Arrivi e partenze

Essere Il Mereghetti

Domanda: quanti, fra voi, hanno provato la sottile vertigine di vedere il proprio cognome trasformato, anno dopo anno, in un libro?
Pensateci: un cognome che diventa sinonimo di conoscenza enciclopedica, al punto che tentare di distinguere fra la persona e ciò che il suo nome designa per il resto del mondo, è praticamente impossibile.

Il Mereghetti. Dizionario dei film. Edizione del trentennale. 1993-2023

Non esiste in Italia (e non solo) un repertorio tanto ampio e documentato sulla settima arte come il dizionario di Paolo Mereghetti. A 30 anni dalla sua prima uscita, rimane un faro capace di illuminare la storia del cinema, i suoi protagonisti grandi e meno grandi, i suoi film noti e meno noti.

Se uno guarda su internet e cerca "I cento migliori film da vedere", troverà i film degli ultimi venticinque anni... in questo modo i giovani non si accorgono che c'è tutto un altro modo di vedere, di guardare. Con il Dizionario, cerchiamo di ricordarglielo

Paolo Mereghetti

C’è una storia, a proposito della fama, dei fardelli che comporta e delle epifanie che regalano l'essere famosi; una storia che forse può aiutare a capire meglio l’ospite che oggi vi presentiamo.
Per arrivare a lui, dobbiamo partire da lontano e fare un salto indietro nel tempo e nello spazio.
Durante un'intervista Sting, il cantante, ha raccontato di aver capito di avercela fatta quando una mattina, sul finire degli anni Settanta, in una camera d’albergo ad Amsterdam, dove aveva suonato la sera prima assieme ai Police, sentì il lavavetri che stava all'esterno delle finestre della sua stanza cantare un motivo con voce alta, quasi in falsetto.

Ro-o-xaaanne, you don’t have to put on the red light…”: la voce passava attraverso i vetri, mentre l’operaio appeso ad un paranco, fuori da una stanza al quinto piano dell’Hotel, celebrava quel momento cantando una canzone che Sting conosceva fin troppo bene.
L’aveva scritta lui.

Nell’intervista, il cantante ricorda come al realizzare che la canzone del lavavetri era la sua, fu colto da una vertigine.
Ed eccoci arrivare a noi, alla vertigine di cui racconteremo quest’oggi.

Vedere un film al cinema e vederlo in televisione è molto diverso: lo stesso film che mi capita di aver visto al cinema, quando lo vedo in televisione cambia, nel modo in cui mi "arriva"

Chissà cos’ha provato Paolo Mereghetti, quando ha sentito per la prima volta il suo nome pronunciato da qualcuno che, ignaro della sua identità – magari era seduto accanto a lui su un tram, oppure in coda allo sportello delle poste – stava raccontando di aver ricevuto in regalo, proprio il giorno prima, l’ultima edizione “del Mereghetti”.

Il Mereghetti - Dizionario dei film compie trent’anni, e per tutti noi che amiamo il cinema è l’occasione per spegnere diecimila candeline. … no, un attimo: cos’avete capito? Non è che il dizionario porti male la sua tutto sommato giovane età: è che l’edizione che teniamo fra le mani conta qualcosa come 9920 pagine, fra indici, apparate film elencati in ordine alfabetico.
E non c’è pagina, in quest’opera colossale, che non meriti di essere celebrata degnamente.

Il Mereghetti, dunque, arriva sul nostro set portando sé stesso – una copia di sé stesso fresca di stampa – e con una spalla semi-slogata dal peso della propria versione cartacea. Ma il Mereghetti non dà segno di accusare il colpo: dribbla le quinte messe a scandire il percorso verso la poltrona sulla quale siederà con consumato fare da attore. Siede. Sorride, il Mereghetti. Chissà quanti set ha calcato, in vita sua, questo signore che appare distinto e d’istinto allo stesso tempo, emanando un’autorevolezza mai pomposa e sempre nutrita della passione divorante per il cinema.

Eh già, Paolo Mereghetti è perdutamente innamorato del cinema.
Lui respira cinema, la sua voce è cinema, e se si potesse fumare in uno spazio chiuso com’è quello in cui accogliamo gli autori per intervistarli, non ci sono dubbi sul fatto che si accenderebbe una sigaretta e la lascerebbe pendere dal labbro col sorriso sornione di un Bogart minore.

Ma di “minore” c’è davvero poco, nel Mereghetti: a partire dalle sue schede, che sono sempre aggiornate, ricche, complete, prodighe di informazioni altrimenti difficili da compendiare e mettere assieme in modo organico.
“… e internet? Dove lo metti, internet?”. Sì, è vero, c’è internet, làa fuori nel mondo, ma non c’è nulla come il Mereghetti per giocare al gioco del cinema: compulsare qualche scheda a caso, imbattendosi in film che abbiamo visto e amato, e poi subito dopo inciampando in qualcosa che ancora non abbiamo visto, ma il cui regista ci è sempre piaciuto e che cercheremo quindi di recuperare...

Insomma, se il cinema non può che essere su celluloide, il Mereghetti non può che vivere su cellulosa: è giusto così, ed è bellissimo tuffarsi nella storia delle storie che hanno reso il cinema la fabbrica di sogni che è da oltre cent'anni. Venite a scoprire l'uomo che sta dietro il Dizionario: scoprirete che in fondo, sono la stessa cosa. 

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