Si pensa che il torrone possa essere il dolce più antico del mondo, o meglio, il dolce che si prepara nello stesso modo da centinaia e centinaia di anni e che oggi arriva a noi, praticamente invariato.
Sono tante le versioni di questo dolce e, come spesso accade nel mondo della cucina, popoli lontani e con culture immensamente diverse tra loro, preparavano questo dolce quasi nello stesso modo, differenziando giusto alcuni ingredienti e la consistenza che poteva essere più o meno morbida.
Trovare la vera origine di questo dolce è quindi impossibile, ma nella parte del Mediterraneo è da ricondurre ancora una volta alla tradizione araba, che ha contaminato con innumerevoli usi e preparazioni quella che noi sentiamo come la nostra “tradizione italiana”.
Oggi consideriamo il torrone una preparazione “di casa”, ma il suo cuore è un misto di scambi culturali, sia per quello che riguarda gli ingredienti, sia per la modalità di preparazione.
Nei paesi arabi si preparava da sempre la “cubaita”, il famoso croccante di mandorle tipico della Calabria e Campania e il “gulgulan”, meglio conosciuto in Sicilia come “giuggiulena”, che è a base di sesamo.
Questi impasti di semi oleosi o frutta secca e miele, erano particolarmente apprezzati e largamente preparati. Si trattava di un cibo con una lunghissima conservazione, molto energetico e soprattutto buono, inoltre era facile da trasportare sia sulla terra ferma che in mare.
Questo equilibrio di quattro elementi che oggi potremmo dare per scontato per molti dei cibi a cui siamo abituati, una volta era prezioso e difficile da raggiungere.
Si legge che proprio la "cupedia" fosse stata preparata per la prima volta dai Sanniti per sfamare i prigionieri romani. Non si hanno molte documentazioni a proposito, ma credo che in questo caso più che per la bontà avessero scelto questa preparazione per la praticità di utilizzo.
A Roma ne parlano soprattutto Catone e Marziale. Il primo, nel 160a.c., ne elogia la bontà nel celebre De Agri Cultura, uno trattato in cui il politico celebrava la vita agreste delle classi patrizie in contrapposizione a quella cosiddetta equestre della nuova classe nobiliare, che si stava affermando in quel periodo e si basava sui commerci.
Il suo torrone era quindi un dolce che oggi definiremmo “casereccio”, nel quale oltre alla frutta secca e miele c’erano farina, uova e formaggio fresco. Immaginatelo come un dolce secco molto compatto, simile, per farvi un'idea, al dolce di Natale in stile anglosassone.
Circa 250 anni dopo, Marziale nei suoi Epigrammi, parla nuovamente del torrone ma conferendogli un’accezione completamente nuova, meno casereccia e più ricercata, definendolo un cibo destinato ai nobili durante i grandi banchetti, e agli atleti che lo mangiavano prima di gareggiare.
Il dolce arriva ufficialmente in Spagna con la Reconquista, e la prima testimonianza scritta del torrone la troviamo in Catalogna nel 1221.
Successivamente, la provincia di Valencia diventerà la patria di quello che oggi è chiamato “Turrón”, diffuso comunque anche in altre zone come nella provincia di Jijona, dove è caratterizzato da un impasto morbido nel quale le mandorle non sono intere ma ridotte in una pasta amalgamata al miele.
Per quanto riguarda il nostro Paese, il torrone in Italia ha tantissime varietà: abbiamo quello sardo, di Benevento, di Cremona, dell’Aquila, di Camerino. Sono davvero tantissime le città che preparano da anni la propria speciale versione.
E oggi, nel nostro piccolo, vogliamo lasciarvi la nostra versione di torrone, "cioccolatosa" e perfetta per il Natale.
200g Crema di nocciole e cioccolato
200g Cioccolato fondente
20g Canditi
150g Nocciole
20g Cacao amaro
+ cioccolata per i bordi e la base
Sciogli un po’ di cioccolato per la base e aiutandoti con un pennello da cucina, spennella il cioccolato su uno stampo da plumcake, coprendo sia il fondo che qualche centimetro di bordo. Metti in frigo 15 minuti e ripeti l’operazione formando un secondo strato. Metti di nuovo in frigo. Prepara il ripieno mescolando tutti gli ingredienti insieme. Versa l’impasto all’interno e spennella la superficie con altro cioccolato fuso. Metti in frigo un paio di ore prima di sformarlo e tagliarlo a pezzi.
Di
| Ali Ribelli Edizioni, 2022Di
| Gribaudo, 2022Di
| Gribaudo, 2022Di
| Newton Compton Editori, 2021Di
| Guido Tommasi Editore-Datanova, 2020Di
| Einaudi, 2019Di
| Guido Tommasi Editore-Datanova, 2016Di
| Sonda, 2016Di
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