Pianeta Terra, moltissimi anni nel futuro. A perdita d’occhio si staglia il deserto, ma un deserto che sembra uscito da un sogno: in mezzo a grandi distese di sabbia sorgono enormi oasi innevate; nelle sconfinate praterie tartarughe stanno al fianco di lepri, di alci, di giraffe e di scimmie; paesaggi aridi e desolati sembrano usciti da un sogno febbrile.
In questo scenario bizzarro, tuttavia, spicca ancora l’essere umano. In mezzo al deserto sorgono città con castelli medievali, con osservatori astronomici, con templi thailandesi accanto ad enormi cartelloni pubblicitari. L’umanità continua ad esistere come ha sempre fatto: enormi masse di persone si muovono, lavorano, combattono, vivono e muoiono, e sottostanno agli ordini dei superiori.
A capo dell’umanità c’è la Squadra Arcobaleno, un gruppo di persone misteriose, ciascuna con un numero per nome, ciascuno in possesso di una diversa abilità: tutti idolatrati, tutti temuti.
La storia comincia quando un membro della Squadra Arcobaleno, Numero 5, fugge insieme alla propria compagna Matrioska, divenendo così un ricercato. Il governo lo fa cacciare da ciascuno dei propri membri, e ha così inizio una sanguinosa ed insolita caccia all’uomo.
In un mondo quasi totalmente coperto da un rovente deserto, un gruppo di sette persone dalle eccezionali capacità agisce per mantenere l'ordine globale. Ma quando uno di loro, noto come il miglior cecchino del pianeta, si dà alla macchia con la sua assistente, la crisi che ne scaturisce scatena il caos!
Tramite tavole visionarie, personaggi criptici, dialoghi che si avvicinano alla poesia ed un world-building maestoso, l’opera di Matsumoto tocca una quantità incredibile di temi.
Innanzitutto, mischiando abilmente fantasy, fantascienza e distopia, il manga presenta l’umanità sotto una luce del tutto nuova. I giochi di potere all’interno della trama, uniti agli scenari disegnati, mostrano fin da subito una società sia futuristica che preistorica, avanzata e primitiva al contempo. La sensazione che arriva al lettore è di un’umanità che è dovuta ripartire da capo dopo un punto di crisi, che ha dovuto gestire le armi e le conoscenze del futuro con le dinamiche sociali del passato, semplici ed estreme. L’esempio più lampante è proprio la Squadra Arcobaleno: un singolo gruppo di persone a capo dell’intera umanità, venerato come un faraone, che agisce in modo segreto, con la stessa aura di mistero della Tyrell Corporation di Blade Runner. Quella che viene mostrata è un’umanità incredibilmente controllata, incredibilmente neonata e, soprattutto, incredibilmente fragile. Ed è proprio su questa fragilità che si costruisce il personaggio protagonista, Numero 5.
Numero 5 manda in crisi il sistema semplicemente venendo meno al proprio dovere: lui scappa dalla città, e così facendo fa lentamente crollare la società come un castello di carte. In questo modo Matsumoto apre una lunga riflessione sui concetti di società e di ruolo, ma soprattutto arriva al cuore del proprio racconto: il rapporto dell’uomo col pianeta.
In una società barcollante, in mezzo ad un mondo selvaggio, Numero 5 rinuncia a tutto ciò che conosce e si getta nella natura. Insieme alla propria compagna, che è quasi una Venere di Willendorf, esplora paesaggi, incontra creature bizzarre e abbandona il proprio essere “animale sociale”; la Squadra Arcobaleno cerca di recuperarlo, ma fallisce lentamente, perdendo man mano sempre più membri, e permettendo così al protagonista di effettuare una passiva rivoluzione. La loro battaglia diventa così una battaglia tra natura e progresso, tra uomo e pianeta Terra, tra società e stato di natura: l’opera di Matsumoto ritorna al punto di partenza, e crea una grande e visionaria metafora dell’evoluzione del genere umano.
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