Simboli, visioni e filosofia si intrecciano in maniera indissolubile nei quattro poemetti che costituiscono il testamento letterario di T. S. Eliot, uno degli autori più rappresentativi del Novecento. Scritti separatamente e solo più tardi riuniti in volume, compongono un arazzo in cui trama e ordito sono rappresentati dal filo del modernismo e da quello dell'ermetismo. Il tempo è struttura cronologica e musicale di circolarità, di meditazione e di fiducia nell'eterno.
Già in The Waste Land (1922), Thomas Stearns Eliot parla della «morte per acqua» («Death by Water»): è un pensiero ritornante, che si ritrova, mutato di accento, anche nei maturi Four Quartets (composti fra 1936 e 1942). Il terzo dei quattro quartetti è intitolato The Dry Salvages, nome di alcuni scogli al largo della costa del Massachusetts, luogo d’infanzia del poeta.
Il mare (l’acqua è l’elemento di questo quartetto) porta con sé il pericolo: attraversarlo, solcarlo, peregrinare attraverso di esso significa fare la prova della nostra fragilità. L’elemento equoreo può infatti trascinare via, sommergere, spolpare, come insegna appunto Phlebas il Fenicio in The Waste Land.
In questo breve brano – quarto movimento del terzo quartetto – il mare è visto come luogo di transito, di attraversamento umano. E mentre l’elemento naturale assiste impassibile e neutrale alla sorte delle piccole creature che vi si avventurano (per lavorare, per giungere altrove), il poeta eleva una vera e propria preghiera, che fa capire, meglio di qualunque altro segnale, il cambiamento e la maturazione intercorsi tra La terra desolata e i Quattro quartetti.
Intanto c’è un richiamo all’ultimo canto della Commedia Dantesca, il XXXIII del Paradiso: è da lì, dal verso 1, che Eliot riprende la definizione di Maria come «Figlia del tuo figlio», in italiano nel testo originale.
Dunque è una preghiera a Maria, così come l’ultimo tratto del viaggio dantesco era aperto proprio dalla preghiera di san Bernardo alla Vergine, perché concedesse al pellegrino dell’oltretomba la grazia della visione di Dio.
Si prega sempre per gli altri, in questo sta la carità: ardere di amore creaturale per l’altro, per gli altri, che hanno bisogno di noi. Così il poeta scrive una preghiera rivolta a Maria perché custodisca i viaggiatori del mare e, quando siano perduti, perché ne abbia pietà, come una vera madre terrena: perché quei corpi, che il mare non potrà restituire, trovino pace e i loro cari consolazione.
Suona sul mare, per tutti, la campana, che intona la nota dell’Angelus.
Incastonato nei Quartetti, questo frammento orante sembra invocare per la creatura l’unico riparo possibile dalla sua fragilità, l’aiuto della madre del Creatore fattosi uomo: l’aiuto della donna che ha pianto il Figlio sulla croce e lo ha visto risorto. Lei, Regina del Cielo, conosce la pietà, una pietà perfetta e piena, assai diversa dall’ambiguità dei poteri umani: a lei la preghiera, l’implorazione può ricorrere senza timore di restare inascoltata.
Di
| Bompiani, 2010Di
| Bompiani, 2014Di
| Rizzoli, 2000Scopri altri poeti
Hai domande, dubbi, proposte? Vuoi uno spiegone? Scrivi alla redazione!
Conosci l'autore
Per poter aggiungere un prodotto al carrello devi essere loggato con un profilo Feltrinelli.
Per poter aggiungere un prodotto alla lista dei desideri devi essere loggato con un profilo Feltrinelli.
Il Prodotto è stato aggiunto al carrello correttamente
Il Prodotto è stato aggiunto alla WishList correttamente