Che ne sanno i bambini dell'amore?
In Klara e il sole Ishiguro racconta del confine tra intelligenza artificiale e umana, infatti Klara è un A.A., un Amico Artificiale programmato per assistere gli umani. A differenza di tutti i suoi simili, Klara non registra solo le cose che vede, gli edifici fuori dalla finestra, le ombre disegnate dal sole, le espressioni, ma le osserva e le analizza. Il romanzo, ambientato in un futuro non troppo lontano, vuole esprimere la personale opinione di Ishiguro su un tema di cui ormai siamo abituati a leggere, ed è qui che sta la domanda: Klara prova sentimenti, riesce a prendere delle proprie decisioni?
All’inizio della storia Klara è in negozio, aspetta di essere scelta, esattamente come un qualsiasi oggetto sullo scaffale; quando viene spostata in vetrina, piena di gioia osserva la vita fuori, i passanti, i bambini che si fermano, altre A.A. già acquistate… piano piano, anche noi entriamo in questa nuova realtà. Klara è alimentata dall’energia solare e considera il sole una sorta di divinità, “Il Sole rovesciava nutrimento sulla strada e dentro gli edifici, e quando guardai il punto dove Mendicante e il suo cane erano morti, mi accorsi che non erano affatto morti – che uno speciale nutrimento del Sole li aveva salvati”.
Seduta in vetrina sotto i raggi gentili del Sole, Klara osserva il mondo di fuori e aspetta di essere acquistata e portata a casa. Promette di dedicare tutti i suoi straordinari talenti di androide B2 al piccolo amico che la sceglierà. Gli terrà compagnia, lo proteggerà dalla malattia e dalla tristezza, e affronterà per lui l’insidia piú grande: imparare tutte le mille stanze del suo cuore umano.
Surclassata poi dal nuovo modello, viene spostata in seconda fila e, nonostante le preoccupazioni di Direttrice, “Nove volte su dieci, non tornano” alla fine viene comprata dalla mamma di Josie e va a vivere con loro. Il suo scopo è rendere Josie felice, imparando a conoscere i suoi desideri, proteggendola e aiutandola. Josie è malata e spesso è costretta a letto, ma ciononostante non si perde d’animo, è vivace e intelligente. Klara osserva attentamente le relazioni che Josie ha con le altre persone, la madre, la domestica, il vicino di casa, e da queste cerca di trarre delle sue considerazioni, di capire perché si è fatta una cosa e non un’altra.
“Come ho detto, furono tutte lezioni importanti per me. Non solo avevo imparato che i «cambiamenti» facevano parte di Josie e che dovevo essere preparata ad accettarli, ma avevo anche cominciato a capire che quel tratto non riguardava Josie soltanto; che la gente sentiva il bisogno di predisporre un aspetto di sé da mostrare ai passanti – come avrebbe fatto nella vetrina di un negozio – e che non era il caso di prendere troppo sul serio quel lato esibito, una volta passato il momento.
Fui contenta allora che tra noi non fosse cambiato nulla in seguito all’incontro. Tuttavia, non molto tempo dopo, accadde qualcosa che per un certo periodo intiepidì in effetti la nostra amicizia. Parlo della gita alle Morgan’s Falls, il cui pensiero mi turbò a lungo perché per molto tempo non riuscii a capire come avesse potuto scatenare tutta quella freddezza tra noi, o come avrei potuto evitare che succedesse.”
Grazie all’apparente assenza di empatia di Klara possiamo osservare le dinamiche umane con uno sguardo oggettivo, privo di aspettative e pretese, possiamo imparare ad amare di nuovo. E, nonostante la protagonista sia una intelligenza artificiale, il libro non si concentra tanto sul rapporto umano-macchina, quanto sulla complessità dell’animo umano e le conseguenze che ne derivano.
Il romanzo si sviluppa attraverso il punto di vista di Klara e seguiamo la crescita e i cambiamenti di Klara e Josie, che imparano a capirsi e aiutarsi, instaurando una vera e propria relazione di amicizia. Klara nasce nella prima pagina, la leggiamo e lei inizia a esplorare questo nuovo mondo, è un po’ come se stesse studiando anche noi e noi riscopriamo attraverso i suoi occhi la bellezza, la semplicità di quello che la terra ci offre.
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