Noi esseri umani, chi più chi meno, abbiamo l’esigenza di capire il mondo; difficilmente accettiamo la banalità del caso come spiegazione a ciò che ci accade intorno. Noi vogliamo analizzare, vogliamo capire come un evento storico si intrecci a un altro, perché alla fine è stato eletto proprio quel politico, perché esiste una tale disuguaglianza di mezzi tra le persone, perché continuiamo a fare finta di niente mentre il Pianeta rischia il tracollo, che cambiamenti definitivi porterà la pandemia e, ancor più, sulla base del presente, vogliamo previsioni sul futuro. Il dono di comprendere istantaneamente ciò che accade è, però, dono di pochi, o forse di nessuno. Molto più semplice indagare il passato, già cristallizzato e disponibile a venire interpretato. Sul presente possiamo solo formulare dei tentativi di risposta e affidarci a qualche mente brillante, in grado di coglierne i punti focali e, pian piano, provare a unirli fra loro. Fra queste, sicuramente vi è Margaret Atwood.
Tra le scrittrici di punta contemporanee, in Questioni scottanti. Riflessioni sui tempi che corrono - terza raccolta di saggi, articoli, prefazioni a libri, discorsi, scritti d’occasione dopo Second Words e Moving Targets – Atwood intreccia la sua vita privata allo scorrere della Storia; film, libri e avvenimenti pubblici e personali diventano spunti per parlare della sua concezione del mondo, degli occhi coi quali guardiamo al futuro e al presente. Il titolo, Questioni scottanti, viene motivato dall’autrice con il riferimento ai temi caldi della nostra epoca: la crisi climatica, il femminismo, le difficoltà delle democrazie, la rivoluzione dei social media.
La raccolta di scritti della Atwood si suddivide in cinque parti, ciascuna scandita da un evento saliente: le antiche certezze messe in discussione dagli attacchi alle Torri Gemelle e al Pentagono nel 2001, il crollo finanziario nel 2009, l’elezione di Obama, quella di Trump e l’inizio della pandemia.
In questa raccolta di articoli, saggi, discorsi, prefazioni a libri suoi e altrui vediamo emergere, accanto alla Margaret Atwood autrice di bestseller, la lucida e spesso scomoda testimone dei tempi che corrono. Una testimone che non smette di interrogarsi e interrogarci sui temi di attualità, e che per farlo ci introduce nella ricchezza e la varietà della sua esperienza di vita, di lettura e di scrittura.
Atwood spazia dai grandi temi come l’ambientalismo - ricordando quando con il padre, ricercatore entomologo, trascorreva mesi nelle foreste del Québec - al femminismo, arrivando a definirsi una “cattiva femminista”, secondo l’accezione contemporanea di “buona femminista”: Atwood si scaglia contro il giustizialismo, ormai tanto in voga soprattutto nel mondo della rete, non risparmiandosi nemmeno riguardo al movimento del #Metoo, indice di mancanza di un sistema legale adeguato mediante il quale denunciare, consegnando l’incarico dell’indagine e l’accusa di eventuale colpevolezza a un regolare tribunale. Ma, si sa, tutto ciò non si adatta al clima contemporaneo, del resto in un’epoca di estremi, a vincere sono gli estremisti. La loro ideologia diventa una religione, e chiunque non accetti come un burattino il loro punto di vista è considerato un apostata, un eretico o un traditore, mentre chi si mantiene su posizioni moderate viene massacrato.
Lucida, diretta, ironica, incalzante e spesso scomoda, la Atwood tesse fili che congiungono la letteratura e la storia, la politica e i sentimenti umani, dando anche prova di tutta la sua erudizione. Diversi gli scrittori ai quali dedica ampie riflessioni che invogliano a recuperarne tutte le opere, da Doris Lessing a Stephen King, da Kafka ad Alice Munro, da Hilary Mantel a Marilyn French, della cui monumentale opera, From Eve to Dawn, A History of Woman in the World, afferma che sta a al Secondo sesso di Simone de Beauvoir come il lupo sta al barboncino.
Storia e letteratura si incontrano anche nei suoi stessi scritti: in un saggio dedicato alla genesi del suo romanzo più famoso, Il racconto dell’ancella, Atwood dichiara di essersi data una regola nella scrittura del libro: non inserire nessun particolare che l’umanità non avesse già messo in pratica, in qualche epoca o in qualche luogo, o per la cui realizzazione non esistesse una tecnologia. Decisamente interessante, non trovate? Dal regime di Hitler al divieto di alfabetizzazione per gli schiavi americani, Il racconto dell’ancella è una distopia che ha le radici nel nostro mondo.
Colpisce della Atwood la capacità di essere ironica, chiara e penetrante nel dettaglio sugli argomenti più svariati, dai diritti umani allo spazio di libertà lasciato all’arte dai vari governi, fino alla necessità biologica degli esseri umani di trasmettere ciò che hanno imparato nel corso della vita, dal più vecchio al più giovane, dalle civiltà preistoriche fino all’attuale tipica ingerenza dell’anziano genitore che dispensa consigli non richiesti.
Atwood ci regala piccoli sorprendenti affreschi della realtà contemporanea e di noi stessi e ciò che questo libro trasmette primariamente è entusiasmo: per la conoscenza, per le storie, per tutto ciò che ci circonda. Per chi è cronicamente curioso del mondo e ama confrontarsi con interpretazioni del presente logiche, intelligenti, perspicaci e spesso fuori dagli schemi o, naturalmente, per chi è appassionato del Racconto dell’ancella e vuole saperne di più sulla sua autrice, questo libro è decisamente da non perdere.
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