Passato di letture

Aprire una breccia nella retorica della guerra

Illustrazione di Anna Bonomi, 2022, studentessa del Triennio in Graphic Design e Art Direction, NABA, Nuova Accademia di Belle Arti

Illustrazione di Anna Bonomi, 2022, studentessa del Triennio in Graphic Design e Art Direction, NABA, Nuova Accademia di Belle Arti

«Mi hanno colpito le parole di una ex soldatessa sovietica che dopo una battaglia è andata a vedere il campo dove giacevano i morti e i feriti. Diceva: c’erano ragazzi, bei giovani, russi e tedeschi, mi dispiaceva ugualmente per tutti quanti. La morte e il dolore non conoscono differenze tra gli esseri umani. Ma lo sanno solo le donne. »

Svetlana Aleksievič

“Io non mi limito a registrare e annotare" - spiega la scrittrice e dissidente bielorussa Svetlana Aleksievič nell’introduzione a questo straordinario volume - "bensì cerco, indago e raccolgo il manifestarsi dell’animo umano lì dove la sofferenza trasforma persone piccole e qualsiasi in grandi personaggi. Dove la persona cresce, matura. E allora essa non è per me un muto e irrilevante proletariato della Storia”. Questa capacità di dar voce a moltitudini senza voce in opere uniche nel loro genere, sospese tra la narrativa non fiction, il miglior giornalismo e la storia orale, le è valsa il premio Nobel per la letteratura nel 2015.           

La guerra non ha un volto di donna. L'epopea delle donne sovietiche nella seconda guerra mondiale

Se la guerra la raccontano le donne; se a farla raccontare è Svetlana Aleksievic; se le sue interlocutrici avevano in gran parte diciotto o diciannove anni quando sono corse al fronte per difendere la patria e gli ideali della loro giovinezza contro uno spietato aggressore, allora nasce un libro come questo

Nello sconcerto per la guerra in Ucraina, molti hanno preso, o ripreso, in mano, insieme agli scritti di Politkovskaja, La guerra non ha volto di donna.
Vi consiglio di tutto cuore di fare lo stesso: troverete molto di più che un prezioso strumento di riflessione prospettica sull’attualità.
Frutto di una lunga ricerca e raccolta di testimonianze condotta tra il 1978 e l’85, quando ancora c’era l’URSS, il manoscritto fu inizialmente rigettato dagli editori, pesantemente censurato e finalmente pubblicato solo negli anni Duemila, perché la guerra raccontata qui “non è quella giusta”, per la propaganda, la retorica patriottarda e il Partito comunista, s’intende.
Tra orrori, dettagli naturalistici, ammissioni trucide, fango, pidocchi, confessioni di amori clandestini, denunce di molestie e discriminazioni, la voce delle donne combattenti (arruolate in massa come soldatesse, partigiane, infermiere, genieri, tiratrici scelte, per affiancare e rimpiazzare i soldati che morirono a milioni) fa saltare in aria dall’interno la mitologia intoccabile della “Grande guerra patriottica”, come i russi chiamano la seconda guerra mondiale. Aleksievič, cresciuta in quel mito, riesce ad aprire una breccia nella retorica accostando le testimoni con rispetto, devozione, curiosità; allora loro “cominciano a raccontare a bassa voce, poi verso la fine quasi tutte gridano”, la testimonianza diventa un fiume in piena, mentre piangono e sorridono - e noi con loro.

In quest’opera, come negli altri capolavori, Aleksievič, “sia le parole, sia il silenzio sono testo”, per questo le frasi spesso galleggiano rarefatte tra i puntini di sospensione.
Danzando tra cestini con le bombe e giocattoli di peluche, tra scarponi infangati e abiti da sposa fatti con le garze dell’infermeria da campo, in questo affresco corale l’autorialità della scrittrice si delinea nelle scelte sapienti di montaggio delle voci, nelle chiose rare e vivide, nei titoli evocativi delle varie sezioni del racconto, che dal resoconto dell’esperienza vissuta in guerra spicca il volo per esplorare la bellezza dell’immaginazione oltre il silenzio dell’orrore, la pasta madre della vita accanto alla morte.

L’abbinamento per bongustai: Una scrittrice così fuori dagli schemi va apprezzata in purezza, quindi non posso che raccomandare l’equivalente di una “degustazione verticale” di vini attraverso la sua opera, da Preghiera per Chernobyl a Ragazzi di zinco, a Gli ultimi testimoni, all’incredibile Tempo di seconda mano, fondamentale per capire cosa sia stata davvero l’Unione Sovietica.

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