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Cinque martedì d'inverno di Lily King

Lily King torna in libreria, ma questa volta con addosso altri panni: per la prima volta si cimenta con i racconti. Un genere ostico, che attrae e respinge i lettori. E in più, se non bastasse, sei anche un’autrice americana e devi confrontarti con antesignani mica da ridere, che hanno contribuito a fare della narrativa breve il marchio di fabbrica di un’intera nazione.

Eppure King è una riscoperta. Anzi, anche in questo caso, la riconferma di una voce. Già, perché il tratto distintivo di questa scrittrice è proprio la voce, che riecheggia insieme a quelle di Anne Tyler o Alice Munro. E succede un incanto piccolo ma sempre bello da incontrare. Mentre si legge accade di sentire la vicinanza. Si sentono le barriere fra lettura e scrittura che crollano e lasciano solo spazio alle cose che conosciamo, così che possano fluire.

Cinque martedì d'inverno

In poche pennellate, Lily King riesce a spalancare mondi che parlano di amore, vergogna, libertà, cimentandosi con un genere nuovo e difficile, soprattutto per un'autrice statunitense: il racconto breve.

Quella mattina, però, senza preavviso affiorò una frase: una strana e imprevista catena di parole che increspò la superficie disegnando un arco lungo e sublime. Affrettandosi a scriverla, sentiva l’urgenza di altre parole; due frasi distinte che si contendevano il posto dopo la prima, e poi altre idee si staccavano da quelle due; e dove c’era stata, ormai per tanto tempo, un’arida vacuità ci fu un verde terreno fertile, e qualsiasi sentiero avesse scelto sarebbe stato quello giusto. Le parole la sommersero: la mano soffriva a tenere il passo e su tutto questo la mente cantava ecco, ecco, e lei sorrideva. Il bambino mugolò nel monitor.

Ecco. Nelle parole è vivo quell’atto primario che spesso si dimentica quando si prende una penna in mano o si batte su una tastiera: c’è sempre una persona dall’altra parte. Perché l’atto della scrittura è solitario, ma al contempo collaborativo – ha bisogno della consapevolezza che qualcuno leggerà e che il mondo in cui entrerà, non perfetto, sarà tanto scomodo quanto accogliente. Così un lettore resta. E questo Lily King sembra saperlo bene. Come sa che la scrittura non ingrana, cambia strada e ti sembra di essere sul sentiero giusto, da camminare. Poi c’è un mugolio e ti interrompe. Porta altrove la scrittura, la vita.

Le sue storie sono tutte immerse in mondi che possiamo conoscere, che tocchiamo con mano – testimonianze di umanità quotidiana. Hanno la capacità di diventare un po’ nostre. Forse non le metteremmo giù con la stessa eleganza, con quella voce, ma incredibilmente, ci somigliano.

E chissà se la letteratura serve davvero per l’empatia, per l’analisi, ma qualsiasi cosa voglia dire immedesimarsi, qui succede – anche solo per un attimo. Il lutto, la scelta, l’indecisione, l’attrazione, il sesso, la vergogna, l’amore, la crudeltà. Sono tutti tasselli in cui inciampiamo e che evitiamo, non sono messi in fila, ma stanno lì e ogni tanto li prendiamo – composizioni e scomposizioni. La corporeità vera della somiglianza in questi racconti è nei gesti, in quelli in cui speriamo di non essere visti, riconosciuti, è nel tradimento del nostro corpo, un corpo di cui non vogliamo sapere ma di cui ci fa gola leggere. Questa è la materia ancestrale delle storie, nessuna novità. Ma è sempre un piacere trovare qualcuno che la maneggi con grazia, come utensile d’artigiano, con coraggio e con paura dei tasselli da assemblare.

Un giorno avrei tentato di fissare tutto questo con le parole

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Conosci l'autrice

Dopo aver ottenuto una specializzazione in scrittura creativa Lily King comincia a insegnare in diverse università statunitensi coltivando al contempo la passione per la letteratura. Sebbene il suo primo romanzo risalga al 1999, è solo nel 2014 con Euforia – ispirato alla giovinezza dell’antropologa Margaret Mead – che Lily King raggiunge l’incisiva intensità stilistica che le permette di ottenere il plauso della critica e il favore dei lettori. Con Scrittori e amanti (Fazi 2021) Lily King conferma appieno il proprio talento e mostra il completo conseguimento di un’incontestabile maturità narrativa.

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