Passato di letture

Le spezie perdute del capitalismo 

Illustrazione di Francesca Quagliano, 2022, studentessa del Triennio in Fashion Design presso NABA

Illustrazione di Francesca Quagliano, 2022, studentessa del Triennio in Fashion Design presso NABA

«Una delle primissime parole indiane entrate nella lingua inglese fu il termine gergale hindustani per "bottino". loot. Secondo l'Oxford English Dictionary questo lemma era usato raramente al di fuori delle pianure dell'India del Nord fino alla fine del diciottesimo secolo, allorché si diffuse improvvisamente in tutta la Gran Bretagna. Per comprendere come e perché attecchì e prosperò in un terreno così remoto è sufficiente visitare Powis Castle, nelle Marche gallesi»

William Dalrymple

Cos’è davvero il capitalismo?

Sembra una domanda pretenziosa, e ad essere sinceri non è nemmeno quella che viene posta esplicitamente nel libro di William Dalrymple, Anarchia (Adelphi 2022). Però è quella che sorge più immediata dopo aver letto questo bel saggio che su una storia dai tratti romanzeschi e che pure è stata la base e l’esempio per i rapporti di forza globali degli ultimi tre secoli.

Dalrymple affronta infatti la storia della Compagnia delle Indie Orientali inglese che a partire dalla seconda metà del Seicento inizia la sua penetrazione non in uno, ma in ben due stati: l’impero Moghul e la Gran Bretagna.

Anarchia è la sintesi di come un grande conglomerato commerciale che si potrebbe definire di carattere misto, vale a dire giuridicamente privato ma legato a doppio filo agli interessi dello stato inglese, abbia portato avanti una propria politica di potenza sfruttando proprio questa sua doppia natura. Il risultato di un’invasiva penetrazione commerciale unita, quando serve, alla potenza militare e tecnologica britannica, non provoca solo la destabilizzazione dell’impero indiano che, contrariamente a quanto riportato dalla storiografia vittoriana, è all’inizio tutt’altro che in disfacimento e in preda alla “anarchia”. Anche il governo britannico risulta col tempo imbrigliato dalla dipendenza economica nei confronti di una compagnia che velocemente diventa too big to fail ed è costretto a seguire con la propria politica estera i sentieri tracciati dagli emissari della compagnia. Questi ultimi si rivelano capaci lobbysti ante litteram che riescono a condizionare, col proprio peso economico, non solo l’élite politica, militare e commerciale del paese, ma la stessa nascente società inglese (basti pensare alla moda del tè).

Anarchia. L'inarrestabile ascesa della Compagnia delle Indie Orientali

Con l’assoluto rigore storico e la maestria narrativa che lo caratterizzano, William Dalrymple ci racconta in questo libro l’ascesa inarrestabile della Compagnia delle Indie Orientali, ricostruendone la vicenda a partire da documenti originali e fonti bibliografiche inusitate e rare – e mostrando a quali estremi è potuto arrivare in passato il dominio incontrollato di una gigantesca corporation.

Una commistione pubblico-privato di enorme successo e sorprendentemente efficiente: erano appena 35 gli impiegati fissi della Compagnia al momento di raccogliere e far fruttare le spoglie dell’Impero Moghul, mentre i capitali che la Compagnia presta al governo di sua Maestà finanziano l’imperialismo inglese e la nascente rivoluzione industriale.

Quando nel 1857 la Compagnia non riesce più a gestire con sistemi di sfruttamento l’intero subcontinente indiano in rivolta gli interessi pubblici e privati sono ormai indistinguibili gli uni dagli altri e la Corona britannica è praticamente costretta a intervenire massacrando gli insorti e imponendo un governo diretto dei territori, assorbendo la Compagnia e mettendo fine alla finzione di un rapporto “meramente commerciale” con i colonizzati.

Quella riportata in Anarchia è una lettura importante, a tratti inquietante, dei rischi ai quali un certo tipo di capitalismo rapace può esporre interi stati nel momento in cui diventa troppo potente e pervasivo. Una lezione più che mai utile oggi, in cui conglomerati finanziari con bilanci superiori  a quelli di molti stati sembrano voler dirigere e gestire in autonomia le scelte per il futuro di intere società, mentre le istituzioni elettive e i governi sembrano succubi di questa enorme potenza economica.

NON LEGGETELO se vi siete emozionati leggendo Kipling: perderete per strada molto dell’orgoglio dell’uomo bianco.

NON LEGGETELO se siete convinti sostenitori della libera imprenditorialità senza freni: questo libro vi andrà di traverso.

NON LEGGETELO se credete che Amazon, Google e soci stiano solo facendo business: questo libro vi svelerà che non è mai solo business.

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