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Un amore fuori dal tempo di Carmen Yáñez

Nel corso del tempo ho dovuto fare così tanti e improvvisi cambi di rotta che a volte mi sembra di aver vissuto non una ma molte vite

Con Un amore fuori dal tempo la poetessa cilena Carmen Yáñez ci regala un diario intimo, sincero e coinvolgente in cui ripercorre la sua vita e la storia d’amore che l’ha legata allo scrittore Luis Sepúlveda, scomparso prematuramente il 16 aprile 2020 dopo aver contratto il Covid-19. Un dolore immenso e inaspettato che ha portato alla scelta catartica di raccontare il suo rapporto con “Lucho” - così chiamava confidenzialmente Luis - rendergli onore, farci conoscere l’uomo dietro ai romanzi e ai versi che ha lasciato in eredità.
“Pelusa”  - questo, invece, il soprannome di Carmen - ci fa entrare nella loro storia d’amore con una narrazione così intensa e appassionata che sembra di leggere un romanzo, una di quelle passioni tormentate, mai scontate, piene di ostacoli da superare, ma che, proprio per questo, hanno un sapore speciale e sono capaci di farci commuovere.

Un amore fuori dal tempo. La mia vita con Lucho

Un amore fuori dal tempo è la testimonianza più intima sulla vita di Luis Sepúlveda: a due anni dalla scomparsa del «suo poeta», Carmen rievoca i giorni passati insieme, dall'adolescenza fino agli ultimi momenti, intrecciandoli nel ritratto di un legame che va oltre il tempo.

Un amore che inizialmente ha il sapore della giovinezza, dei progetti condivisi, delle fughe clandestine per riuscire a stare insieme a dispetto di tutto, sfidando convenzioni e pregiudizi. Un amore giovanile intenso e febbrile che segna per sempre le loro vite, legandoli con un filo sottile ma inossidabile anche quando la Storia irrompe, devastante, nella loro esistenza. Dopo il golpe di Pinochet dell’11 settembre 1973 con cui viene rovesciato il governo di Salvador Allende, infatti, i giovani sposi vengono separati e le loro strade prendono direzioni diverse.

E qui la narrazione si fa cupa, dolorosa e straziante. L’autrice ci parla della militanza che li rende ricercati dal regime, dei centri clandestini di tortura, del suo stesso sequestro a Villa Grimaldi a cui sopravvive a stento, delle migliaia di desaparecidos uccisi dal braccio armato della dittatura, della scelta dolorosa di fuggire in esilio in paesi diversi.

L’orrore dei rastrellamenti, delle perquisizioni, delle torture e delle uccisioni risuona in queste pagine e arriva fino a noi, che accogliamo questa testimonianza con un senso di impotenza e, allo stesso tempo, di sdegno e voglia di tenere vivo il ricordo di questo crimine contro l’umanità.

Il Cile di Allende era un cattivo esempio per l’America Latina: bisognava far abortire l’iniziativa di quell’uomo audace che parlava di uguaglianza, solidarietà e rispetto della Costituzione

Entrambi in esilio - Pelusa in Svezia con loro figlio, Lucho in Germania – vivono nuove esistenze, hanno altri figli, sembrano ormai destinati a compiere percorsi diversi. Eppure, ad un certo punto, si ritrovano e iniziano una nuova relazione. All'inizio è un rapporto solo a distanza, fatto di lunghe telefonate notturne in cui le parole fluiscono infinite. Successivamente si riabbracciano e tornano insieme: sono passati vent’anni, la vita e il tempo li hanno cambiati, ma si riscoprono legati da quel filo invisibile che gli anni non hanno mai spezzato.

La gioventù aveva lasciato un’impronta indelebile sulla nostra pelle.

Il destino ha in serbo per loro una storia a due voci, e quell’amore mai sopito torna a scorrere nelle vene e a fiorire. “Fuori dal tempo”, appunto: perché davanti ad un sentimento così profondo, rispettoso, puro e totalizzante gli anni non hanno importanza. Basta riprendersi per mano e ricominciare a camminare l’uno accanto all’altra, godendo di una nuova vita insieme.

Seguono pagine fatte di aneddoti deliziosi, scene domestiche, ricordi condivisi di momenti privati e ufficiali, viaggi, balli, passeggiate e risate. Pagine da cui traspare tutta l’intesa e l’amore che li ha accompagnati fino alla fine, fino a quell’infezione che ha strappato troppo presto Lucho ai suoi affetti, a Pelusa e ai suoi lettori.

Al racconto in prosa si alternano poesie scritte da entrambi i protagonisti, che accompagnano la narrazione scandendo il susseguirsi di momenti felici, dolorosi, intimi con la schiettezza e immediatezza di bellissimi versi. Un bonus ulteriore per noi lettori a cui, una volta finita la lettura, sinceramente commossi, non resta che ringraziare Carmen Yáñez per averci raccontato questa storia d’amore. Una storia “fuori dal tempo” come una finzione narrativa, ma che è vita vissuta, reale, unica e irripetibile.

(...) Allora non se ne e` andato.
Gioca di nuovo a confondermi
con la fantasia e la realta`
e adesso e` il protagonista
invisibile di un racconto.
E` una foglia gialla di seta
o una poesia scritta a mano,
un bandoneon dietro la tristezza.
Uno di questi giorni si stanchera`
di vagare con lo sguardo assente,
senza meta
illuminato dai lampioni di lune rotonde
cercando i giorni randagi
e finalmente verra`
al fianco ingenuo della mia pena.
E mi dira` sorridente: vieni qui, sciocchina,
leggimi la tua ultima poesia...

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Carmen Yáñez (1952, Santiago del Cile) è una poetessa cilena. Nel 1975 finisce nelle mani della polizia politica di Pinochet. Scampata all’inferno di Villa Grimaldi, rimane in clandestinità fino al 1981, quando sotto la protezione dell’ONU si rifugia in esilio in Svezia, dove inizia a pubblicare le sue poesie, che negli anni successivi appaiono su riviste svedesi e tedesche. Nel 1997 si trasferisce in Spagna, nelle Asturie, dove tuttora risiede. Ha partecipato a diversi festival internazionali e nel 2002 a Piacenza le è stato conferito il Premio di poesia «Nicolás Guillén». Presso Guanda sono uscite le raccolte Paesaggio di luna fredda, Abitata dalla memoria, Terra di mele, Latitudine dei sogni, Cardellini della pioggia e Migrazioni.

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