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Mia suocera beve di Diego De Silva

Quanto a mia suocera, come immaginavo, s'è fatta un sacco di risate, quando ha visto cosa conteneva il mio regalo. È stata la mia rivincita. Quello che proprio non mi aspettavo era che l'aprisse, la bottiglia.

Scopri tutti i segreti della nuova serie TV di Rai 1 Vincenzo Malinconico

Ci siamo mai chiesti cosa avrebbe scritto Philip Roth se fosse stato italiano e chi sarebbe Nathan Zuckerman se fosse nato qui? Io dico che potrebbe essere Vincenzo Malinconico, il protagonista (l'alter ego di De Silva? mi sono già posta questa domanda e continuo a pensare che non importa saperlo) di questo romanzo e del precedente Non avevo capito niente.
So benissimo che tra i due ci sono pochi tratti comuni ed emergono soprattutto differenze, ma, come Zuckerman è l'emblema di un certo mondo, di un modo di vivere, della filosofia e dello spirito caustico e maschilista di uomini newyorkesi autoreferenziali, misogini e pessimisti, così il nostro Vincenzo rappresenta l'uomo italiano che spera di cavarsela nella vita, fantasioso, che ama le donne e anche la famiglia - malgrado tutto -, autoreferenziale, generoso e in fondo ottimista.

Non siamo a New York ma al Sud Italia: radici diverse, contesto diverso, ma elucubrazioni affini, pensieri in libertà, ragionamenti e considerazioni su piccole banalità o sui grandi fatti dell'esistenza senza soluzione di continuità, senza capo né coda; non un flusso di coscienza ma un flusso di concetti, idee, parole. Il tutto racchiuso nella cornice di alcuni eventi.

Mia suocera beve
Mia suocera beve Di Diego De Silva;

Vincenzo Malinconico è un avvocato semi disoccupato, semi divorziato, semi felice. Ma soprattutto è un grandioso filosofo autodidatta, uno che mentre vive pensa, si distrae, insegue un'idea da niente facendola lievitare. Al centro del romanzo questa volta c'è un sequestro di persona ripreso in diretta dalle telecamere di un supermercato.

Prima scena: un supermercato in piena mattina di un giorno feriale. Protagonisti: l'avvocato Vincenzo Malinconico alla ricerca di un barattolo di Fior di Pesto Buitoni e l'ing. Romolo Sesti Orfeo, conoscente di un ex cliente di Vincenzo. Co-protagonisti: un uomo indefinibile vestito alla Matrix e una anziana cliente che non riesce a raggiungere l'agognata confezione di fagioli.
Cosa lega l'ing. con il personaggio alla Matrix? E perché Vincenzo e la vecchia si troveranno ad assistere a una scena da poliziesco, senza che ci sia la polizia?


Seconda scena: casa di Vincenzo.
La figlia gli comunica che la nonna è malata, ha il cancro, e capiamo subito quali siano gli equilibri famigliari: la ex moglie e madre dei figli - Alfredo e Alagia - ha con loro un rapporto privilegiato, mente Vincenzo cerca di ritagliarsi un po' di autorevolezza in uno spazio che deve contere anche la nuova compagna, la bella collega Alessandra Persiano, e il loro rapporto in crisi.
Come si comporterà nei confronti della suocera, con la quale ha mantenuto buoni rapporti?

Torniamo al supermercato, con l'ing. Sesti Orfeo che sequestra il cliente-Matrix (in realtà un boss della camorra) da lui ritenuto colpevole della morte del figlio e che intende processarlo non solo davanti ai clienti del negozio presi in ostaggio, ma in diretta televisiva, presente un avvocato, guarda caso Vincenzo.
Lo stesso Vincenzo che alla fine decide di portare un regalo alla suocera malata: una bottiglia di Jack Daniel's. Un successo inaspettato.
Ma sarà questo il motivo per cui l'anziana donna preferisce vedere lui anziché la figlia (sua ex-moglie)?

Non diciamo come finirà il processo del supermercato, "il più grande e tragico spettacolo televisivo a cui abbiamo assistito dopo l'Undici settembre", dirà una condu(a)ttrice televisiva molto nota, né se Vincenzo si prenderà la sua bella rivincita con la famiglia. Lui è sempre Vincenzo e questa volta "si avvale della facoltà di non rispondere".

Diego De Silva un Philip Roth partenopeo? Intanto sono nati persino gruppi Facebook di fan di Vincenzo Malinconico... non un vincente ma neppure un vero perdente. Uno che non ha la risposta pronta, che non riesce a reagire al volo alle provocazioni della vita e che ogni tanto scrive per rivalsa (sarà una confessione dell'autore?):


"Nella vita vera non posso cancellare, tornare indietro, ripensare a quello che ho detto, correggerlo.
Allora scrivo.
Per prendermi la rivincita sulle parole.
Per raccontare come sarebbe andata se avessi scelto quelle giuste."

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Scrittore, giornalista e sceneggiatore napoletano, Diego De Silva ha pubblicato diversi libri tra i quali il romanzo Certi bambini (Einaudi, 2001), premio selezione Campiello, da cui è stato tratto il film omonimo diretto dai fratelli Frazzi, con la sceneggiatura firmata a quattro mani con Marcello Fois.Sempre presso Einaudi sono usciti i romanzi La donna di scorta (2001), Voglio guardare (2002), Da un'altra carne (2004), Non avevo capito niente (2007, Premio Napoli, finalista al premio Strega) e la pièce Casa chiusa, pubblicata con i testi teatrali di Valeria Parrella e Antonio Pascale nel volume Tre terzi. Del 2010 un nuovo romanzo, Mia suocera beve, con protagonista Vincenzo Malinconico, già al centro di Non avevo capito niente. Del 2011 è Sono contrario alle emozioni. Del 2012 Mancarsi. Nel 2013 Arrangiati Malinconico.Suoi racconti sono apparsi nelle antologie Disertori, Crimini e Crimini italiani (2000, 2005 e 2008). I suoi libri sono tradotti in Inghilterra, Germania, Francia, Spagna, Olanda, Portogallo e Grecia. Ha lavorato anche ad alcune sceneggiature televisive e ha scritto l'episodio Il covo di Teresa della serie tv Crimini.È uscita nel 2014 una raccolta di racconti gialli dal titolo Giochi criminali dove il suo testo Patrocinio gratuito appare accanto a quelli di De Giovanni, De Cataldo e Lucarelli. Nel 2020 esce per Einaudi I valori che contano (avrei preferito non scoprirli), segue l'anno successivo Le minime di Malinconico.

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