Se siete cristiani, credenti e praticanti, e vi affidate all’immagine canonica che i testi religiosi e la nostra radicata cultura cattolica ci offrono di Dio, allora il consiglio di lettura di Marco Dixit non fa per voi.
Lo scrittore conosciutissimo dai social (che in realtà fa di cognome Ballarè), dopo la presentazione del suo libro Con parole tue (Gribaudo), ci ha segnalato il titolo di uno scrittore scozzese, John Niven, che ormai conosciamo in Italia per le molte opere tradotte. A volte ritorno, pubblicato da Einaudi, è un libro dissacrante nel vero senso della parola: non solo perché è irreverente e controccorente ma perché non si preoccupa di privare letteralmente del carattere “sacro” le figure di Dio, Gesù e compagnia cantante, presenti nel romanzo.
l Gesú piú sovversivo e dissacrante che avete mai incontrato, ma soprattutto il piú divertente. Dopo una settimana di vacanza che sarebbero cinque secoli di tempo terrestre, Dio torna in ufficio, ancora col cappello di paglia e la camicia a quadri. Era andato in vacanza, a pescare, in pieno Rinascimento...
Mi ha veramente colpito per il tono e le immagini che sono descritte in questa storia fantastica e distopica allo stesso tempo.
Dio è un omone sulla cinquantina che ama gli omosessuali, si fa le canne e dice in continuazione parolacce, suo figlio è un abile chitarrista che torna sulla Terra per rimediare (per la terza volta) al disastro che noi essere umani abbiamo combinato. D’altra parte, però, Dio non c’era quando tutto questo è accaduto, se n’era andato in vacanza durante il Rinascimento e al suo ritorno, cinque secoli dopo, della sua creazione non restano che violenza, inquinamento, povertà e barbarie, fatte anche in suo nome, o nel nome di qualche altro Dio.
Già da questo incipit possiamo capire il tono del romanzo, che sicuramente colpisce e affascina. Dopo aver rispedito suo figlio tra noi mortali, troviamo Gesù 32 anni dopo in una band con i suoi amici, suona la chitarra, vive di stenti e raccatta da strada ogni essere invisibile (alla società): prostitute, tossici, barboni, sono tutti benvenuti nella sua combriccola. Non ha però dimenticato la sua missione e l’occasione di un talent show che va in onda in TV sembra perfetta per diffondere il messaggio paterno.
Come andrà a finire? Non roviniamo al lettore il vincitore del talent show, né il finale del romanzo, basti sapere che l’unico comandamento (non dieci, bensì uno, Mosé ha voluto esagerare) che Dio voleva trasmetterci è in realtà estremamente semplice: FATE I BRAVI! Ergo, vivi e lascia vivere, fai quel che più ti piace nella misura in cui non danneggia l’altro. Che mondo sarebbe se fosse così? Un mondo stupendo sicuramente, non ancora il nostro però… Io nel frattempo spulcio i talent show alla ricerca di una chitarra.
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