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Hidden Valley Road di Robert Kolker

Per una famiglia, la schizofrenia è innanzitutto un’esperienza emotiva, come se le fondamenta della famiglia stessa s’inclinassero per sempre nella direzione del parente malato. Basta un figlio schizofrenico a cambiare completamente la logica interna di quella famiglia.

Una storia straziante, a tratti incredibile, dolorosamente vera. Hidden Valley Road è un libro a metà tra un diario e una cartella clinica che segue le vicende di una famiglia americana della metà del secolo scorso con dodici figli, a sei dei quali viene diagnosticata la schizofrenia. Di fronte a un avvenimento del genere, "caso" e" "sfortuna" vengono messi da parte per cercare disperatamente la radice del problema, in un'analisi della malattia che è diventata, negli anni a seguire, la grande speranza della scienza nella ricerca per i disturbi mentali e la loro componente ereditaria.

Don e Mimi Galvin sembravano vivere il sogno americano: dopo la Seconda guerra mondiale, il lavoro di Don con l'Air Force li porta in Colorado, dove mettono al mondo i loro dodici figli nel periodo del baby boom: il più grande, Donald, nasce nel 1945, la più giovane, Mary, nel 1965. In quegli anni esisteva un copione consolidato per una famiglia come i Galvin: senso del dovere, duro lavoro, mobilità verso l'alto, armonia domestica - ed è innegabile che i Galvin faranno del loro meglio per calarsi nella parte.

Hidden Valley Road. Nella mente di una famiglia americana

La famiglia Galvin è la personificazione del sogno americano: il padre Don si avvia a una brillante carriera nell’esercito e i suoi numerosi trasferimenti non impediscono alla coppia di mettere al mondo ben dodici figli. Ma le cose, con l’adolescenza, cominciano a non andare come dovrebbero. Il figlio maggiore mostra comportamenti strani e aggressivi, seguito nel giro di poco tempo da altri cinque fratelli. In un crescendo di allarme, violenze e angoscia, la famiglia Galvin precipita in una spirale che non le lascerà scampo: a sei dei figli viene diagnosticata la schizofrenia, e la loro vita non sarà mai più la stessa.

Insomma, sembravano incarnare tutto ciò che di grande e di buono c’era nella loro generazione, in particolare una buona dose di ottimismo a stelle e strisce (chiunque metta al mondo dodici figli, molti degli ultimi contro il parere dei medici, non può che essere un ottimista). A mano a mano che la loro famiglia cresce, vedono andare e venire interi movimenti culturali, "fino a quando tutti i Galvin diedero il loro contributo alla cultura, diventando un monumentale caso di studio della malattia più misteriosa dell’umanità."

Dietro le quinte della famiglia perfetta, infatti, la vita gli ha riservato ben altro copione: crolli psicologici, violenza improvvisa e scioccante, abusi nascosti. Entro la metà degli anni '70, per sei dei dieci figli maschi dei Galvin, uno dopo l'altro, la diagnosi è univoca e incontrovertibile: si tratta di schizofrenia.

Nel corso del libro Kolker non risparmia un linguaggio crudo e clinico che, capitolo dopo capitolo, ci accompagna nelle innumerevoli lotte della famiglia Galvin e, contestualmente, ci mostra come e quanto si è evoluta la nostra comprensione scientifica della schizofrenia negli ultimi 50 anni. Comprensione che, probabilmente, non avrebbe goduto di una così rapida evoluzione senza i Galvin.

La precisa sequenza genetica della schizofrenia è rimasta inafferrabile; la sua esistenza si annuncia in maniera fugace, come ombre tremolanti sulla parete di una caverna.

La scrittura è percettiva, la storia è avvincente e, per ottenere dei dati così meticolosi, è evidente quanto tempo l'autore abbia trascorso a interagire con la famiglia e a intervistarne ogni singolo membro, in particolare la madre e le due figlie.

La famiglia Galvin è il vero "eroe protagonista" del libro: non solo tutti e quattordici hanno condiviso il proprio DNA e le scansioni cerebrali con l'autore del libro e con diversi ricercatori, ma si sono svestiti di quel pudore tutto americano che imponeva di salvare le apparenze raccontando senza filtri ogni aspetto della loro quotidianità, aiutando così a rimuovere il velo di segretezza e vergogna associato alla malattia mentale.

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