mark Lanegan.
Non mi risulta che i due abbiano mai collaborato, ma i gradi di separazione erano pochissimi.
Facevano entrambi parte di quel giro lì, di alt rock e post grunge, che si è imposto a cavallo fra il vecchio e il nuovo millennio.

I Foo Fighters di Dave Grohl, i Queens of the Stone Age di Josh Homme e i Nine Inch Nails di Trent Reznor sono stati una santissima trinità, che ha lasciato un segno indelebile. Accumunati da una volontà di sperimentare, di rimettersi sempre alla prova, mantenendo il contatto con un vasto pubblico. Musica che è testimonianza e riflesso di un'epoca di trasformazione.

Certo, le strade poi si sono divise e un po' perse. I Foo Fighters sono diventati sempre di più una band mainstream, di quelle che passano nelle radio e riempiono le arene. I Queens of the Stone Age sembrano aver perso la spinta, tant'è che il loro ultimo disco, il forse un po' sottovalutato Villain, risale a cinque anni fa. Mentre i più duri e puri sono rimasti i NIN, ritornati alle loro radici industrial.

Comincio proprio da loro, per stilare una discografia minima ed essenziale del suddetto triumvirato...

C'è poco da fare e ancor meno da discutere: The Downward Spiral, del 1994, è il più importante album dei Nine Inch Nails, e una pietra angolare della storia del rock. Cupo, violento, disperato. Maniacale e perfetto nella realizzazione, ma immediato e viscerale nei risultati. È il disco di capolavori come Hurt e Closer. Però io amo molto, a volte addirittura di più, il successivo The Fragile, del 1999, che ha un'anima più rock ed elettrica. Detto ciò, anche a pescare un disco a caso dei NIN non c'è il rischio di sbagliare. Restano uno dei miei gruppi preferiti (in realtà un duo, formato da Trent Reznor e Atticus Ross).

Per quanto riguarda i Queens of the Stone Age, vi ho già consigliato in questa sede il poderoso Songs for the Deaf, del 2002, a cui ora aggiungo Lullabies to Paralyze, che rinuncia a un po' di grinta per guadagnare qualcosa in lirismo e malinconia. Contiene una ballad "spezza-cuore" meravigliosa, I Never Came.

Infine scelgo due dischi anche per i Foo Fighters. Con un atto di pentimento: all'epoca, infatti, faticai ad avvicinarmi al loro omonimo esordio (1995). Non mi volli fidare, all'inizio. Forse ero ancora troppo pieno di amore per i Nirvana. Con il tempo, ho però imparato ad apprezzare un disco ricchissimo di idee, riferimenti e cambi di genere, eppure coerente e compatto per freschezza e carica vitale. Cose che non mancano pure in Wasting Light, del 2011, zeppo di anthem da cantare in coro sotto un palco e, allo stesso tempo, duro e sferzante, con un retrogusto punk.

Bonus track. Se poi, per concludere, volete sentire che cosa possono combinare insieme Dave Grohl, Josh Homme e Trent Reznor, andatevi a cercare Mantra (un titolo che la dice lunga), sulla colonna sonora di Sound City, documentario del 2013 diretto da Grohl stesso.

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