Io credo che il cristianesimo abbia avuto un'influenza molto forte nel determinare il declino e la fine dell'impero romano, sostituendo a quella grande civiltà classica un'altrettanto grande civiltà cristiana
Corrado Augias è un mistero, esattamente come misteriose sono le antiche vestigia che gli abitanti di Roma si trovano accanto nelle loro giornate, guardandole migliaia di volte e non vedendole mai veramente.
Già: non esiste forse città al mondo che sia tanto ricca di monumenti, prodiga di meraviglie architettoniche, testimonianze artistiche e al tempo stesso così incompresa.
Perché se è vero che una passeggiata per Roma è un'esperienza alla portata di tutti, è altrettanto vero che riuscire a vedere davvero quel che ha cristallizzato la città nella sua forma attuale - che è sempre una forma in divenire - è impresa che necessita di una guida.
Ed ecco allora venire in nostro soccorso Augias, che dell'Urbe è cittadino per nascita ma ne è diventato cantore per scelta, dopo aver raccontato tante altre città, di altri paesi, nel corso di una carriera lunga più di sessant'anni. Una delle felici contraddizioni di Corrado Augias.
Un cantore discreto, competente e garbato, com'è nelle corde di questo bravissimo narratore e divulgatore, ma nondimeno capace di farci cogliere con forza il significato di luoghi altrimenti destinati a fornire al visitatore poco più di un suggestivo arredo urbano, un'oleografia pittoresca ma incapace di "parlarci", dicendoci quel che davvero rappresenta.
La Roma che "si arrende" al cristianesimo, prima attraverso l'editto di Costantino che lo rende religio licita, "religione permessa", e poi con quello di Teodosio, che lo dichiara unica religione dell'impero, è congelata nel modo stesso in cui la città oggi si presenta ai nostri occhi: tutto parla di un momento di trapasso, di gigantesca mutazione culturale.
Per entrare nel segreto di quei luoghi che ancora oggi raccontano quel portentoso cambio di paradigma, il libro di Augias è un portolano utilissimo, una guida da portare con sé per poter meglio entrare nel cuore e nei segreti di una città che cambiò i destini del mondo.
In questo nuovo, affascinante affresco storico, Corrado Augias ci presenta la Roma cristiana, raccontando le storie di uomini, donne, luoghi e monumenti che caratterizzarono la fine del vecchio mondo, e annunciarono l'inizio e il trionfo di una nuova epoca.
L'INTERVISTA
Quali sensazioni lei come cittadino, come "cives romano", prova quando entra nel Pantheon? Cosa le piacerebbe dire su questo monumento straordinario?
Parlando del Pantheon, la prima cosa che mi sento di dire è che bisogna saperlo vedere, perché è un'immagine talmente logorata dall'uso - sta lì sotto gli occhi di tutti nella realtà o nelle fotografie e nei film - che rischia di essere logorata dalla sua stessa esposizione. Il Pantheon è un edificio straordinario a cominciare da quella cupola arditissima, di amplissimo diametro, col buco centrale - l'impluvium - che sta lì fin dalle origini e che si è conservato praticamente intatto: unico grande monumento romano conservato intatto perché precocemente venne trasformato in chiesa cristiana e questo lo salvò dai danneggiamenti e dalla stessa distruzione, com'è accaduto a tanti altri templi.
Lei, in questo libro, cerca di fare vivere la città eterna attraverso gli aneddoti e le storie di cui le vestigia sono testimonianza e quindi di farci percepire personaggi dell'antica Roma come se fossero un po' nostri contemporanei... mi pare che questa sia una cifra di una guida come quella che lei ci consegna, una guida completamente sui generis...
La domanda è talmente precisa che richiede qualche secondo in più.
Per la risposta, ci sono due aspetti impliciti in questa domanda.
La prima: lei ha usato l'espressione "città eterna", ed è giusta. Ora, io da una parte credo che il cristianesimo abbia avuto un'influenza molto forte nel determinare il declino e la fine dell'impero romano, sostituendo a quella grande civiltà classica un'altrettanto grande civiltà cristiana. Dall'altra parte, la presenza della chiesa di Roma, del papato, di questo strano sovrano che è il papa a Roma, ha garantito alla città una sopravvivenza attraverso i secoli, per la quale la si può dire - come lei ha detto - "eterna": quindi non è un appellativo che si dà a Roma così, in maniera generica, è una realtà precisa perché Atene, Antiochia, Alessandria e tante città dell'antichità sono diventate nel corso dei secoli dei villaggi, oppure sono completamente sparite, come città.
L'antica Roma no. Giorni fa io ero ai fori a filmare una piccola cosa davanti al Tempio di Antonino e Faustina, che è un esempio eccezionale perché è un tempio pagano trasformato, dentro il quale è stata calata una chiesa cristiana: c'erano decine e decine di turisti, tutti con le braghe corte e le canottiere che andavano e venivano per la Via Sacra... e io stavo lì con la mia cravatta e la giacca a dire questo. Nessuno di loro ha dedicato un occhiata a quel tempio, perché non sapevano davanti a quale meraviglia sorprendente stavano passando.
Ecco, questo significa saper vedere Roma: io spero che questo libro un piccolo aiuto lo dia.
Il suo libro fotografa con grande attenzione un momento storico preciso, il 324 DC quando Costantino, attraverso il suo editto, decide di adottare la religione cristiana come religione "possibile", diciamo così. Questa scelta enorme che avrà conseguenze enormi, per certi versi incalcolabili e la cui eco arriva ancora ai giorni nostri, è rappresentata nel modo stesso in cui Roma oggi si presenta ai nostri occhi: è una città che in qualche modo continua a parlarci di quel momento preciso, dove originano tante delle sue bellezze ma anche tante forse delle sue inadeguatezze attuali. Oggi, chi volesse girare Roma e avere riscontro storico di quel momento preciso, del 324, del IV secolo Dopo Cristo, da quali luoghi dovrebbe cominciare?
Per ricostruire quel che accadde quando Costantino nel 324 diramò il suo editto, un luogo possibile dal quale cominciare a vedere la Roma cristiana, quella cioè che segue all'editto di Costantino che rende il cristianesimo "religio licita" cioè una "religione permessa" è San Pietro. Perché San Pietro rimane. La magnifica basilica che vediamo oggi, cinque, seicentesca, sostituisce l'antica basilica costantiniana che fu quella che l'imperatore ordinò di costruire nel luogo dove presumibilmente era avvenuta l'esecuzione o il martirio di San Pietro... ecco: quella, la prima, la proto-basilica di San Pietro ordinata da Costantino non c'è più, però la grande basilica attuale è costruita in dimensioni molto maggiori sullo stesso luogo, con lo stesso orientamento della navata e ovviamente a parte gli ornamenti, le colonne, il baldacchino bronzeo del Bernini, eccetera eccetera... e le dimensioni, molto più vaste.
Però, all'idea di continuare quella proto-basilica costantiniana che segnò l'affermarsi del cristianesimo come religione, sul finire di quello stesso IV secolo - e cioè nel 380 - l'imperatore Teodosio non solo ribadì la liceità della religione cristiana, ma la rese obbligatoria, per cui tutti gli altri culti erano proibiti e il cristianesimo restò unica religione... e i cristiani, spesso, si trasformarono da perseguitati in persecutori.
Mi hanno colpito le pagine da lei dedicate a Marco Aurelio, "l'imperatore filosofo". Oggi mi sembra che la sua figura stia tornando con i suoi insegnamenti e il suo stoicismo, le cose che ci ha lasciato in forma scritta... Marco Aurelio, insomma, sta tornando al centro di un dibattito: sanche lei ha questa impressione?
Mi viene da ridere a parlare di Marco Aurelio perché quando ero bambino la prima il primo contatto con Marco Aurelio fu un settimanale satirico - che tra l'altro si avvaleva di collaboratori eccezionali! faccio solo i nomi di Federico Fellini ed Ettore Scola, tanto per dire il livello - ed era un settimanale satirico romano molto spiritoso che si chiamava Marc'Aurelio, con l'apostrofo.
Questo era un piccolo ricordo personale. Poi ovviamente sono cresciuto, ho letto qualche libro e ho scoperto la grandezza di questo imperatore. Perché dico grandezza? perché è raro - rarissimo - che un capo politico militare qual era lui, però religioso, qual era l'imperatore romano, conservi abbastanza lucidità,equilibrio, tempo, attenzione spirituale per conservare una parte della sua attività quotidiana alla lettura, alla riflessione, alla filosofia. Se ne è in grado - guardiamoci intorno, oggi: quanti sono? possiamo indicare qualche uomo politico, anche grande, anche molto potente, che abbia questa predisposizione? No. Io non ne conosco e forse nemmeno voi - Marco Aurelio è l'eccezione e questo lo fa grande in partenza, indipendentemente da quello che poi fu capace di fare, cioè esercitare per esempio, continuamente, la virtù della tolleranza, che in un capo militare e politico è una cosa quasi unica.
Lui commise un solo errore, se posso ricordare questo: trasmise l'impero a suo figlio Commodo, che era un ragazzetto che era nato bene, era stato educato bene ma venne traviato, probabilmente dagli eunuchi di corte, per cui diventò un giovane uomo vizioso, con delle attitudini di ferocia, di crudeltà... e viene ricordato, per esempio, in un bel film che si chiama Il gladiatore perché amava scendere nel circo e far combattere, aiutato dalle circostanze. Ed è lui, nel film, quello che uccide il gladiatore, protagonista della storia. Ecco, quello fu l'unico errore di Marco Aurelio: cedere all'affetto paterno e interrompere la dinastia detta "degli antonini", dove tutti gli imperatori - cinque, cominciando da Nerva fino a lui - erano saliti al trono non per discendenza di sangue, ma per scelta. Cioè l'imperatore in carica sceglieva uno che gli pareva adatto e diceva "Vieni, ti adotto e sarai imperatore quando io morrò".
Marco Aurelio venne meno a questa regola e segnò la fine della dinastia - con Commodo - della dinastia degli Antonini.
Lei è nato a Porta Latina nel 1935, in una città che forse si porgeva agli occhi del visitatore in modo diverso da quanto non faccia oggi... quale trova sia l'elemento maggiormente cambiato, da che lei ha memoria di Roma sino ai giorni nostri? In cosa questa città - che continueremo ad amare e a guardare per la bellezza e la storia che ha da offrire - è così cambiata?
La sua domanda complessa mi tocca profondamente.
Richiederebbe una lunga risposta, che ovviamente non possiamo dare perché il tempo non ce lo consente, però la mia idea è che Roma è cambiata in peggio.
Io ho ricordi - non soltanto perché gli uomini anziani tendono ad abbellire i ricordi della giovinezza, no:ne sono profondamente convinto - e ho la documentazione pratica scritta e di memoria solida di quello che Roma era e che non è più... Rovinata da chi? dal turismo, da un allargamento smisurato che l'amministrazione e la stessa struttura cittadina - proprio la topografia cittadina, probabilmente - non è in grado di reggere... per cui Roma oggi appare una città molto trascurata, molto in declino.
Io stesso, proprio oggi, martedì, sono uscito su Repubblica con un articolo in cui cito un episodio tremendo di una statua abbattuta per villania, per ignoranza, per fanatismo, da un gruppo di giovani a Villa Borghese, la notte buttata giù dal piedistallo e ridotta in frantumi. Ecco Roma, purtroppo oggi la sua apparenza, la sua superficie è quella.
Per questo ho scritto questo libro: perché chi lo legge abbia la consapevolezza, un qualche punto di riferimento per andare a guardare quei luoghi dove l'antichità, il trapasso tra una cultura e l'altra ancora appaiono evidenti.
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