Consiglio d'autore

Alberto Rollo consiglia Il Duca di Matteo Melchiorre

Quando Alberto Rollo è venuto a raccontarci il suo ultimo libro Il grande cielo, gli abbiamo chiesto di parlarci di un libro che avesse letto negli ultimi mesi.

Probabilmente non si aspettava che Il Duca di Matteo Melchiorre, da lui caldamente consigliato, di lì a poco sarebbe stato candidato al Premio Strega 2023!

Siamo a Vallorgàna, un isolato paesino di montagna che al giorno d'oggi non dovrebbe più essere interessato alle dinastie, alla nobiltà e al nostro protagonista, l'ultimo erede della dinastia Cimamonte

Giovane, solitario, il suo appellativo è "il Duca", titolo dovuto all'appartenenza ad una famiglia ormai decaduta. L'uomo vive nella tenuta al di fuori del paese, scandendo la propria routine di lavori manuali, lunghe letture - poiché uomo colto e appassionato di cultura - e vecchi ricordi cartacei che ritrova girovagando per la villa. 

La sua silenziosa pace dorata viene però infranta dall'arrivo di Nelso Tabióna, amico e tuttofare che gli rivela un'aspra notizia: nei boschi di loro proprietà, qualcuno si è permesso di oltrepassare il perimetro e tagliare abusivamente degli alberi per produrre più di seicento quintali di legna

Mario Fastréda è colui che si è macchiato di tale reato, forte del suo ruolo da "piccolo dittatore" del paese. Ottantenne inarrestabile, ha sfruttato il momento per farsi signorotto del luogo, quasi padrone, circondandosi di fidati sottoposti.

Per come il lettore ha conosciuto il Duca nelle prime pagine del romanzo, con quella calma razionale e  inattaccabile non lo immaginerebbe di certo animarsi e dichiarare guerra a quel soggetto

Eppure, vi è qualcosa di bruciante che serpeggia ai confini della sua mente: l'orgoglio, la proprietà, l'onore che deve preservare, nonostante la famiglia ormai perduta.

Uno scontro quasi antropologico tra il passato, il privilegio, e il privilegio in altro senso della violenza, della brutalità, della forza che lega ad esempio gli uomini al loro territorio

Alberto Rollo

La montagna diventa qui terreno di una battaglia legale, tra avvocati, catasti, geometri e una disperata ricerca di porre netti confini. Ed è proprio in questa ricerca che il protagonista, accompagnato dal fidato Nelso, rispolvererà un passato ricco di memorie, aneddoti, storie locali e tramandate, a tratti persino dimenticate

Oltre all'evoluzione del personaggio principale, scopriamo riflessioni filosofiche, approfondiamo il ruolo della natura, intravediamo le implicazioni politiche ed economiche di un microcosmo sociale, senza tralasciare importanti metafore sul bosco e le ombre che può celare, proprio come solo l'animo umano è in grado di fare.


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Matteo Melchiorre (1981) dopo aver svolto attività di ricerca presso l’Università Ca’ Foscari di Venezia e l’Università degli Studi di Udine, è diventato ricercatore assegnista presso lo IUAV di Venezia. Si occupa di storia economica e sociale del tardo Medioevo e di edizione di fonti. Tra i suoi saggi storici si ricordano: A un cenno del suo dito. Fra Bernardino da Feltre (1439-1494) e gli ebrei (Unicopli 2012), Conoscere per governare. Le relazioni dei Sindici inquisitori e il dominio veneziano in Terraferma (1543-1626) (Forum 2013), “Ecclesia nostra”. La cattedrale di Padova, il suo capitolo e i suoi canonici nel primo secolo veneziano (1406-1509) (Istituto Storico Italiano per il Medioevo 2014) e Il Chronicon bellunense (1383-1412) di Clemente Miari (Viella 2015). Tra le opere narrative si ricordano: Requiem per un albero. Resoconto dal Nord Est (Spartaco 2004, 2007); La banda della superstrada Fenadora-Anzù (con vaneggiamenti sovversivi) (Laterza 2011), La via di Schenèr. Un'esplorazione storica nelle alpi (Marsilio 2016, Premio Mario Rigoni Stern 2017 e Premio Cortina 2017) e Storia di alberi e della loro terra (Marsilio 2017).

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