Gian Arturo Ferrari ci accompagna nelle avventure umane e culturali degli uomini e delle donne che si sono occupati di scegliere come, quando e quali libri pubblicare in un paese in cui tutti scrivono e pochi leggono.
Tutte le storie dell'editoria che conosco sono un po' "impettite", accademiche ... Mentre l'editoria è una cosa - non voglio dire "frivola" - ma che comprende anche aspetti che accademici non sono. Io ho voluto raccontarli.
Gian Arturo Ferrari è un uomo certamente autorevole, ma tutt'altro che impettito.
Sarà per questo che, in apertura della nostra conversazione, siamo stati ripresi bonariamente per il "lei" carico di un certo timor reverenziale col quale ci eravamo rivolti a lui.
"Diamoci del tu: noi che lavoriamo nei libri siamo tutti amici!". Giusto, professor Ferrari... cioè, giusto, Gian Arturo! diamoci del tu.
In fondo siamo qui per parlare di una storia che - fin dal titolo del libro attraverso il quale ce la racconterai - si pone come "confidenziale".
E l'aggettivo, come ci hai spiegato molto bene, non è scelto a caso.
Dice bene Ferrari: chi lavora nell'editoria è affratellato da una passione che gli altri - quegli sventurati che non siano ancora stati rapiti dal profumo delle pagine - forse faticheranno a comprendere fino in fondo. Noi che amiamo i libri, invece, conosciamo il brivido di tenere fra le mani una copia fresca di stampa della prossima storia nella quale ci immergeremo.
E ancor più di questo, sappiamo bene che l'apnea compiuta fra le pagine di un libro è l'unica dalla quale non si rischia di riemergere affamati d'aria, ma anzi con la testa ben ossigenata e il respiro più libero.
Ecco perché quando è arrivata fra le nostre mani una delle prime copie stampate di Storia confidenziale dell'editoria italiana, siamo stati percorsi da un brivido, anticipazione del piacere che quel titolo prometteva e che - ne eravamo certi - avrebbe accompagnato la lettura.
Spoiler alert: la promessa è mantenuta.
Quella raccontata nel libro non è però una storia "pettegola": la mia intenzione era quella di raccontare l'editoria italiana del Novecento nel modo in cui si dice "ti racconto una storia"
La Storia licenziata da Ferari si riallaccia a una tradizione illlustre com'è appunto quella delle storie confidenziali, che datano al settecento e che sono state a lungo l'ossatura dei cosiddetti livres de chevet, i libri da tenere sempre a portata di mano, magari sul comodino accanto al letto per poterli agevolmente riprendere in mano ogni volta che si ha voglia di scoprire qualcosa di nuovo sui personaggi che raccontano. Ma Ferrari - forte di un'esperienza nell'ambito editoriale che lo ha visto dirigere le più grandi case editrici a cavallo fra gli anni Settanta e i nostri giorni, ne aggiorna il potenziale narrativo e aneddotico con un excursus storico sulle rocambolesche vicende dell'editoria italiana moderna.
Una panoramica a volo d'uccello sulle grandi linee familiari che hanno caratterizzato il Novecento del libro in Italia, a cominciare dalle vite parallele - eppure quanto diverse! - dei capostipiti delle dinastie editoriali.
Ma non facciamo l'errore di pensare a questo libro come a uno zibaldone di gossip editoriale! la Storia confidenziale che Ferrari ci racconta fa leva soprattutto sulla conoscenza in prima persona, approfondita e aggiornatissima, di un mondo che - per quanto relativamente ristretto in termini di persone che ne fanno parte - fa storia a sé proprio per l'irriducibile specificità dell'oggetto che ne delimita i confini.
Eh già: il libro è pur sempre una merce e come tale la sua vita e la sua circolazione sono soggette a conti economici e bilanci - e su questo punto, il professore tira fuori tutto il suo pragmatismo di capace amministratore - ma è anche una merce strana, diversa dalle altre e per rendersene conto basta entrare nelle vite di coloro che del libro sono stati (e sono) i protagonisti: caratteri diversissimi, inclinazioni apparentemente lontanissime le une dalle altre... tutte però unite da una fiducia nei confronti dell'oggetto libro e della sua capacità di incontrare il lettore più giusto.
Le umilissime origini di Arnoldo Mondadori e il suo straordinario riscatto, il genio per i periodici mostrato da Angelo Rizzoli, l'eleganza di Giulio Einaudi, l'umanesimo di Valentino Bompiani e Livio Garzanti, il talento di Mario Spagnol e l'unicum rappresentato da Giangiacomo Feltrinelli: c'è tutto questo, nel libro di Ferrari, assieme alla consapevolezza di quanto i libri siano la merce che meglio di ogni altra restituisce - nella propria infinita varietà - il clima sociale, culturale e politico espresso dai tempi in cui vengono pubblicati.
Ecco perché la sua Storia confidenziale è il libro che mancava. Ecco perché chiunque sia interessato alla storia (e non solo a quella dei libri) troverà in questo libro tante storie e tante idee sulle quali riflettere.
Molte grazie, professor Ferrar... oops: non impareremo proprio mai, eh? Tutti noi che lavoriamo nei libri, siamo amici.
Grazie, Gian Arturo. Ci vediamo al prossimo libro.
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