Nel 2019, inaspettatamente, il Corriere della sera ha dato notizia che una casa d'aste aveva messo all'incanto una serie di quaderni autografi di Gadda, sei dei quali erano inediti.
Avete mai incontrato un gaddista?
Per individuarne uno, prima di tutto è bene conoscere alcune delle caratteristiche che caratterizzano questa congregazione, al tempo stesso entusiastica e semisegreta.
... alt, fermi tutti! Vi sentiamo mormorare perplessi, là dietro: " ... ma entusiasta e semisegreta non sono concetti in contraddizione fra loro?"
Ecco, la prima cosa da sapere è proprio questa, forse: dove c'è contraddizione, c'è Gadda.
Non ci credete? Pensate allora ad un ingegnere, tanto calato nello specifico della propria formazione da meritarsi il titolo anche quando indirizzerà le proprie scelte verso una carriera decisamente umanistica. E pensate anche a uno scrittore che saprà mettere in ridicolo - in tante sue pagine - la sconfinata stupidità della guerra, pur essendo partito volontario nella Grande Guerra per istinto patriottico. Ecco: questa "sospensione della contraddizione" è forse una delle premesse necessarie per poter godere al meglio dei frutti che questa nuova edizione del Giornale di guerra e di prigionia, curata da Paola Italia, porta sulla nostra tavola.
I gaddisti sono come gli iniziati ad un culto che – a oltre sessant’anni dalla sua fondazione – va conquistando sempre nuovi adepti.
Forse perché viviamo in un mondo nel quale l’importanza della parola è continuamente fraintesa e sminuita, è giusto che ci sia chi cospira per restituirle la sua potentissima eredità.
Giorgio Pinotti, che incontriamo per parlare del Quaderno, è un gaddista di vaglia e conversare assieme a lui dell’importanza di un ritrovamento come quello che ha avuto luogo pochi anni fa è un privilegio: alcuni taccuini fino ad allora inediti, ci spiega Pinotti, sono stati messi all'asta pochi anni fa e acquisiti dalla Biblioteca Nazionale di Roma, per fortuna, in modo da divenire patrimonio di tutti.
Ecco da dove prende le mosse la pubblicazione di questa nuova edizione del Quaderno, curata da Paola Italia, che si inscrive nel contesto adelphiano della ripubblicazione integrale di Gadda
Ma pubblicare ( o ripubblicare) Gadda, ci spiega Pinotti, che delle opere di Carlo Emilio Gadda per Adelphi è direttore assieme a Paola Italia e a Claudio Vela, è sempre un'operazione in divenire, provvisoria.
Per misteriose ragioni, ogni edizione - che poi misteriose non sono perché sono legate alla sua natura - è veramente provvisoria, e quindi ristampare Gadda, riproporlo, non è mai un gesto meccanico. Significa tener conto di tutto quel che non conoscevamo e che nel frattempo è emerso.
I quaderni, in questa edizione accresciuta di tante pagine inedite e corredata da disegni, annotazioni, fotografie, ci portano nel vivo del crogiuolo linguistico e (soprattutto) mentale di un’officina che non può mai chiudere i battenti, insomma.
Catturato dopo la disfatta di Caporetto e portato nei campi di prigionia in Austria e in Germania, lo scrittore ha tempo per lasciar decantare l'incandescente materia che ha lambito la sua casacca e di interrogarsi per capire - soprattutto - quali cambiamenti abbia sortito in lui l'esperienza della guerra.
E Gadda affina proprio in quella difficile congiuntura una delle sue cifre di narratore più profonde, quella tensione irrisolta - e per questo tanto più potente - fra dramma e farsa, fra il respiro epico che in lui è mosso dal contesto e il modo in cui la lingua, costantemente, opera per disinnescare ogni retorica. È come se Gadda a volte mettesse sul becco grifagno e aquilino della guerra (e di tutti coloro che ne sono officianti) un naso rosso da clown. Ma non prima di essersi guardato allo specchio, senza alcuna indulgenza.
Sentiamo Pinotti: "C'è nel Giornale una doppia forma di conflitto: c'è il conflitto, ovviamente, dell'inadeguatezza degli alti comandi, dell'ignavia, della viltà degli imboscati, dell'incapacità dei generaloni... ma c'è anche uno sguardo durissimo nei confronti di sé stesso. Quando Gadda assume il comando di un reparto si rende conto che la sua innegabile intelligenza, la sua disciplina, il suo rigore, il suo senso della disciplina e del sacrificio non bastano. Si rende conto che quella che lui chiama la sua nevrastenia mentale lo rende debole"
Il Giornale è dunque anche una seduta ininterrotta di autoanalisi, il riporto di una sonda calata nelle proprie viscere per capirsi fino in fondo, e tornare infine nel mondo con una più precisa immagine di sé: il registro delle esplorazioni di cui Gadda dà conto nel Quaderno contiene in pectore i temi e i modi del grandissimo prosatore che scriverà L'Adalgisa, La cognizione e Il pasticciaccio.
Il 2023 sarà un anno sommamente gaddiano: celebreremo infatti il cinquantenario della morte di Gadda ma, se nel caso di molti scrittori una simile commemorazione muoverebbe a un compunto cordoglio, nel caso dell'Ingegnere possiamo far nostra la contraddizione di cui scrivevamo all'inizio di questo breve testo e sorridere assieme a lui, con una copia del Giornale fra le nostre mani.
Già, Gadda è più vivo che mai, come pure la sua lingua. E la sua congregazione non ha mai goduto di tanta salute: non possiamo non dirci gaddisti anche noi!
È bello averlo scoperto grazie al Quaderno di guerra e di prigionia e a Giorgio Pinotti.
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