E insomma, ecco com'è iniziato. Non è mica raccontare, questo. Un racconto deve avere un capo, una coda e soprattutto un bel po' di carne in mezzo; se no, - inevitabile, - la gente si scoccia. Perché mai - dice la gente che si scoccia - dovrei prendermi il disturbo di capirti? Non voglio mica lavorare al posto tuo. Portami da qualche parte, piuttosto.
È uno scrittore molto onesto Diego De Silva, ci avvisa subito che troveremo un romanzo non lineare, non consecutivo, ma sbandante e pieno di digressioni. Ci dice sin dalle prime pagine che lui ama scrivere così, "il fatto è che io sono un narratore incoerente" ammette, "mi interessano troppo le chiacchiere incidentali che ti portano da un'altra parte".
E così, furbescamente, ci incuriosisce oltre che rabbonirci e renderci complici, quasi chiedendoci una partecipazione emotiva, quasi confessando solamente a noi un segreto.
E questo si ripete per tutto il romanzo, sia che parli d'amore che di lavoro, di passione o di delinquenza.
Vincenzo Malinconico è un avvocato napoletano che è appena stato appena lasciato dalla moglie. Un giorno viene improvvisamente nominato difensore d'ufficio di un becchino di camorra detto "Mimmo 'o burzone" e, arrugginito com'è, deve ripassarsi il Bignami di diritto.
Il protagonista (chissà fino a che punto immagine riflessa dell'autore? ma poi, importa così tanto saperlo?) si chiama Vincenzo Malinconico ed è un "avvocaticchio" che si arrabatta con la quotidianità di una professione che langue, di un matrimonio che è più un divorzio, di un ruolo genitoriale svolto con grande difficoltà. Insomma, i normali problemi di un uomo qualunque.
Ma come un fulmine (anzi due) in questo cielo a dire il vero poco sereno arrivano una donna bellissima, la collega Alessandra Persiano ammirata e desiderata da tutti gli uomini del tribunale, che si innamora di lui, e una nomina d'ufficio che lo trasforma in un avvocato "importante", alle prese con un processo di camorra come difensore di Fantasia Domenico, in arte Mimmo 'o Burzone, smembratore e seppellitore di cadaveri conto terzi.
Due eventi che mettono in difficoltà, spiazzano il nostro Malinconico (di nome ma non tanto di fatto perché Vincenzo è dotato di forte ironia e di scatti d'orgoglio inaspettati), ma al tempo stesso gli fanno capire molto di più di se stesso e di ciò che davvero vuole dalla vita. Soprattutto gli aprono gli occhi su una realtà inconfutabile che ammette in prima persona: "non avevo capito niente".
In mezzo "un bel po' di carne", per la gioia e il divertimento del lettore.
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