Prostitute in rivolta non è un’autobiografia condita di dettagli piccanti, ma è un manifesto politico redatto sulla base di storie vere, scritto da chi vive l’esperienza del sex work. Molly Smith e Juno Mac non scrivono un saggio, ma rivoluzionano il pensiero di chi legge questo libro.
Chi sono le prostitute? Le idee al riguardo sembrano oscillare tra stereotipi contraddittori.
"Prostitute in rivolta" libera la prostituzione da quelle parole cui di solito è legata – intimità, perdita di sé, depravazione morale – per ancorarla a una tesi tanto semplice quanto corretta: il lavoro sessuale esiste in un mondo in cui le risorse non sono equamente accessibili. Come ogni altro lavoro, non è né buono né cattivo in sé, ma la vita di chi lo pratica può cambiare a seconda della possibilità di rivendicare dei diritti
Il primo strumento che le due autrici adoperano è l’informazione. Che si tratti di modello svedese, modello neozelandese, approccio legalizzante o depenalizzazione, Prostitute in rivolta colma il divario che esiste tra la percezione fallace cui siamo troppo spesso sottoposti e fornisce a ciascun lettore le armi per affrontare una lettura consapevole e piena di spunti. Ed è proprio grazie a uno stile asciutto e divulgativo, una scrittura semplice che non forza la mano ma che conduce il ragionamento portando esempi e dimostrazioni, che questo libro diventa il punto di partenza per una comprensione civile e completa dell’argomento.
Ti stiamo chiedendo di non permettere al tuo disgusto nei confronti del mercato del sesso e degli uomini di sopraffare la tua capacità di empatizzare con le persone che vendono sesso.
Ma l’informazione e la tenacia con cui le autrici conducono la loro indagine non priva di centralità l’aspetto che spinge l’intero libro e che ne determina le intenzioni: l’aspetto umano. Obiettivo principale è infatti l’umanizzazione di un lavoro che ha ormai assunto i connotati di un esercizio immorale e sbagliato. Per carità – viene ribadito a più riprese nel corso di Prostitute in Rivolta – nessuna delle sex worker di cui portano le testimonianze è contenta del lavoro che svolgono; certamente preferirebbero avere un altro tipo di occupazione. Ma per molte non è una scelta. Non è una scelta non solo per via delle condizioni in cui si trovano a esercitare la propria professione, ma anche e soprattutto per e limitazioni che la maggior parte dei paesi applica alle lavoratrici di questo campo.
Il ragionamento di Molly Smith e Juno Mac assume connotati universali: non si parla solo di sesso, si parla di parità di genere, di razzismo, di confini, di persecuzioni. Insomma, si parla di umanità.
La triste verità è che verrà fatto del male a chi venderà sesso stasera, domani o nell’immediato futuro. Ciò nonostante, per molte persone rimane l’unico modo possibile per sopravvivere.
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