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Il barone rampante di Italo Calvino

La gioventù va via presto sulla terra, figuratevi sugli alberi, donde tutto è destinato a cadere: foglie, frutti

Il barone rampante racconta la storia, ambientata nel Settecento, di Cosimo di Piovasco di Rondò, figlio di una famiglia nobile, che, un giorno, all’età di dodici anni, si rifiuta di mangiare un piatto di lumache. In aperto disaccordo con suo padre, sale sull’albero del suo giardino, promettendo di non scendere mai più.

Ed effettivamente, lui così fa. Inutili i tentativi dei suoi genitori e di suo fratello - il narratore della storia - di convincerlo: non c’è verso, Cosimo rimane sull’elce del suo giardino.

Eppure Il barone rampante non è semplicemente la storia di una disobbedienza, di un allontanamento: Cosimo si distacca sì dalla sua famiglia e dalla vita “normale”, ma non smette affatto di vivere.

Il barone rampante
Il barone rampante Di Italo Calvino;

Un ragazzo sale su di un albero, si arrampica tra i rami, passa da una pianta all'altra, decide che non scenderà più. Trascorre l'intera vita sugli alberi, una vita tutt'altro che monotana, anzi: piena d'avventure, e tutt'altro che da eremita.

Anzi, fin da subito, si sposta: non rimane nel suo giardino, ma, albero dopo albero, viaggia in lungo e in largo.

“I rami si sbracciavano, alti ponti sopra la terra”: quello in cui Cosimo vive è di fatto un mondo parallelo, una rete di strade fatte di rami e di foglie, da cui lui osserva la realtà sottostante. Ma non si limita a osservare: Cosimo partecipa, aiuta chi ha bisogno, incontra, ama, legge, soffre, viaggia. Si innamora di Viola, la ragazza che abita accanto a casa sua; conosce Gian dei Brughi, un brigante appassionato di libri; guida un attacco contro dei pirati turchi; incontra persino Napoleone.

Cosimo è agile, veloce, tanto quanto la lingua che Calvino utilizza per raccontare la sua storia.

E lo spazio di un albero, che può sembrare così limitato, e tutta la situazione, che inizia semplicemente come una disobbedienza, si trasforma in un muoversi continuo, pieno, dinamico, vitale.

Cosimo vive tutta la sua vita sugli alberi, invecchia, e noi invecchiamo con lui.

“La gioventù va via presto sulla terra, figuratevi sugli alberi, donde tutto è destinato a cadere: foglie, frutti”.

Calvino crea un mondo parallelo colorato e in evoluzione, in cui fa muovere il suo personaggio, un mondo che rimane comunque strettamente connesso a quello sulla terra.

Un andirivieni a Ombrosa, il paese immaginario dove è ambientato tutto, che però ha tutte le caratteristiche del paesaggio ligure. Anche il paesaggio, nel corso della storia, come Cosimo, cambia, e gli stessi alberi alla fine scompaiono;

Si direbbe che gli alberi non hanno retto, dopo che mio fratello se n’è andato…”.

Perché Cosimo, alla fine, ormai vecchio, se ne va. Però non scende, non rompe la sua promessa, anzi, trova il modo per salire ancora.

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Conosci l'autore

 

 

Figlio di due scienziati (il padre è agronomo, la madre biologa) nasce a Cuba dove i genitori dirigevano l'orto botanico di Santiago de las Casas, vicino a L'Avana. Tornata in Italia la famiglia, a Sanremo, frequenta le scuole nella città ligure e, terminato il liceo si iscrive ad Agraria, ma interrompe l'Università per evitare l'arruolamento forzato e dopo l'8 settembre si unisce alle brigate partigiane nella Brigata Garibaldi. Nel 1944 entra nel Pci e alla fine della guerra ne diventa militante attivo e Quadro. Si iscrive e si laurea alla facoltà di lettere di Torino e nel frattempo inizia a collaborare a riviste (fondamentale il rapporto con il Politecnico di Vittorini) e quotidiani. Entra a lavorare all'Einaudi e nel 1950 ne viene assunto definitivamente come redattore. Iniziano i questi anni le prime uscite dei suoi romanzi, tutti accolti con grande stima dalla critica internazionale. Con le Fiabe italiane, capolavoro del 1956 che custodisce un immenso patrimonio fiabesco popolare, Calvino realizza uno straordinario lavoro storico-letterario: «Per due anni ho vissuto in mezzo a boschi e palazzi incantati … Ogni poco mi pareva che dalla scatola magica che avevo aperto, la perduta logica che governa il mondo delle fiabe si fosse scatenata, ritornando a dominare sulla terra. Ora che il libro è finito, posso dire che questa non è stata un’allucinazione, una sorta di malattia professionale. È stata piuttosto una conferma di qualcosa che già sapevo in partenza …: le fiabe sono vere.»Nel 1964 sposa all'Avana Esther Judith Singer e nel 1965 nasce la figlia Giovanna. L'anno successivo alla morte di Vittorini, cioè nel 1966, si trasferisce a Parigi con la famiglia. Inizia poi a collaborare con il Corriere della Sera, quindi con La Repubblica su cui scriverà fino al 1984. Nel 1978 muore la madre a 92 anni. Nel 1980 una raccolta dei suoi Saggi più importanti viene pubblicata con il titolo di Una Pietra Sopra e nello stesso anno si trasferisce a Roma. Nel 1983 pubblica Palomar, una serie di racconti ricchi di “disillusa amarezza” e l’anno dopo presso Garzanti, pubblica Collezione di Sabbia. Nel 1985 poiché invitato a tenere una serie di lezioni a Cambridge alla Haward University, prepara Lezioni Americane che verranno pubblicate postume nel 1988. Colpito il 6 Settembre da ictus, muore a Castiglione di Pescaia nella notte fra il 18 e il 19.Tra le sue opere principali troviamo Il visconte dimezzato, Il barone rampante, Il cavaliere inesistente, Le città invisibili, Se una notte d'inverno un viaggiatore.Nel saggio Italo Calvino. Le linee e i margini Mario Barenghi scrive: «Se per parlare della società presente Calvino ricorre ad allegorie araldico-cavalleresche, favole urbano-industriali, viaggi attraverso immaginari imperi, cosmogonie, escursioni nella filogenesi degli anfibi e dei molluschi, per parlare dell’uomo riduce l’umanità a lucenti scaglie di autocoscienza e di facoltà percettive, da Agilulfo a Qfwfq.»

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