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Peaky Blinders di Steven Knight

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Quando Steven Knight ha ideato Peaky Blinders (2013-2022), non immaginava che questo dramma in costume dai toni gangster avrebbe percorso una strada tutta sua, passando alla storia come una delle serie inglesi più amate di sempre. In sei stagioni, attraverso la cura nella costruzione delle ambientazioni, del contesto storico e delle tradizioni, il regista è riuscito a trasmettere tutta la complessità psicologica dei suoi personaggi.

Sono loro e i loro interpreti il punto di forza di Peaky Blinders. Sono il filtro attraverso cui vengono scandagliate l’incoerenza e le debolezze di tutto un sistema. Attraverso la trasformazione e la scalata sociale di Thomas Shelby (Cillian Murphy), dei suoi fratelli Arthur (Paul Anderson), John (Joe Cole), Ada (Sophie Rundle) e Finn (Harry Kirton), e della zia Polly Gray (una fantastica Helen McCrory), anche il cambiamento dell’Inghilterra e del mondo prendono forma agli occhi degli spettatori.

Grazie a una fotografia cupa ma eloquente che evolve con i personaggi e ne rispecchia lo stato d’animo, e grazie a una scrittura penetrante, il dramma della BBC ha inizio nella Birmingham del 1919 e attraversa la prima parte di un secolo che ha lasciato un segno indelebile nell’immaginario collettivo.

A Peaky Blinders non spetta solo il merito di aver reso famoso il taglio di capelli degli Shelby, o di aver fatto tornare di moda la coppola, ma anche quello di aver saputo mescolare elementi storicamente reali a misticismo, politica, psicologia, azione, storie d’amore, senza trascurare nessun ingrediente.

È la storia della ricerca di una redenzione dopo il male indicibile della guerra. È il folle tentativo di cambiare il mondo diventando parte dei suoi meccanismi corrotti. È una serie corale in cui la speranza dei primi episodi alla fine si trasforma in disillusione, in morte e disincanto, nella presa di coscienza di un cambiamento che non può avvenire.

Peaky Blinders fa male, colpisce dritta al punto e lo fa con forza, utilizzando una struttura climatica che vede crescere la potenza e la posizione sociale dei nemici che gli Shelby affrontano di stagione in stagione. Fino all’ultima, dove Thomas ha di fronte solo se stesso, l’unico nemico che non può sconfiggere.

Dal primo all’ultimo episodio, la serie si conferma il ritratto dell’ineluttabile fluire ciclico della vita e della morte, per chi ha finito il proprio tempo sulla terra, ma anche della morte e della rinascita per chi rimane ed è costretto a imparare a vivere di nuovo, come Thomas.

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