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I libri si sentono soli di Luigi Contu

L'ultima volta che vidi mio padre mi parlò di libri

Questo l'incipit dell'opera di Luigi Contu I libri si sentono soli. Ora, visto che mio padre era un libraio e che la sua passione smisurata per il lavoro si è trasferita naturalmente nel mio Dna (andando però controcorrente rispetto alla darwiniana legge dell'evoluzione e alimentando ovviamente un comune senso di inferiorità paterna), e laddove intorno all'oggetto libro ho sviluppato tutta la mia vita, capirete che con un titolo così e con una frase di tale rilevanza, il libro non poteva non coinvolgermi fin dalla prima riga. 

Anche perché i due temi fondamentali del romanzo sono certamente i libri (se vi fosse sfuggito), con tutto il loro bagaglio di conoscenze che ci trasmettono, ma anche il rapporto che noi figli abbiamo con i nostri padri e con le loro figure ingombranti. 

I libri si sentono soli
I libri si sentono soli Di Luigi Contu;

Le parole di un padre al figlio passano il testimone di una biblioteca di famiglia e di tutte le storie che quei libri, raccolti per tre generazioni, hanno l'impazienza di raccontare. Luigi Contu le insegue con l'intuito del cronista e la grazia dello scrittore, in un'indagine che parte da un appunto perduto per dare vita a un appassionante viaggio che attraverso i libri conduce nella storia di una famiglia, intrecciata con le vicende italiane, dai primi del Novecento ad oggi.

La storia inizia con un figlio (il nostro autore) al capezzale del padre gravemente malato.

In quei momenti così tristi e unici l'uomo anziano consegna al figlio un pizzino che dà riferimenti e indicazioni sulla biblioteca di famiglia affinché i libri in essa conservati siano custoditi e protetti.

Un testamento culturale o meglio una mappa del tesoro, quel tesoro chiamato libro!

Da questo punto di partenza si snoda la storia, che ha quattro protagonisti assoluti, come fosse una piece teatrale: oltre a chi scrive, cioè Luigi Contu, direttore dell'Ansa, la prima figura che emerge in maniera potente è suo nonno, Rafaele Contu, letterato e giornalista dei primi decenni del '900.

Senza dilungarmi troppo sulla sua biografia mi piace evidenziare che questo illustre intellettuale e importante traduttore è stato amico fraterno di Giuseppe Ungaretti e editore di tanti poeti dell'epoca, (Valery, Saba, Montale, Malaparte, D'Annunzio) e che da giovane curò' la traduzione italiana della teoria della relatività di Einstein.

É facilmente immaginabile che biblioteca straordinaria possa aver lasciato questo illustre letterato ai propri eredi. 

E l'erede in questione è Ignazio Contu, ovvero il secondo protagonista della nostra storia, che, come abbiamo visto, "da il la" alla narrazione, lasciando quel famoso pizzino al figlio. Anche lui comunque giornalista di rilievo nel panorama italiano, poi affermatosi come eccellente consigliere politico, attraverso le importantissime esperienze nei governi Fanfani e Dini.

Sarà quindi lui a rilevare al figlio quanto sia vasto e profondo il valore dei libri custoditi nella casa di famiglia e quanto sia fondamentale avere un'idea di come essi sono disposti all'interno della casa stessa. 

I libri vivono una vita propria che si incrocia con la nostra. Se li lasci abbandonati sugli scaffali per troppo tempo si intristiscono. Non basta comprarli e leggerli. Vanno vissuti, curati, consumati, soprattutto quelli che ti sono piaciuti di più o che ti hanno colpito, emozionato, magari turbato. Devi continuare a viverli anche dopo che hai finito di leggerli. I libri si sentono soli Luigi, come noi

È questo il faro della storia, che è intrisa dell'immensa passione nei confronti dei libri, ma è anche una lunghissima saga familiare che attraversa diverse epoche e contesti storici. 

Pagina dopo pagina scopriremo le vicende letterarie di quei volumi - altrettanto protagonisti della storia - i loro segreti e il significato che hanno avuto nelle le vite dei Contu, in un parallelo sempre più profondo che riguarda, come dicevo all'inizio, tanti di noi. Infatti tra le pieghe di quei libri si rivelerà quel complicatissimo rapporto padre-figlio, dove la comunicazione e l'ascolto sono fondamentali, dove le differenze generazionali si evidenziano e si risolvono parlando simbolicamente di libri.

Ricordai che mio padre mi aveva raccontato che alla morte di Raffaele si era ritrovato a dover mantenere la madre e i suoi quattro fratelli. Ma non sapevo che gli avesse affidato la direzione del periodico (Scienza e Vita)...Un vero e proprio passaggio di consegne tra mio nonno e mio padre si è materializzato davanti ai miei occhi....Una staffetta che fece partire la lunga carriera professionale di mio padre. Una eredità culturale che ora ho raccolto io, in quell'ultimo colloquio in ospedale.

Oltre a tutto questo troveremo tanta storia d'Italia, più precisamente dal periodo del ventennio fascista sino agli anni di piombo, che attraversa tra mille aneddoti e curiosità le vite dei nostri protagonisti e ci consegna immagini di vita vera dietro alle grandi questioni che hanno percorso il nostro paese (uno su tutti il ricordo di un pomeriggio di studio con Enrico Berlinguer).

Leggendo questo profondissimo romanzo-memoir spero che anche voi scopriate quanto i libri possano segnare l'esistenza di ognuno di noi, contribuendo in maniera indelebile alla formazione della nostra identità.

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