Passato di letture

Nature contro. In "Queer" troviamo la storia delle comunità LGBTQ+

Illustrazione digitale di Nicolò Etiopia, 2022, studente del Triennio in Graphic Design e Art Direction, NABA, Nuova Accademia di Belle Arti

Illustrazione digitale di Nicolò Etiopia, 2022, studente del Triennio in Graphic Design e Art Direction, NABA, Nuova Accademia di Belle Arti

«Una delle ragioni per cui mi sono appassionata alla storia LGBTQ+ è proprio questa capacità della storia di «denaturalizzare il normale». La prospettiva storica consente infatti di mettere in luce il carattere socialmente e culturalmente costruito di quel che solitamente viene indicato come “normalità” o “natura”»

Maya De Leo

Macché “contro natura”: è tutta una questione di potere. Leggendo l’affascinante saggio di Maya De Leo, figlio del primo corso di storia dell’omosessualità presso l’Università di Torino, diventa chiaro come lo stigma e la criminalizzazione dell’omosessualità (analogamente alle smanie di dominio sulla procreazione e il corpo della donna) abbiano tutto a che vedere con l’ossessione per la demografia a fini di potenza, il controllo sociale e “l’organizzazione dell’eguaglianza e della disuguaglianza” all’interno della società, dal Settecento fino ai vari Putin, Orban e sovranisti de noantri.    

Queer. Storia culturale della comunità LGBT+

«Un libro avvincente, capace di toccare ogni registro dell’esperienza (e della scrittura): epico, tragico, comico, romantico» - Vittorio Lingiardi, Robinson

La ricostruzione muove dalla fine dell’età moderna, quando il peccato si trasforma in devianza e la repressione dell’omosessualità diventa materia politica anziché religiosa, minaccia all’ordine e alla sicurezza dello Stato, perché il sesso senza procreazione mina la crescita demografica, che garantisce manodopera e carne da cannone. E poi - con buona pace di Achille e Patroclo - chi si fida di un maschio “effeminato” sotto le armi? Le pratiche amorose tra persone dello stesso sesso da atto vengono via via a configurare un’identità, mentre il coinvolgimento massiccio della scienza aggiunge al crimine la patologia. L’allarme sociale si fa più acuto quando in grandi città come Londra, Parigi, Berlino e New York si palesano network omosessuali, con la propria controcultura, la cui vitalità tra fine la fine dell’Ottocento e i roaring Twenties  è testimoniata da pamphlet, stampa popolare e carte poliziesche e giudiziarie.

Dalla crisi del ’29 divampa però una nuova ondata di repressione che mette d’accordo regimi totalitari e grandi democrazie, sopravvive alla seconda guerra mondiale e trionfa nella sessuofobia degli anni Cinquanta, quando persino i comics sembrano sovversivi, col “sogno omosessuale realizzato” di Batman e Robin. Ma proprio dal fondo di quel closet sorge l’associazionismo che esplode in aperta rivolta dal 1969, da Stonewall al periodico “Fuori!” in Italia. Una storia che, tra “pratiche liberate” e omo-normatività strisciante, sotto l’assedio di una pretesa “verità biologica” e attraverso la piaga dell’Aids, arriva fino agli “orizzonti (anti)identitari”  degli anni Duemila, e oltre.

De Leo mappa l’evoluzione attraverso i secoli del lessico impiegato dentro e fuori la comunità, a cui corrisponde una progressiva presa di coscienza di innumerevoli modi di vivere la sessualità e l’identità di genere, e soprattutto la possibilità di “dirsi”, dunque esistere, riconoscersi e farsi riconoscere. Usa sin dal titolo l’acronimo LGBTQ+ proprio per mantenere il massimo di inclusività e apertura - contro una storia secolare di violenza e umiliazioni inflitte in nome della presunta normalità. Perché, come diceva il teorico Muñoz, il queer è un’aspirazione distillata dal passato per immaginare il futuro.

Abbinamento per bongustai: scoprire, o rispolverare, gli Elementi di critica omosessuale di Mario Mieli, padre della cultura queer italiana, per cui la liberazione dell’eros era il solo, serio “antidoto al dominio mortifero della Norma e del capitalismo”.

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