Quello che i librai non dicono

Corrieri: un lavoro pieno di incontri

Illustrazione di Gaetano Di Riso, 2021

Illustrazione di Gaetano Di Riso, 2021

- C'è da firmare per questi 5 colli.

- Mio Dio, come sono rovinati. Ultimamente i colli di Messaggerie, così grandi larghi e lunghi son spesso rovinati, ma questi qui chissà che giro lungo hanno fatto!   

- Eh, cara mia, mai come me, son capitato qui in Italia vent'anni fa per caso e sono ancora qui. Un giro lunghissimo.

Tra una firma, un timbro e lo scarico dei colli dal suo muletto, David ci racconta di essere moldavo, di essere un insegnante di musica che nel suo Paese insegnava ai bambini, poi trasferitosi in Italia con l'idea di rimanerci per poco tempo. Ma chissà perché è ancora qui.

In una libreria piccola come quella in cui lavoro ora, i corrieri che consegnano la merce sono spesso sempre gli stessi, si impara a conoscersi. Può capitare, però, che ne arrivano di nuovi, a volte allegri e spensierati, altre talmente frettolosi che vorresti maledirli per come scaricano in velocità, altre volte ancora piegati dal mal di schiena o dalla stanchezza.

Il ragazzo moro tutto ricciolino di Bartolini, molto bravo e professionale, poco tempo fa ci ha mostrato nel telefonino le foto della sua bambina appena nata. Un giovane corriere di SDA a volte scherza mentre in altre occasioni lo si vede rigido e nervoso, come quando a luglio ci ha raccontato che la sua auto era stata distrutta dalla grandine (e a quanti di noi è successo in quei giorni?). Poi c'è quello che chiamiamo “il vecchietto”, che viene saltuariamente e ci fa interrogare tra noi su quando anche per lui arriverà il momento della pensione.

Spaccati di vita, persone che ogni giorno intercettiamo magari per pochi secondi, importanti per conoscere l’altro. Dopotutto il nostro lavoro è comunicazione, in tutte le sue forme.

Fra tutti i corrieri che consegnano nella nostra libreria, ce n’è uno che indiscutibilmente supera tutti: Johnson. - È arrivato “fastbuccu” -, ci dice ogni volta, e noi sappiamo che fa apposta a storpiare il nome del distributore per strapparci una risata.

Piccolino, robusto ma con un'andatura sportiva quasi danzante, di pelle nera, occhi ridenti e dolcissimi, la sua voce si sente ancor prima di varcare la porta. Si ricorda i nostri nomi, perché deve registrare un nominativo per la consegna della merce, ride e scherza come se lavorare per lui fosse un divertimento. Quando arriva mi sento felice e capisco quanto devo imparare da lui che magari non ha mai letto Calvino, ma sicuramente ha fatto proprio il suo grande insegnamento: “prendete la vita con leggerezza, che leggerezza non è superficialità, ma planare sulle cose dall'alto, non avere macigni sul cuore”.

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