Palmiro Togliatti commemorando Gramsci all’Università di Torino nel 1949, insisteva sul tratto caratteriale: “Era una morale nuova, quella che egli ci inculcava", dirà Togliatti in quell’occasione, “la precisione del ragionamento, il gusto per l’esattezza dell’informazione, il disdegno, la repugnanza persino morale, direi, per l’improvvisazione e la superficialità”
Il volume di Marco Delogu e Francesco Giasi contraddice questo canone e propone un’indagine, attraverso il documento fotografico che lo sovverte radicalmente. Non scompaiono i dirigenti o i momenti celebrativi, ma - quando ci sono - obbligano a uno sguardo non agiografico (si scorra, a titolo d'esempio, la sequenza relativa alla Festa dell’Unità di settembre 1983 e soprattutto quella del discorso di chiusura di Enrico Berlinguer).
Un'accurata selezione di fotografie scattate tra il 1921 e il 1991 racconta l'intera storia del Partito comunista a cent'anni dalla sua nascita. Le immagini provengono dall'archivio fotografico del PCI, recentemente ordinato e inventariato, e da numerosi archivi pubblici e privati, italiani ed esteri.
Al centro di questo viaggio nella vita (ma soprattutto nei gesti, nei volti e nelle espressioni dei militanti, che vuol dire soprattutto il loro corpo fisico) sta una prima questione: un partito non è solo le idee che ha, gli oggetti o i riti (per esempio i congressi, i cortei, gli slogan o le parole d’ordine che il lettore di questo libro incontra scorrendo le foto di cortei, di manifesti murali, di bacheche).
Un partito è gli uomini e le donne, i vecchi e i bambini che comunicano il loro esserci, il loro fare, che sono la storia delle loro emozioni, come documentano gli sguardi e la postura di coloro che fuori del Policlinico Umberto I aspettano aggiornamenti sulla salute di Togliatti dopo l’attentato, ma un partito è anche la storia delle azioni di quegli stessi uomini e donne ritratti, per esempio, quando affiggono manifesti.
Certo: poi ci sono le emozioni, il pianto, l’orgoglio, l’esultanza, la solitudine, lo smarrimento... Ma non ci sono mai individui soli.
Se un partito ha una storia, ce l'ha perché tante persone insieme, magari senza conoscersi, a volte contrapponendosi, hanno fatto qualcosa insieme e si sono guardate.
Non fosse che per questo, varrebbe già la pena di sfogliare questo libro e di tornare a guardarlo ogni tanto.
Non per trovarvi il senso di una storia che, complessivamente, è già stata scritta molte volte o per provare la nostalgia di un mondo eclissato, ma per rilevare sotto quella stessa storia un’Italia delle persone, assieme alle le forme della loro presenza, alla forza della loro azione. Un’Italia forse anche orfana e silente, questa, ma nondimeno un'Italia che c’era - che c’è - e che nessuno racconta più.
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