Visto che la serialità va per la maggiore e la pandemia con annesse polemiche non accenna a darci tregua, per continuare a “mettere in prospettiva” i temi d’attualità vi propongo uno spin-off della recensione precedente. Nella Danza della peste, tracciando la genesi dei vaccini, si accennava a una certa “Lady Mary Wortley Montagu, che diffuse la variolizzazione, la prima protezione efficace contro il vaiolo”. Apriti sesamo! Da quella frase si accede a una vicenda fantasmagorica, che si dipana nella prima metà del Settecento, tra viaggi esotici da Londra a Costantinopoli passando per Vienna, venti di guerra e missioni diplomatiche, audaci sperimentazioni mediche e salotti letterari.
«È un metodo inquietante: prevede di sconfiggere la peggiore fra le pestilenze che hanno decimato l'umanità nel corso di secoli, il vaiolo, infettando preventivamente chi è sano con una forma attenuata del morbo per provocarne l'immunità. La pratica appare bizzarra, paradossale... ma la seducente e colta Lady inglese è convinta dei suoi benefici.»
Protagonista assoluta la suddetta Lady Montagu, nobildonna fascinosa, brillante, libertina (in età matura non si fa mancare un amante veneziano bisessuale) e anticonformista che, sin da bambina, studia per reagire alla solitudine, sposa un diplomatico contro il volere della famiglia per sfuggire al “mercato degli schiavi” (parole sue) dei matrimoni combinati e con lui approda, ventisettenne, nello sfarzo di Costantinopoli. Qui scopre come le donne anziane pratichino da decenni, attraverso minuscoli tagli, un “innesto” di fluidi cavati dalle pustole dei malati di vaiolo per immunizzare bambini e adulti, con risultati stupefacenti. E Lady Montagu, sopravvissuta al morbo, non solo sottopone i suoi bambini al trattamento, ma decide di dedicarsi alla sua diffusione nel Vecchio Mondo. Maria Teresa Giaveri ce la racconta in un agile saggio in forma narrativa, scritto con penna di levità settecentesca ma rigorosamente documentato, pescando ampiamente dal ricchissimo epistolario della protagonista, così vivido da ispirare pittori come Ingres. La sua storia s’intreccia a quella del dragomanno – com’erano chiamati gli interpreti e intermediari diplomatici di alto livello presso il sultano – Emanuel Timoni, di origine genovese, laureato a Padova e a Oxford, che già nel 1713 scrive della variolizzazione alla Royal Society, senza alcun successo. Dove falliscono i dottori riesce Lady Montague: amica di sultane e sovrane, influencer ante litteram, attraverso testimonial illustri riesce a far breccia tra gli aristocratici, salvando migliaia di vite, nonostante il suo esser donna raddoppi le diffidenze altrui, suscitando derisione e sdegno. Ma Lady Montagu tira dritto, e il suo impegno è consacrato dall’Encyclopédie, mentre il suo “favoloso innesto”, precursore del vaccino di Jenner, viene celebrato da Voltaire, Giuseppe Parini e Pietro Verri.
Che dire? Ce n’è abbastanza da far impallidire il trito mix "glamour-beneficenza" di Lady D, e persino il porno soft innaffiato di intrighi di potere della serie Versailles!
L’abbinamento per bongustai: non vi dico di leggervelo tutto – sono cinque volumi, frutto di vent’anni di ricerche - ma perché non andate a curiosare nel Settecento riformatore di Franco Venturi? Ne vale davvero la pena.
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